L’allestimento del Palau de les Arts di Valencia arriva a Firenze per la direzione di Zubin Mehta e la regia di Pier’Alli
di Michele Manzotti
«È STATA la prima opera che ho visto a Vienna da studente. Ero appena arrivato da Bombay e mio cugino aveva due biglietti per lo spettacolo che si teneva al teatro An Der Wien, con la direzione di Karl Böhm. Fu una folgorazione». Zubin Mehta ricorda così il suo primo approccio con Fidelio, unica opera scritta da Ludwig Van Beethoven nel 1805 su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke. Il lavoro, con lo stesso Mehta sul podio, inaugurerà il 78° Maggio Musicale Fiorentino per la prima volta nel Teatro dell’Opera il prossimo 27 aprile. A presentare il titolo beethoveniano (che avrà repliche il 30 aprile, e quindi il 3 e il 5 maggio) sarà lo stesso Mehta con il regista e scenografo Pier’Alli e il tenore che interpreterà la parte di Florestano, Burkhard Fritz.
«È un titolo fondamentale per l’evoluzione dell’opera» spiega Mehta. «Il primo atto ricorda Haydn, mentre già nel secondo annuncia la rivoluzione di Wagner. Un’opera figlia del suo tempo, con lo sviluppo dell’ideale di libertà nato dopo la Rivoluzione Francese, ma attuale anche oggi. Sono anche molto contento del cast con Burkhard Fritz che ha già fatto dieci allestimenti dell’opera e con la lituana Ausrine Stundyte nel ruolo di Leonora, entrambi per la prima volta a Firenze. Inoltre, sarà eseguita anche l’ouverture Leonora III secondo la prassi nata con Gustav Mahler». Il direttore ricorda anche il suo primo allestimento fiorentino dell’opera con Giorgio Strehler alla regìa: «Era il 1969 quando fui invitato da Remigio Paone. Mi ricordo che litigammo con Strehler (anche lui al primo Fidelio) perchè voleva mettere le bandiere rosse: gli dissi che mai avrei diretto l’opera così. Paone riuscì a mediare aggiungendo al rosso i colori giallo e blu».
Pier’Alli ha invece insistito sulle caratteristiche e la caratterizzazione registica della storia, con l’inizio tipico della commedia e gli equivoci di una storia d’amore che cambia i toni con l’arrivo del personaggio di Don Pizzarro. Da quel momento, la regia evidenzia gli elementi drammatici che rappresentano il carcere dove è rinchiuso Florestano con una ruota della tortura e l’utilizzo di video per simboleggiare le varie fasi della vicenda fino alla conclusione con la libertà dello stesso Florestano. Uno spettacolo che alcuni appassionati presenti alla conferenza stampa hanno auspicato possa essere ripreso sulle frequenze Rai, così come altri allestimenti, per una maggiore visibilità della qualità del teatro fiorentino. La presentazione di Fidelio è stata anche l’occasione per parlare del futuro di Mehta a Firenze come direttore musicale. «Il prossimo anno festeggerò i miei 80 anni su questo podio – spiega il direttore – con un concerto speciale. Io ho un contratto qui fino al 2017. Dopo, sarò un uccello libero…» .