Nella nuova registrazione Ecm uscita in questi giorni sono raccolte le opere di cinque compositori del Novecento che affrontano forme e stili del passato. Ne abbiamo parlato con Natascia Gazzana
di Michele Manzotti
Dopo Five Pieces, uscito nel 2011, il duo formato dalle sorelle Natascia (violino) e Raffaella Gazzana (pianoforte) è tornato registrare per l’etichetta Ecm del produttore tedesco Manfred Eicher. Nel nuovo disco del duo sono presenti brani di cinque compositori del Novecento con la caratteristica comune di dare uno sguardo a forme e sonorità del passato. «La nostra è stata una storia comune a quella di altri musicisti – afferma Natascia Gazzana. I dischi Ecm nascono infatti dagli incontri di Eicher che ama molto ascoltare musica al di fuori del suo ufficio di Monaco di Baviera sommerso dai demo. Per quanto ci riguarda tutto è avvenuto a Roma durante un’iniziativa dedicata ad Arvo Pärt dove insieme a noi c’era anche Andrej A. Tarkovskij (figlio del regista) che aveva collaborato già con Eicher. Tutti e tre quindi andammo alla presentazione del Dvd Sound and Silence dove lui ci viene presentato».
Avete subito parlato di musica?
«Ci ha chiesto cosa facevamo, invitandoci a mandargli le registrazioni dal vivo che avevamo fatto sino a quel momento. Non pensavamo minimamente di essere richiamate, invece riceviamo una telefonata dopo pochi giorni. È venuto poi ad ascoltare un nostro concerto a Roma incontrandoci prima dell’esibizione e dicendo: “Adesso vediamo dove volete arrivare”. È andata bene, ma è comunque passato un anno prima della registrazione, durante il quale ci ha mandato un sacco di dischi Ecm per ascoltarne le caratteristiche, facendoci inoltre conoscere anche il compositore Valentin Silvestrov i cui brani sono presenti in entrambi i nostri album».
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Dove è avvenuta la registrazione?
«Nell’auditorium della Radio televisione Svizzera italiana a Lugano, un luogo con un’acustica ideale tanto che anche il secondo disco è stato inciso lì. In entrambi i casi eravamo in quattro: noi due, Eicher (che si aggirava partecipando alla nostra esecuzione accennando anche a movimenti di danza) e il tecnico del suono Markus Heiland specializzato nel repertorio classico».
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I brani del secondo disco sono stati scelti insieme ad Eicher?
«Tutti fanno parte dei nostri recital: la proposta è stata nostra con l’approvazione da parte sua. Un altro pregio delle edizioni Ecm è che i tagli sono limitati al minimo indispensabile».
Avete scelto delle composizioni che hanno come elemento comune la riproposta di stili dei secoli passati, ce li può introdurre?
«La Toccata di William Walton nasce dal rapporto personale con la moglie del compositore inglese e dal lavoro di revisione fatto personalmente da Raffaella. Invece la Suite im alten Stil di Alfred Schnittke l’abbiamo ascoltata casualmente in Ginevra eseguita dal nostro maestro Bruno Canino insieme a Iztakh Perlman. Tra l’altro abbiamo scoperto che due movimenti facevano parte di altrettrante colonne sonore di due film sovietici, uno dedicato alle avventure di un dentista, l’altro dal titolo “Sport, sport, sport”. Schnittke ha inoltre indicato che la parte del pianoforte può essere eseguita anche con il clavicembalo».
Forse l’esempio di maggiore legame con il passato è rappresentato dal brano di Luigi Dallapiccola…
«Abbiamo scoperto che la Tartiniana seconda è apprezzatissima in Germania, dove suoniamo spesso, così come l’intera produzione del compositore: è un pezzo che contiene variazioni e canoni di ogni tipo. Il nostro primo contato con la musica di Dallapiccola è avvenuto a Firenze dove suonammo durante una serata in suo onore organizzata da un mecenate e dove c’erano alcuni pittori che avevano portato i propri ritratti del musicista. In quell’occasione ho conosciuto il maestro Silvio Loffredo: ci ha regalato uno schizzo che conserviamo con molto piacere».
Veniamo alla Sonata di Francis Poulenc…
«È una composizione bellissima e sorprendente. Spesso dalla musica francese ci attendiamo atmosfere tranquille, in realtà questa è un’opera quasi feroce come lui stesso indica nello spartito. Il pezzo fu scritto durante l’occupazione nazista della Francia e dedicato a Federico García Lorca, con un contenuto molto drammatico. Personalmente noto anche che c’è una scrittura complessa per il violino, quasi “antiviolinistica”».
Infine l’omaggio dichiarato a Johann Sebastian Bach del già citato Silvestrov…
«Più precisamente al tema della Partita numero due per violino solo, e realizzato con uno schema A-B-A. Un pezzo molto diverso da quelli eseguiti nel primo disco, specialmente nelle dinamiche. Qui iniziamo subito con un fortissimo quando negli altri brani le sonorità erano soffuse e le indicazioni non arrivavano al mezzo forte. Silvestrov stesso ci ha voluto donare il manoscritto».
Come nasce il Duo Gazzana, dato che non è scontato che due sorelle possano convivere in un sodalizio artistico?
«Siamo cresciute in una casa dove i due genitori, insegnanti, erano grandi appassionati di musica classica e si dilettavano a suonare. Raffaella ha iniziato con il pianoforte, poi per emulazione mi sono avvicinata allo studio del violino. Abbiamo seguito percorsi paralleli: dopo i corsi in Italia siamo andate in Svizzera (Losanna, Ginevra, Berna) con insegnanti provenienti dall’estero perché in quel paese sono molto valorizzati. Tornate in Italia dopo il diploma abbiamo vissuto tra Roma e Firenze, dato che insegnavamo entrambe alla scuola di musica di Fiesole. Mia sorella si è trasferita da poco a Berlino, mentre io sono rimasta a Firenze».
Suonate solo in duo o avete altre esperienze musicali?
«Talvolta ci esibiamo come soliste, ma raramente. Non siamo portate a suonare con altri anche perché abbiamo fatto nostro ciò che ci disse Piero Farulli, che la scelta della musica da camera è una scelta di vita».
Guarda la video intervista a cura di Michele Manzotti
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