
L’altra metà del cielo, nuova produzione della Scala (stagione di balletto 2011/12), vede il rocker Vasco Rossi come autore delle musiche e drammaturgo
Ero ancora uno studente quando ascoltai alla Scala, molti anni fa, i Kronos Quartet eseguire come bis Purple Haze di Jimi Hendrix. Il concerto era organizzato dalla società del Quartetto di Milano, ed il programma prevedeva anche la prima assoluta di Animi Motus e Azio Corghi e un quartetto della Guibaidulina. Rimasi estasiato da quel bis. Potente. Oltraggiante. Inaspettato. Così trasversale rispetto all’idea che ogni musica debba avere il proprio luogo. Erano anni, seppure tutto sommato non poi così lontani, nei quali non c’era nessun dibattito su neoromanticismi di varia natura. Quel bis venne snobbato dalle pagine di un importante e borghese quotidiano italiano. Il sunto era che se Jimi Hendrix arrivava alla Scala, povera Scala! Pensai che non ero d’accordo con quella critica, e che Hendrix stava ai Kronos come il paio di jeans che i musicisti indossavano durante il concerto. Era nella loro natura. E poi ero più giovane e l’idea che il tempio della musica classica ospitasse le armonie di Hendrix mi dava una coraggiosa sensazione di ribellione sonora. Ma suvvia, erano i Kronos a suonare! Un po’ come se Pollini suonasse quel bellissimo valzer (Chanson) scritto da Sakamoto! Poi, sul palco del Piermarini, tra le figure più trasversali del panorama musicale è passato anche il meraviglioso Keith Jarrett, che ha impresso quell’evento in un cd. Ora, nella stagione 2011/2012, insieme a tante meraviglie, arrivano anche le canzoni e la drammaturgia di Vasco Rossi per il balletto “L’altra metà del cielo”, una nuova produzione del Teatro alla Scala. Le cose si complicano? Siamo dei puristi? No, ma un po’ si. Lissner sostiene che è un modo per avvicinare i giovani. Ma allora se dobbiamo usare Vasco per creare un nuovo pubblico siamo ridotti male. Ma forse chi si intende di marketing ha un’altra visione. Insomma, per chi oggi si occupa di musica classica in Italia, le occasioni e gli spazi “classici” sono molto ridotti (a differenza di chi vuole frequentare tutti gli altri generi musicali) e gestiti da nicchie impenetrabili. Perchè il Teatro alla Scala non ha dato spazio ad un giovane compositore (magari sconosciuto e bravissimo) per questa produzione? O ad un giovane (magari sconosciuto e bravissimo) drammaturgo? Potrebbe permetterselo, visti i bilanci assolutamente positivi. È bastata la presenza dell’etolie dell’Opéra di Parigi in un video del cantautore per creare questa trait d’union? Vasco, senza nulla togliere al suo lavoro e naturalmente al suo pubblico, non è nè i Kronos nè Jarrett, e per una volta, nonostante la mia disinibizione musicale, vorrei fare una provocazione: proponete a Vasco, in concerto magari in uno stadio, di ospitare la Filarmonica della Scala. Con giovani interpreti e cantanti. E naturalmente con un repertorio classico.
D’accordo con quanto detto. Il dubbio è: i giovani che andranno alla Scala per vedere il balletto di Vasco, andranno appunto per Vasco e magari per la curiosità di vedere come è fatto dentro un teatro, perchè alcuni di loro non ci sono mai stati, non avendone avuto la possibilità o l’interesse; ma torneranno ancora per vedere o sentire un concerto classico, un’opera, un balletto di Cajkovskij? Forse sarebbe più utile trovare una soluzione a lunga durata, un modo per interessare i giovani senza che la Scala senta la necessità di commissionare un balletto a Vasco. Con ciò, nulla contro Vasco, naturalmente! Mi viene da dire però…pecunia non olet.
Ci sono molti modi per avvicinare i giovani al teatro musicale e non. Per esempio mi è piaciuta l’idea del Teatro Regio di Torino di coinvolgere le scuole per la produzione di Rigoletto. Questo per dire che molti giovani (tanti sono professionisti della musica e del teatro) hanno idee valide, ma non si dà loro la possibilità di realizzarle, come giustamente si diceva, per tutti quei motivi di cui sopra.
ma il punto non è quello di giudicare a priori il contenuto, mi chiedo perchè farlo alla Scala. E forse potrebbero esserci altri modi per far andare i giovani nei teatri. Per esempio abbassare un po’ i cachet allucinanti di alcuni artisti, e di conseguenza abbassare i prezzi dei biglietti in platea e in galleria….
Il balletto aveva bisogno di una rinfrescata (e aggiungo io, di nuovi introiti) e personalmente credo che il riscontro sarà positivo. Un personaggio come Vasco Rossi è in grado di muovere tantissimo pubblico e di avere un forte riscontro mediatico. Seppur condividendo completamente la tua opinione, non me la sento di condannare del tutto tale scelta. In questo momento l’importante è guadagnare spazio soprattutto tra i giovani, cercando di far conoscere loro, abituati per la maggior parte alla musica commerciale trasmessa dalle numerose e chiuse emittenti radiofoniche, che esiste dell’altro e che quest’altro mondo è fantastico. A partire dai loro luoghi, la Scala e poi le loro opere. Certo la scelta può sembrare facile, quale modo migliore se non chiamare il più famoso cantante rock italiano? Un giovane talento sconosciuto, qui da noi, avrebbe perso in partenza. La sfida mi piace. Il contenuto sembra di sicuro successo e allora giudicheremo dopo le varie Sally e le Albechiare. Magari potrebbe nascere qualcosa di buono.