È morto ieri a Firenze Piero Bellugi, direttore d’orchestra nato nel 1924 e allievo Luigi Dallapiccola, Igor Markevitch e Leonard Bernstein. Recentemente gli era stato assegnato il Gonfalone d’argento della Regione Toscana. In quell’occasione disse: «È un grande piacere ricevere questo riconoscimento. Ma forse io ho fatto ben poco: è stata la musica, la sua forza, la sua storia a portarmi con sé fino a questo traguardo importante. Questo è anche un messaggio per i giovani, che oggi hanno bisogno di essere stimolati grazie alla bellezza della musica, in contrasto con tanti messaggi negativi che arrivano loro». Di formazione violinistica, aveva lavorato negli States, e in Italia come insegnante, responsabile dal 1969 al ’72 dell’Orchestra della Rai, direttore artistico a Palermo dal 2003. Aveva 88 anni. Così aveva risposto alle domande di Michele Manzotti in una recente intervista rilasciata al Corriere Musicale
C’è un compositore a cui si sente particolarmente legato?
«Generalmente amo molto ciò che dirigo al momento, non ho una preferenza particolare. Ma c’è un autore per il quale ho molta ammirazione e a cui mi sento vicino intellettualmente. È Ferruccio Busoni, di cui in tanti si sono dimenticati e che dovrebbe essere eseguito più spesso, nonostante sia italiano, anzi empolese».
Una volta in Italia guardavamo con invidia al grande valore delle orchestre degli altri paesi. Secondo lei, che ha diretto in tutto il mondo, la situazione come è oggi?
«C’è stata una grande evoluzione in positivo. Secondo me l’orchestra del Maggio musicale come suono non ha niente da invidiare a compagini storiche come quella della Nbc nata in America per le incisioni di Toscanini. Secondo me i professori sono molto più preparati di una volta, fanno musica da camera e così sono più abituati a sapersi ascoltare».
Le piace ancora studiare e approfondire una partitura?
«Mi considero molto curioso: quando affronto nuovamente una pagina musicale è come se la studiassi nuovamente. Mi piace essere un eterno studente, se no non mi divertirei più a scoprire tutte le bellezze della musica»
© Riproduzione riservata
Ho conosciuto Piero Bellugi solo pochi anni fa a Firenze, e grande è stato il mio rammarico per non averlo conosciuto prima. Un grande musicista, impegnato a lasciare un esempio etico e artistico ai musicisti più giovani. Ci si chiede perché un musicista di tale calibro non avesse lo spazio che meritava nel panorama musicale italiano, evidentemente sordo all’esperienza e al valore artistico di una tale figura. C’è un’intera generazione di musicisti che hanno alle spalle un vissuto che le generazioni di oggi non potranno mai esperire (penso al rapporto con Bernstein del Maestro Bellugi) e sarebbe bello che si guardasse di più i grandi Maestri che abbiamo in Italia, superando questa retorica del nuovo che – a ben vedere – fa apparire questo nuovo spesso piccolo piccolo. Grazie Maestro.
Luigi Attademo