Contemporanea • Realizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, la nuova opera intermediale per flauti e live electronics del compositore triestino rappresenta in musica i cicli di luce del Sole
di Paolo Tarsi
«La musica e le stelle sono sempre state associate, si è sempre parlato della ‘musica delle sfere’. Oggi, in realtà, sappiamo che le stelle emettono dei rumori, che il sole emette un fruscio continuo, il vento solare, a cui si sovrappongono dei rumori che indicano lo stato di attività del sole. E in quest’opera, Heliossea, si è voluto associare la musica allo stato del cielo: si è voluto accompagnare con la musica il sorgere del sole, dai primi albori, il primo chiarore del cielo, su su fino a che la luce del sole irrompe sull’orizzonte. Heliossea è un’opera in cui abbiamo associate l’astronomia, la matematica e la musica». Così l’astrofisica Margherita Hack presenta l’opera intermediale per flauti e live electronics del compositore triestino Alessandro Grego.
Il titolo del brano deriva dall’unione del termine greco helios (sole) e della parola inglese sea (mare), quasi un riferimento al carro del dio greco Elio che ogni mattina sorgeva dall’Oceano per trainare, da est ad ovest, il sole nel cielo attraverso i suoi due palazzi. Un riferimento consolidato dalla prima esecuzione di questo lavoro avvenuta a Trieste durante il solstizio d’estate del 2003 proprio a cavallo del sorgere del sole in un luogo molto suggestivo come piazza Unità d’Italia, a sua volta bagnata dal mare, dove la musica è stata diffusa secondo un sistema Surround. Per evidenziare il passaggio dall’oscurità alla luce, invece, è stata spenta l’illuminazione pubblica.
La partitura musicale, eseguita da Roberto Fabbriciani, è basata su calcoli matematici realizzati dal prof. Massimo Ramella dell’Osservatorio Astronomico di Trieste che trasfigurano musicalmente l’evento della nascita del sole, e vede l’utilizzo di sette tipi di flauti, dal più grave, l’iperbasso (strumento progettato dallo stesso Fabbriciani), al più acuto, l’ottavino. «Il flauto è lo strumento più adatto a questa transizione che dal buio fa nascere la luce, e i sette flauti, insieme, divengono un ‘megaflauto’ che abbraccia tutta l’estensione del suono», commenta Fabbriciani a cui è dedicata l’opera, nata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica. Il progetto, che si avvale anche della ricerca sulla spazializzazione del suono svolta da Grego presso l’ICST di Zurigo, ha in seguito coinvolto musicisti come Markus Stockhausen e Tara Bouman, e ricorda le sonorità dell’organo marino progettato dall’architetto Nikola Bašić nella città di Zara dove, grazie al moto ondoso dell’acqua marina, le canne di questo strumento producono suoni in continua trasformazione.
«Con Heliossea vanno rimesse in gioco non solo l’idea del comporre, ma il concetto stesso dell’essere compositore», sostiene Grego. «Ci furono due fonti principali di stimolo, di sollecito in questa direzione, una di queste deriva dalla riflessione epistemologica sulla scienza fisica e quindi la rivoluzione che nel ‘900 accade con la teoria della relatività, con il principio di indeterminazione di Heisenberg mentre, quasi contemporaneamente, nella letteratura si rimettono in gioco certi modi di procedere nella narrazione. Pirandello riflette anche su quelli che possono essere i limiti etici dell’autorialità e quindi se l’autore è creatore piuttosto che demiurgo, mentre altri autori rimettono completamente in gioco la forma, che è comunque il risultato di un processo mentale creativo radicalmente mutato». Ecco perché nel corso dell’opera il compositore lascia ampi spazi alla materia per autorganizzarsi. Come spiega l’autore: «Partendo da dei modelli matematici desunti dall’analisi del fenomeno fisico del mutamento della luce all’aurora modelli che portano in sé una presenza di indagine statistica non deterministica importante, ritenevo che il modo migliore per articolare questi modelli matematici e renderli concreti attraverso la materia sonora fosse appunto quello di poi procedere nella composizione musicale secondo un percorso di tipo stocastico».
Forse ad alcuni potrà apparire un percorso algido, ma il lavoro di Grego è da prendere così come l’autore ce lo propone, un progetto dove l’opera musicale si fa architettura sonora viva e in cui la dimensione principale si sposta dal tempo allo spazio. Ecco quindi la necessità di un suono che fosse il più spaziale possibile e che avvolgesse interamente lo spettatore. La scrittura su carta, invece, più che lo sviluppo di un’idea musicale tradizionale, indaga un elenco e una successione di articolazioni del suono flautistico e di tutta una serie di possibilità timbriche dello strumento all’interno di sezioni circolari di una certa ampiezza che si ripetono ad intervalli quasi regolari.
«È la prima volta che si realizza un DVD musicale» – spiega Igor Fiorini (VDM Records) – «per una produzione che rimane essenzialmente una produzione discografica nella quale si aggiunge l’esperienza visuale all’esperienza acustica: si tratta di un prodotto destinato all’ascolto con l’apporto del video. Questo lavoro mette insieme due mondi generalmente lasciati separati, o che convivono procedendo parallelamente senza incontrarsi. Invece nel lavoro di Alessandro Grego c’è un’osmosi totale dei due aspetti, visivo e acustico, che stimolano percezioni sensoriali tali da entrare l’una dentro l’altra».
Alessandro Grego | Heliossea (opera intermediale per flauti e live electronics) | Alessandro Grego (sound engineering,
audio software engineering, direzione, produzione audiovisiva), Roberto Fabbriciani (flauti) | 2011, VDM Records | RaiTrade
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