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Contemporanea • Il riconoscimento della Biennale di Venezia all’81enne compositrice russa, invisa alle autorità sovietiche ma sostenuta da Šostakovič, dalla fine degli anni ’70 sempre più eseguita e applaudita in campo internazionale
di Patrizia Luppi
[Egrave]A GIDON KREMER CHE SI ATTRIBUISCE DI SOLITO IL MERITO di aver fatto scoprire la musica di Sofija Gubajdulina in campo internazionale, quando nel 1982 scelse di interpretare in prima assoluta Offertorium, un concerto per violino e orchestra che rimane uno dei capolavori della compositrice russa di nascita tatara. Ma già da qualche tempo circolavano in Occidente pagine dell’impavida musicista che aveva sfidato le autorità sovietiche con l’anticonformismo della sua produzione (incoraggiata con acume, però, da Dmitrij Šostakovič) e con la partecipazione a manifestazioni non gradite dal regime: motivi per cui nel 1979, durante il Sesto congresso dei compositori sovietici, fu inserita, con altri autori importanti come Edison Denisov, nella lista nera dei cosiddetti “Sette di Khrennikov”, dal nome del potente capo dell’Unione dei compositori. Soltanto nel 1985 Gubajdulina recuperò la piena libertà di movimento, con il permesso di recarsi all’estero per farsi portavoce delle proprie creazioni e assistere al loro crescente successo.
La Biennale Musica veneziana, che già dalla fine degli anni ’70 aveva messo in cartellone brani della compositrice (il primo fu, nel 1977, Rumore e silenzio per clavicembalo e percussioni), ha ora deciso di premiare la coerenza e l’originalità della sua produzione con il Leone d’Oro alla carriera, che le sarà assegnato nel corso della prossima edizione del Festival internazionale di musica contemporanea, il 4 ottobre al Teatro alle Tese. Come afferma il direttore del Festival veneziano, Ivan Fedele, nonostante le difficoltà con le quali si è dovuta scontrare «Sofija Gubajdulina ha continuato ad esprimersi con estrema coerenza e libertà offrendo al mondo intero pagine di musica ispiratissime permeate di una spiritualità al tempo stesso delicata e incandescente che l’hanno fatta conoscere ed amare in tutto il mondo». Una sapienza compositiva, la sua, che al solido mestiere allea la potenza visionaria delle idee, l’amore per strumenti di tradizioni anche lontane e una vena mistica che permea in profondità l’atto creativo.
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