
A Roma, per l’Istituzione Universitaria Concerti, la proiezione di tre pellicole nel centenario filmografico di Charlot (1914-2014). Le colonne sonore sono state suonate dal vivo dall’Orchestra Italiana del Cinema diretta da Timothy Brock
di Simone Ciolfi
MISERIA, FAME, EMIGRAZIONE, guerra, sono temi che i film di Charlie Chaplin toccano evidenziando sempre che, nonostante il dolore e l’abbrutimento, la dolcezza di un gesto o di un sentimento possono rovesciare la tragedia. È così che sul dramma Chaplin ha sempre saputo librarsi con leggerezza e grande forza di commozione. L’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, nel centenario filmografico di Charlot (1914-2014), ha allestito la proiezione di tre suoi film: sabato 22 novembre Shoulder Arms (Charlot soldato, del 1918) e The Immigrant (L’emigrante, del 1917), mentre domenica 23 è stato proiettato The Gold Rush (La febbre dell’oro) nella versione del 1925 (la seconda con sonoro parlato è del 1942). I tre film sono stati accompagnati dall’Orchestra Italiana del Cinema diretta da Timothy Brock, il quale ha realizzato anche la versione cameristica delle musiche scritte e arrangiate da Chaplin per Shoulder Arms e The Gold Rush.
Abbiamo assistito alla proiezione concerto di domenica con un senso di continua sorpresa per la ricchezza e la delicatezza delle invenzioni di Chaplin, nonché per l’ottimo accordo fra la compagine orchestrale e le sequenze sceniche. Eseguire musica dal vivo per un film è un piacere particolare per il fatto che la musica riprodotta, per quanto ben riprodotta, ha un coefficiente di artificialità superiore all’esecuzione dal vivo, che invece propone un suono terso e caldo, che attualizza l’immagine. Per la partitura del film, Chaplin si servì anche di brani classici, per esempio della Romanza contenuta nell’op. 118 di Brahms, costruendo leitmotiv vari per situazioni e scene, modificando la veste ritmica e orchestrale dei pezzi con meritoria opera di adattamento. Brock ha saputo interpretare il messaggio di Chaplin in ambito musicale: il pezzo classico (talvolta usato solo in parte) non è monumento intoccabile ma materia organica viva e in continua mutazione. A contatto con le immagini essa può significare anche altro da quello che usualmente significa. L’immagine può rivelare tutta la fisicità di una musica che abbiamo forse troppo sublimato a livello mentale. Un aspetto da sottolineare è infatti la capacità di Chaplin e di Brock di svelare il potenziale dinamico di una partitura che scandisce con saggezza le scene buffe ed evidenzia il potenziale emotivo di quella che corona il desiderio amoroso.
La formazione orchestrale ha saputo sia accompagnare sia essere protagonista dell’evento. Il suono arrivava netto, chiaro ed equilibrato rispetto alla visione. Si potrebbe quasi dire che l’orchestra ha saputo diventare una presenza interiore più che essere una presenza sul palco. La sala piena (di giovani e giovanissimi, tra l’altro) ci suggerisce che l’accordo tra cinema e musica è spesso foriero di soddisfazione.