Bach, Mozart, Beethoven, Wagner nelle trascrizioni chitarristiche di Miguel Llobet
di Lorenzo Galesso
D urante il XX° secolo la figura che diede più impulso alla chitarra fu quella di Andrés Segovia; nonostante ciò, pensare che l’esecutore andaluso sia l’unico abitante di questo ipotetico pantheon chitarristico novecentesco sarebbe un errore: il fenomeno segoviano è stato reso possibile anche grazie al retroterra culturale e musicale fornito da grandi compositori come, per esempio, Miguel Llobet. Nel CD intitolato Quadrat D’or Stefano Grondona – affermato chitarrista di fama internazionale – presenta alcune delle trascrizioni di Bach, Mozart, Beethoven e Wagner.
Miguel Llobet si formò musicalmente tramite gli insegnamenti di Francisco Tarrega; virtuoso e compositore di notevole spessore, ebbe il merito di elevare gli standard performativi portando la tecnica strumentale a nuovi e insperati livelli. La raison d’être delle suddette trascrizioni viene ampiamente analizzata dallo stesso Grondona nello scritto SIN PALABRAS, Le Trascrizioni Romantiche di Miguel Llobet, contenuto nel booklet del cd. Evitando di entrare nel merito della liceità della trascrizione (difesa strenuamente e con solidissime argomentazioni), è opportuno porre l’accento su alcune questioni musicali.
Come interpretare una trascrizione? Nel mare magnum costituito dagli infiniti mezzi espressivi chitarristici, dalle molteplici prassi esecutive e atteggiamenti interpretativi adottabili, Grondona si dimostra chitarrista navigato: come gli stesso afferma nel già citato scritto, queste trascrizioni sono delle «romanze senza parole», prodotto dell’estetica modernista tipica del Quadrat d’or, zona centrale di Barcellona in cui si innalzano le architetture di Puig, Gaudì, Cadafalch e molti altri; l’utilizzo di particolari diteggiature che prescrivono legature sulla seconda corda e un suono molto scuro e rotondo sono coeve all’epoca del compositore e prefigurano l’estetica segoviana (di cui Llobet fu maestro nel 1915). Si apprezza anche l’intenzione di mimesi strumentale nelle suite bachiane per violoncello, in cui si preferisce il suono di posizione piuttosto che sfruttare le corde a vuoto e nelle trascrizioni delle sonate di Beethoven, in cui la ricerca del suono d’archi cede il passo all’olimpico nitore pianistico tipico del Largo della Sonata n°4 op.7 o dell’Allegretto della Sonata op. 27 n.2. A chiudere il cerchio – o meglio, il quadrato dorato – il tema della Fede del Parsifal di Wagner.
L’interpretazione di Grondona è impeccabile, degna di un grande interprete. Si potrebbe discutere sull’utilizzo del riverbero, a volte troppo invasivo e confusionario (esemplificativa è l’aria Vedrai carino tratta dal Don Giovanni di Mozart), latore di suoni innaturali, quasi da ‘orecchio di Dioniso’. Nonostante queste minime critiche, l’interpretazione magistrale di Stefano Grondona permette, ipse dixit, di «rapportarsi in modo completo, molteplice e amorevole alla profondità e sostanziale ragion d’essere di queste opere ‘chitarristiche’»
Quadrat D’or |Stefano Grondona, chitarra | Stradivarius
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Stefano Grondona
Nato nel 1958 si è formato musicalmente con Sergio Notaro e Oscar Ghiglia perfezionandosi con Julian Bream e Andrés Segovia. In un’intervista del 1985, Andrés Segovia menzionò Stefano Grondona come uno dei suoi allievi preferiti, assieme a John Williams, Oscar Ghiglia ed Alirio Diaz . Con la sua attività concertistica, discografica e radiofonica Grondona si è affermato come una figura di spicco nel panorama chitarristico internazionale. Attualmente insegna al Conservatorio di Vicenza, ed ha tenuto Masterclasses in molte altre istituzioni (tra cui le londinesi Royal Academy of Music e Guildhall School). Grondona ha sviluppato un particolare interesse verso la liuteria e la sua storia, culminato nella recente stesura del libro “La Chitarra di Liuteria-Masterpieces of Guitar Making” (2001) e in una serie di registrazioni discografiche su strumenti storici. Per questo speciale rapporto che ha instaurato con strumenti del passato, Grondona è stato invitato a tenere un recital sulle chitarre Torres che si trovano al Museu de la Música (Barcellona, 2001), al Palacio de la Guitarra (Ibaraki, 2000, 2001), ed a partecipare a concerti in memoria dei grandi liutai Torres (Almeria 2005, Cordoba 2007), Bouchet (Tokyo 1998) e Rubio (Cambridge 2001): con quest’ultimo Grondona aveva collaborato tra il 1992 ed il 1999.
Per il CD La Guitarra de Torres ha ricevuto nel 1999 vari riconoscimenti internazionali, tra i quali la “Chitarra d’oro” per il “miglior CD dell’anno”. Nel 2002 ha nuovamente ricevuto questo premio per Lo Cant dels Aucells.
Il suo CD Respuesta ha ottenuto il prestigioso “Editor’s Choice” della rivista inglese Gramophone.
È fondatore dell’ensemble di chitarre Nova Lira Orfeo, per la divulgazione delle musiche catalane dedicate da Miguel Llobet al suo storico gruppo Lira Orfeo. Con la chitarrista Laura Mondiello ha inoltre formato un duo di chitarre per la riscoperta del repertorio che Llobet aveva dedicato al proprio duo con la chitarrista María Luisa Anido. Sempre di Llobet, Stefano Grondona sta portando a compimento la prima omnia discografica, in sei CD.
Nel Novembre del 2005 Stefano Grondona ha ritirato a Barcellona il prestigioso premio IPECC, che gli è stato assegnato a riconoscimento della sua attività volta alla ricerca e diffusione della cultura e musica catalana.
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