Nella stagione del Maggio Musicale Fiorentino è stato riproposto il classico di Franz Kafka in una versione per il teatro musicale. Composizioni di Silvia Colasanti e libretto di Pierluigi Pieralli
di Michele Manzotti
INQUIETUDINE, TENSIONE, TRAGEDIA familiare e universale al tempo stesso. La Metamorfosi di Franz Kafka, racconto di svolta nella letteratura mondiale pubblicato nel 1915, evoca dalle sue pagine la visione terrificante dell’uomo che diventa scarafaggio. Una mutazione non solo fisica, ma anche psicologica che si impadronisce sia di Gregor Samsa, la vittima della mutazione, sia delle persone che gli stanno attorno. Un soggetto del genere ha in sé una forte vocazione scenica, anche se affrontare il trattamento di un classico della letteratura contiene una buona dose di coraggio. La scelta di adattare la Metamorfosi per il teatro musicale è stata opera di Pierluigi Pieralli (in arte Pier’Alli) regista fiorentino di lungo corso e della compositrice Silvia Colasanti, romana non ancora quarantenne che ha già una serie di riconoscimenti importanti per la sua attvità. Il lavoro è stato presentato a Firenze nell’ambito della stagione del Teatro del Maggio musicale, più precisamente nello spazio del teatro Goldoni. Non si è trattato di un primo allestimento, quanto della ripresa dell’opera già proposta nel 2012 per il festival fiorentino che aveva come tema la cultura mitteleuropea.
Pier’Alli, che ha curato anche il libretto della Metamorfosi, ha tenuto conto anche di altre opere kafkiane come Il processo e Il castello con l’inserimento di personaggi quali il procuratore e i due messi inquietanti che portano notizie di sciagura. Un’operazione compiuta per aumentare lo stato di tensione che pervade le tre parti dell’opera, in un crescendo quasi da thriller, e dove l’unico momento sereno è il finale con l’abbandono della casa da parte della famiglia Samsa. La realizzazione visiva è basata inizialmente su proiezioni che mostrano il caos prima di lasciare spazio a una scena divisa in due. Da una parte la vita della famiglia Samsa tra stupore, incredulità, terrore, l’amore che sorella e madre ancora vogliono tenere vivo, il rapporto difficile con gli altri. Dall’altra il dramma tutto personale di Gregor, commesso viaggiatore irreprensibile che improvvisamente e senza una ragione plausibile diventa insetto. Un personaggio complesso tanto che nell’allestimento è uno e trino: mimo (per esprimere la tensione corporea), attore e coro che si alternano in un dialogo interiore simboleggiando la lotta tra ciò che rimane dell’uomo e l’animale repellente che avanza.
Silvia Colasanti ha potuto esprimere al meglio questa tensione con una scrittura variegata. Se i dialoghi tra i personaggi sono descritti in musica con un ritmo generalmente serrato, i momenti che descrivono Gregor spesso sono basati su note lunghe sovrapposte. Il linguaggio vocale tiene conto delle lezioni del passato, ma la contemporaneità è ben presente nel trattamento delle armonie. Inoltre è particolarmente affascinante il valzer affidato al violino (suonato nella storia dalla sorella di Gregor per gli ospiti di casa Samsa) che contiene in sé tutta la tensione per l’improvvisa comparsa in scena dell’uomo-scarafaggio. Una partitura affrontata con sicurezza dal direttore Marco Angius, specializzato in partiture contemporanee, e dalla compagnia dei cantanti tra cui citiamo Roberto Abbondanza (il padre) e Laura Catrani (la sorella) i quali con ottime qualità vocali hanno interpretato alla perfezione la dicotomia tra odio e amore per la vittima della metamorfosi.
© Riproduzione riservata