Il progetto solista, ideato per l’Istituzione Universitaria dei Concerti, è stato presentato dal pianista alla Sapienza
di Alexandros Maria Hatzikiriakos
Five versions of darkness sono cinque riflessioni sull’oscurità, quasi delle interviste sulla Notte, ideate e raccolte da Emanuele Arciuli, di cinque tra i compositori più importanti degli ultimi duecento anni: Schumann, Liszt, Bartók, Sciarrino e Crumb. Con i Gesänge der Frühe, ultima composizione vera e propria di Schumann, il viaggio inizia con l’affannata ricerca di un’alba che non sorge mai. Nella lettura di Arciuli aleggia però un inusitato chiarore: è un’esecuzione paziente e misurata, dove il gesto melodico è quasi sgranato suono dopo suono, ma senza alcuna eccessiva lentezza. Nota per nota, Arciuli bandisce qualsiasi facile patetismo così come una qualsiasi irruenza e l’ascoltatore non può che rimanerne catturato. Il tragico ed enigmatico rincorrersi di luci e ombre si dischiude gradualmente e sembra quasi di toccare con mano la “disperata vitalità” che pervade la musica dell’ultimo Schumann. Con non minore drammaticità, ma forse con un maggiore ottimismo, le mani di Arciuli attraversano l’Inferno dantesco nell’Après un lecture de Dante, vera e propria visione lisztiana e pagina tra le più geniali di tutte le Annés de Pèlerinage. L’affermato pianista salentino riesce a bilanciare un virtuosismo tra i più brillanti a una notevole profondità espressiva e a una calibratura perfetta dei colori, equilibrio sempre più raro nel pianismo contemporaneo.
[restrict paid=true]
Con Perduto in una città d’acque di Sciarrino, l’oscurità prende la forma del silenzio, vere e proprie tenebre della musica, con cui però musicisti e compositori, soprattutto da Cage in poi, non temono di dialogare. Composto a Venezia, in occasione di una visita a Luigi Nono, il brano è una vera sfida pianistica, in cui la solitudine e la quiete marina vengono sussurrati in otto minuti di musica, senza quasi mai oltrepassare il pianissimo. Arciuli gioca invece in casa con Eine kleine Mitternachtmusik, regalo personale da parte di George Crumb, che a lui dedica questa suite di nove “ruminations”, variazioni, scomposizioni e ricomposizioni del famoso standard di Thelonius Monk ‘Round midnight variations. Esperto conoscitore e divulgatore del pianismo americano del secondo Novecento, Arciuli non ha timore nel superare i confini della tastiera, affrontando una scrittura musicale che esplora tutta la fisicità dello strumento.
Il ricorso a tecniche non convenzionali, operate a mano o con dei battenti sulla cordiera del pianoforte, non ha mere finalità coloristiche ma genera un raffinato contrappunto tra corde e tasti. L’ultimo capitolo è invece la visione bartokiana della natura selvaggia, dipinta in Szabadban (o meglio nota come Im Freien). Nonostante il carattere apparentemente descrittivo e campestre, esplicito nel primo tempo della composizione in cui la tastiera del pianoforte è usata come vera e propria percussione, il centro dell’opera è nel penultimo numero, Az éjszaka zenéje, ovvero musica della notte. Attraverso una scrittura pianistica che sfiora sonorità skrjabiniane, la natura notturna, con pieno spirito panico, diventa un’esperienza mistica e pervasiva.
Ad Emanuele Arciuli va riconosciuto il merito, ben oltre il suo dovere di performer di livello, eccellentemente svolto, ovvero vivere il suo lavoro come un esperienza più ampia rispetto all’essere “soltanto” un performer di livello ineccepibile. Arciuli è un pensatore colto, in grado di ricercare con sapiente talento non soltanto emozioni, ma anche riflessioni e risposte a domande comuni ad ogni uomo.
[/restrict]