Lo sguardo del musicista e disegnatore del personaggio “Herr Compositor” P. Alessandro Polito (premio Unesco 2004) sulla riapertura della casa natale di Puccini.
All’inaugurazione del Puccini Museum-Casa Natale, il 13 Settembre scorso a Lucca, c’ero anch’io, confuso tra la gente che affollava Piazza Cittadella. Imboccando via San Paolino, ho seguito la musica e son sbucato nella piazzetta dove, sotto un sole cocente, si esibiva (e sudava) per un pubblico rumoroso e in piedi la Filarmonica Gaetano Luporini. Onestamente, uno spillo avrebbe trovato parecchia difficoltà a posarsi per terra: sembrava di essere a Lucca Comics.

Per una volta, l’orda “barbarica” – in maggioranza formata da turisti di ogni nazionalità – era tutta per Giacomo Puccini: segno, questo, che Giulio Ricordi aveva visto giusto. Alla fine della prima parte dell’esibizione, prendeva la parola il giovane Assessore alla Cultura che, da brava presentatrice, ci spiegava gli sforzi fatti dall’amministrazione comunale, dalla provincia, dalla regione e, soprattutto, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca che ha acquistato la casa natale affidandone la gestione alla Fondazione Giacomo Puccini – il cui presidente è il sindaco di Lucca e in cui sono rappresentati tutti gli enti e le istituzioni culturali della terra di Puccini – per chiudere un contenzioso con la nipote di Puccini (che aveva condotto alla chiusura nel 2004). Puccini Museum, infatti, è un lavoro fatto in sinergia con tutto il territorio della lucchesia e che comprende, oltre alla casa natale di Lucca, la Villa a Torre del lago, la casa dei Puccini a Celle, la Villa in Chiatri e la Villa di Viareggio.
Il lavoro di restauro ha ripristinato gli ambienti originali della seconda metà dell’ottocento arricchendoli con cimeli, documenti e arredi. Dopo i saluti delle autorità presenti (e mentre la Filarmonica riprendeva la seconda parte del breve concerto-fantasia con brani pucciniani), raggiungevo la coda per la visita al museo. Dopo le 12:30, infatti, era possibile visitare gratuitamente la casa a piccoli gruppi di 50 per volta. Sono rimasto lì ad attendere per un’ora e quaranta minuti e son riuscito a salire sino al secondo piano. Come recita il catalogo che ho comprato (ne vale la pena!), effettivamente ho visto la “camera dove nacque, le stanze in cui visse, gli abiti che indossò, le lettere che scrisse, il pianoforte su cui compose…”.
Essendo un musicista, però, mi aspettavo un po‘ più di generosità da Casa Ricordi che si è disfatta solo delle due ultime pagine di un abbozzo del finale manoscritto (e sintetico, su due pentagrammi) di Turandot: emozionante… ma davvero pochino! Gli altri manoscritti in possesso della fondazione sono un paio di opere giovanili composte quando Puccini era ancora allievo dell’Istituto Musicale – che alla sua epoca era intitolato a Giovanni Pacini, operista oggi noto solo agli intenditori (e chissà se in lucchesia sanno che è un altro toscano, maestro di cappella a Lucca e sepolto a Pescia): insomma, su questo versante, nei prossimi anni si deve fare ancora molto. Se, poi, con un lavoro in sinergia si riuscisse anche ad elevare il profilo artistico delle rappresentazioni pucciniane in tutta la lucchesia – dal Festival di Torre del Lago alle stagioni del Teatro del Giglio – evitando le orchestre raccogliticce e i cast risibili, cancellando gli “eventi” e cercando di educare e formare il pubblico in maniera sistematica e continuativa, sarebbe davvero il massimo.