
Un libro fotografico documenta l’attività del Teatro Comunale di Ferrara “Claudio Abbado”, prossimo ai cinquant’anni dalla riapertura
di Corina Kolbe
IL TRENTUNO OTTOBRE sarà passato mezzo secolo dalla riapertura del settecentesco Teatro Comunale di Ferrara, ampiamente ristrutturato nei primi anni Sessanta dopo una lunga chiusura e recentemente intitolato al direttore d’orchestra Claudio Abbado, scomparso a gennaio. Alla celebrazione del Cinquantenario sarà dedicato il concerto inaugurale della nuova stagione di Ferrara Musica, con la Mahler Chamber Orchestra che il 26 ottobre si esibirà sotto la bacchetta del giovane direttore americano Joshua Weilerstein e con la violinista norvegese Vilde Frang.
Abbado, co-fondatore della Mahler Chamber e legato al teatro e alla città da una stretta collaborazione durata 25 anni, è anche tra i protagonisti del libro Il Teatro per Immagini, uscito nel 2013 per la casa editrice Compositori di Bologna. Attraverso 458 scatti in bianco e nero o di colore, provenienti dal vastissimo archivio fotografico del Comunale con complessivamente oltre 250.000 immagini, si ripercorrono le stagioni liriche, concertistiche, di danza e di prosa dal 1964 al 2012.
In due foto di Marco Caselli Nirmal, che in più di 30 anni ha firmato la maggior parte degli scatti presentati nel libro, si vede la sagoma di Abbado stagliarsi contro il palcoscenico illuminato, durante una rappresentazione di Don Giovanni di Mozart nel gennaio 1997. Caselli Nirmal nei suoi ritratti della musica, l’arte più immateriale che ci sia, ha colto gli attimi fuggenti. Le braccia alzate di Abbado dirigendo la Chamber Orchestra of Europe , i cantanti Simon Keenlyside, Patricia Pace e Ildebrando D’Arcangelo sul palcoscenico e la gratitudine per gli applausi.
Come scrive lo stesso Abbado nella sua prefazione al libro, grazie alla fotografia, «intesa come testimone non effimera della cultura», il teatro ha potuto crearsi un patrimonio unico. Delle opere rossiniane Viaggio a Reims e Il Barbiere di Siviglia a Falstaff di Verdi al Così fan tutte di Mozart, dirette da Abbado dai primi anni Novanta in poi, si ricordano non soltanto le rappresentazioni nel teatro gremito di spettatori, ma anche alcuni momenti delle prove, con il direttore in conversazione con registi come Luca Ronconi e Mario Martone.
Su altre foto si vedono i colleghi Zubin Mehta alla guida della London Philharmonic Orchestra, Giuseppe Sinopoli sul podio della Sächsische Staatskapelle Dresden o Gianandrea Gavazzeni che dirige l’Orchestra Sinfonica Nazionale Ungherese, nonché solisti di fama internazionale come il violinista Salvatore Accardo e il pianista Maurizio Pollini.
Una frase del filosofo francese Roland Barthes, citata in uno dei testi introduttivi, conferma l’intimo legame tra la fotografia e l’arte scenica: «Non è attraverso la Pittura che la Fotografia perviene all’arte, bensì attraverso il Teatro». Oltre alle messinscene di opere liriche, ampio spazio è dato agli spettacoli di prosa e di danza, con coreografi come Maurice Béjart che ha portato a Ferrara i ballerini della sua compagnia Béjart Ballet Lausanne. La fotografia li trasforma in sagome luminose che gettano le loro ombre su un fondale grigio azzurrognolo. La Trisha Brown Dance Company traduce la musica di Claudio Monteverdi, diretta da René Jacobs, in un susseguirsi di movimenti di figure vestite di rosso su un palcoscenico scuro, mentre il Ballet de l’Opéra National de Paris regala agli spettatori un Lago dei Cigni in toni pastello.
Non mancano le foto del pubblico in platea e nei palchi che aspetta l’inizio di La Bohème di Giacomo Puccini, protagonisti Mirella Freni e Fabio Armiliato, che tributa applausi al cast di Don Giovanni o che assiste a spettacoli di strada nel cortile di un palazzo antico o davanti al Castello Estense. Il Teatro Comunale di Ferrara, pur accogliendo artisti rinomati da tutto il mondo e un pubblico internazionale, appare sempre profondamente radicato nel suo territorio. Oltre a mantenere vivo il ricordo del passato, le foto confermano quello che ha detto Claudio Abbado dopo il terremoto che ha colpito la regione nel 2012, cioè che i teatri vanno salvati perché la cultura è parte integrante e fondante del tessuto sociale.