Guida ai musicisti che rompono da Beethoven a Lady Gaga, un libro (edito da Giudizio Universale) di Massimo Balducci e Federico Capitoni
di Francesco Fusaro
Chi rompe paga. Alle volte, però, viene anche pagato. Prendiamo Vasco Rossi, o Mina: per essere pagati, sono pagati. Per rompere, rompono. Ma in che senso rompono? Ce lo spiegano con sintesi ed ironia Massimo Balducci e Federico Capitoni nella loro Guida ai musicisti che rompono da Beethoven a Lady Gaga, volumetto edito da Giudizio Universale dedicato ad alcune celebri figure della musica, classica e non, che hanno “rotto”. Con la tradizione, come Schönberg o il Gruppo dei Cinque; con la propria carriera, come Rossini e Lennon; o che hanno rotto qualcosa che, come gli autori sapientemente scelgono di fare, eviterò di specificare.
Mi posso immaginare che cosa proveranno gli appassionati di musica antica nel sentirsi dire che Claudio Monteverdi è stato il più grande autore di canzoni della storia, artefice della canzone d’autore. O i fan del rap nel sentirsi smontare la pretesa carica rivoluzionaria dei Public Enemy. O i dylaniani duri e puri nel leggere la velenosa critica all’atteggiamento un po’ furbetto del menestrello americano. Certe idee espresse in questa guida potranno far discutere, ma anche mettere in discussione, il che è sempre un’operazione sana e legittima. Molte opinioni degli autori sono condivisibili, e il loro merito è proprio quello di dire le classiche cose che tutti pensano ma che nessuno ha mai desiderio o voglia di dire: in generale che un nome non è tale perché ha fama o una carriera alle spalle, ma perché ha saputo dire – musicalmente, in questo caso – qualcosa che potesse spingere l’umanità ad intraprendere strade non ancora battute. In questo senso la scelta di accostare nel titolo Beethoven e Lady Gaga è significativo, non solo provocatorio: da un lato il compositore che ha aiutato a promuovere l’autonomia dell’arte musicale, dall’altro un’artista per la quale la musica diventa elemento, tutto sommato nemmeno fondamentale, di un business plan davvero chirurgico. Balducci e Capitoni, insomma, non risparmiano nessuno, nel bene e nel male, in questo seguendo un po’ la lezione di Francesco Bonami e della sua guida all’arte contemporanea (Lo potevo fare anch’io). Al di là delle alzate di scudi che questa lettura potrà provocare, Guida ai musicisti che rompono potrà, con la sua visione trasversale della musica, suscitare nei sostenitori delle rispettive fazioni curiosità per ciò che avviene dall’altra parte del ponte.
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