di Gianluigi Mattietti foto © Yasuko Kageyama
Opera di puro belcanto, Linda di Chamonix fu nell’Ottocento tra i titoli più amati di Donizetti, e anche tra i più rappresentati, in tutta Europa. Poi cade a lungo nell’oblio. Si è vista ora al Teatro dell’Opera di Roma, dove mancava da più di un secolo, come titolo di fine stagione, in un bell’allestimento già presentato al Gran Teatre del Liceu di Barcellona. Melodramma semiserio, non è solo un geniale mix di stili, ma una partitura ricca di invenzioni, di arie e duetti molto elaborati, caratterizzata da una scrittura armonica piuttosto ricercata, dal ricorrere di alcuni Leitmotiv. Riccardo Frizza, sul podio, ha colto bene le finezze dell’orchestrazione, ha sottolineato i contrasti e gli echi mozartiani e rossiniani che pervadono l’opera, avendo sempre cura di far emergere il canto, anche nei momenti di più densa scrittura orchestrale. Non è riuscito però a tenere sempre alta la tensione, e per questo l’esecuzione musicali risultava, a tratti, un po’ sbiadita.
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