
XX e XXI • Con un programma che vuole gettare «sguardi musicali nelle ombre chiare e scure dell’Essere» si è aperta ieri l’importante manifestazione giunta quest’anno alla XXVI edizione. Accanto al compositore ungherese Peter Eötvös gli italiani Salvatore Sciarrino e Luigi Nono. Con tre composizioni che in maniera diversa risplendono per speranza e malinconia, passato e presente
di Barbara Babic
AD APRIRE IL CONCERTO un brano del compositore ungherese Peter Eötvös (a cui quest’edizione del festival dedica un grande spazio nel programma), The Gliding of the Eagle in the Skies (2011) commissionato e composto in occasione del trentesimo anniversario della fondazione dell’orchestra nazionale basca Euskadiko Orkestra ed eseguito per la prima volta il nel dicembre 2012 all’Auditorio Baluarte di Pamplona. Il compositore rielabora qui alcuni stilemi della musica popolare basca, giocando in particolare con l’apparato percussivo, di cui il tamburello basco (tambour de basque) è tra gli elementi caratterizzanti del repertorio popolare musicale della regione. Evidente il richiamo di melodie tradizionali, qui a momenti frammentate in interessanti dialoghi tra flauti e percussioni, a cui si accostano momenti di grande vitalità e il colore. Come afferma lo stesso Eötvös, il titolo dell’opera si riferisce ad una sensazione del compositore avuta nell’ascoltare alcune canzoni popolari: «ho visualizzato un’immagine: un’aquila nel cielo, senza movimento, in una tesa oscillazione. Ho visto l’immagine dell’aquila, sentito il fruscio delle ali nel vento, avvertito l’infinito spazio e la sensazione di completa libertà». La ORF Radio-Symphonieorchester Wien, guidata dall’energica bacchetta di Cornelius Meister, si dimostra anche in quest’occasione un’orchestra di primissimo livello, in grande affinità con il repertorio contemporaneo.

Trasporta invece in tutta un’altra atmosfera Giorno velato presso il lago nero (2013) per violino e orchestra di Salvatore Sciarrino. Una scrittura essenziale, fatta di piccolissimi gesti e sonorità lievi, trasporta l’ascoltatore in un’atmosfera lacustre, complice il canto di sirena del violino di Caroline Windmann. Sfruttando lo strumento in tutte le sue potenzialità e colori, l’immagine del lago pare qui quasi un ologramma, in cui la staticità dell’immagine viene interrotta di tanto in tanto dall’orchestra che come l’acqua «periodicamente si gonfia accanto al solista inghiottendolo nelle onde alte».
In conclusione, a 57 anni esatti dalla sua prima esecuzione a Colonia, Il canto sospeso (1955-56) di Luigi Nono, brano scelto per ricordare il 75° anniversario dell’Anschluss austriaco alla Germania nazionalsocialista. Un’opera intensa, in cui la parola è senza dubbio al centro della composizione, tanto che il testo viene letto (in tedesco) prima dell’esecuzione dagli attori Gerti Drassl e Christian Dolezal. Molto buona la prova del Wiener Kammerchor (preparato da Michael Grohotolsky) in un brano dalla di certo non facile esecuzione e ottima e toccante quella dei solisti, la soprano Claudia Barainsky, la mezzosoprano Sonja Leutwyler e il tenore Hubert Mayer. Un lungo silenzio del pubblico, assai numeroso e commosso, a chiudere un concerto di grande emozione e qualità, preludio di un festival che si preannuncia di grande livello.
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