Il pianista si è esibito a Milano per la Società del Quartetto. In programma pagine di Castiglioni, Musorgskij, Schumann
di Luca Chierici
Il nome di Davide Cabassi non è certo ignoto a chi si interessa di cose pianistiche e ha seguito l’ex ragazzo prodigio attraverso le fasi di una giovinezza che lo ha visto tra i vincitori del Concorso Van Cliburn nel 2005. L’attività didattica alla quale Cabassi si è dedicato negli ultimi anni gli ha procurato soddisfazioni notevolissime: un lavoro svolto con passione che è stato premiato dai successi che vanno incontrando nuove generazioni di solisti come Luca Buratto, Emanuele Delucchi, Alberto Chines formati alla sua scuola. Altrettante soddisfazioni gli sono certo arrivate attraverso il seguito avuto dalle diverse iniziative culturali da lui sostenute sia a Milano che altrove, sempre all’insegna di una concezione di fare musica d’assieme con un entusiasmo davvero contagioso.
In un contesto musicale nel quale – come ovunque – vige oggi una sorta di legge della giungla che premia chi alza di più i toni della discussione, alla solerzia nel sacrificare i propri interessi per mettere in luce i talenti altrui andrebbe affiancata però anche una buona dose di autopromozione che nel caso di Cabassi dovrebbe essere quasi irrinunciabile proprio perché poggia su valori incontrovertibili. Questo ci è passato per la testa ascoltando l’altra sera (il 24 maggio) un recital per la Società del Quartetto di Milano, un concerto di grande impegno che ha rivelato al pubblico ancora una volta un talento al di sopra di ogni aspettativa, un artista che potrebbe tranquillamente competere con tante figure che a ragione o a torto vengono considerate far parte di un dorato star system.
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