Gustav Mahler trascorse alcune estati a Dobbiaco, e per tre anni fu ospite in un grande maso a Carbonin Vecchia: dal 1908 al 1910, un idillio tra le montagne pusteresi interrotto dalla malattia che lo condusse, nel 1911, alla morte.
Marianne Trenker – figlia adottiva della famiglia Trenker, proprietaria del maso – a trent’anni di distanza, nel 1938, ricordava Mahler “con i suoi capelli spettinati, con il suo vestito semplice di tutti i giorni, con il suo modo tutto particolare di camminare”, dedito, più che al riposo, alla composizione e ad una disciplina quotidiana ferrea condotta in quella che viene ricordata come la “casetta di composizione”:
A cinque minuti di distanza, chiusa in un tranquillo boschetto di abeti, si trova una modesta casetta: ecco il luogo di lavoro di Gustav Mahler. Ogni anno a primavera arrivavano tre pianoforti che dovevano essere trasportati in questa casetta. Gran parte della giornata la passava lì, e nessuno era autorizzato, nemmeno sua moglie, a disturbarlo.

E il lavoro di composizione fu intenso, anche perché a Mahler fu imposto di non affaticarsi, costringendolo a un riposo forzato che il compositore così descrive in una lettera del 1908 a Bruno Walter:
… Qui innanzi tutto sto tentando di sistemarmi. Questa volta non ho soltanto cambiato il posto, ma dovrò cambiare tutte le mie abitudini. Potrà immaginare quanto ciò mi riesca difficile. Da anni ero abituato a fare continuamente del moto, a girovagare sui monti tra i boschi, portandomi via, dopo averli rubati senza alcun riguardo, quelli che erano divenuti i miei schizzi. Alla scrivania mi avvicinavo solo per dar loro una forma, come fanno i contadini quando entrano nel fienile. Perfino i malesseri psichici se ne andavano dopo una bella passeggiata, magari in salita. Ed ora dovrei evitare ogni affaticamento, dovrei controllarmi, camminare poco…
Il lavoro diede frutti considerevoli, portando alla composizione di Das Lied von Der Erde, della Nona Sinfonia e di un abbozzo della Decima. Nel 1908, durante la stesura di Das Lied von der Erde, scriveva all’amico compositore:

Ho lavorato molto (e ne può dedurre che mi sono “acclimatato” abbastanza bene). Non so dire neppure io che nome potrei dare a tutto questo. Ho avuto in sorte un periodo felice e credo che questa sia la cosa più personale che mai abbia scritto.. Ma le saprò dire a voce…
mentre di nuovo una lettera a Bruno Walter, scritta negli ultimi giorni del soggiorno estivo del 1909, dà testimonianza del lavoro condotto sulla Nona:
…Ha indovinato la giusta ragione del mio silenzio. Ho lavorato molto assiduamente e sto dando gli ultimi ritocchi ad una nuova sinfonia. Purtroppo anche le mie vacanze stanno terminando e mi trovo nella brutta situazione – come sempre – di dover lasciare, ancora, senza fiato, le mie carte per tornare in città, al lavoro. Sembra ormai essere il mio destino. L’opera (per l’idea che ne ho, perché mi sono buttato a scrivere alla cieca e ora che inizio a strumentare l’ultimo tempo non so più che cosa è il primo) è un importante arricchimento della mia piccola famiglia. Vi si dice qualche cosa che avevo sulle labbra da tempo, da paragonare (nel suo insieme) più che altro alla Quarta (ma è qualcosa di totalmente diverso). A causa di questa fretta tremenda la partitura è scritta in modo orribile, e per un altro senz’altro illeggibile. Posso solo sperare che quest’inverno mi sarà concesso metterla in bella copia…
Il ricordo di quel soggiorno vive a Dobbiaco costantemente nutrito da una programmazione musicale che omaggia il grande compositore: allo storico cartellone estivo delle Settimane Musicali Gustav Mahler, che si sono svolte quest’anno per la trentunesima edizione, si è aggiunto dallo scorso anno l’Alto Adige Festival, manifestazione fortemente voluta da Gustav Kuhn, direttore artistico dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, che vede proprio nell’orchestra la principale protagonista.
Il Festival, che porta il sottotitolo “Mahler – kontraste – belcanto”, si svolgerà presso il Centro Culturale dal 16 al 25 settembre e si sviluppa attorno a una programmazione che omaggia Mahler attraverso i due capolavori che videro la luce a Dobbiaco: come nella prima edizione, infatti, i due concerti di apertura e chiusura propongono proprio l’ascolto del Canto della Terra (16.9, accanto ad una prima assoluta, Interaction di Michael Losch) e della Nona Sinfonia (il 25.9). Per il resto, la parte del leone la fanno una serie di pagine vocali, scelta che nella direzione artistica di Gustav Kuhn è legata, più che al legame pusterese con il compositore austriaco, all’attività dell’Accademia vocale di Montegral (dal nome esotico ma collocata nelle colline lucchesi), da lui creata e guidata. Da quei corsi di perfezionamento vengono infatti le voci che interpreteranno l’Otello di Rossini in forma di concerto (17.09), la Nelsonmesse di Haydn (18.09), e il Requiem di Mozart (21.09) con Gustav Kuhn alla guida dell’Orchestra Haydn e l’Istituto Corale di Dobbiaco. Interpreti principali saranno il soprano Anna Princeva, il contralto Christina Khosrowi, il tenore Andreas Schager e il basso David Jerusalem.
Rispetto alla prima edizione il “peso” della contemporanea è decisamente meno forte, con l’unico inserto della prima assoluta del compositore jazz altoatesino Losch nel concerto di apertura; una deviazione dai canoni più tradizionali è la serata di lieder brahmsiani affidata all’ensemble strumentale popolare di Franui (24.9) che darà una veste timbrica inconsueta alle pagine di Brahms, accompagnandole alla lettura di brani del romanzo “36 ore” dello scrittore e attore di strada Sven-Eric Bechtolf.
Tre gli appuntamenti cameristici: Michael Kupfer e Rita-Lucia Schneider (voci dell’Accademia di Montegral) con il pianista Emanuele Lippi si discosteranno dal consueto repertorio con una serata salottiera e leggera (17.9); Davide Cabassi e Tatiana Larionova eseguiranno Brahms per pianoforte solo e a quattro mani (20.9), Vincenzo Maltempo e Emanuele Lippi proporranno pagine mahleriane e di compositori coevi trascritte per pianoforte a 4 mani (22.9).
L’Orchestra Haydn, infine, sarà protagonista nuovamente il 23 con un concerto che propone la rara “Piccola suite agreste” dall’opera “La via della finestra” di Riccardo Zandonai, il Terzo Concerto per pianoforte di Bartok (solista Jasminka Stancul) e la Seconda Sinfonia di Brahms.
Emilia Campagna