di Corina Kolbe foto © Peter Adamik
IL TEMPO SEMBRAVA SOSPESO. Mentre Isabelle Faust suonava, muovendosi titubante tra i sei leggìi disposti in diversi punti della sala, lo spazio materiale si trasformava in qualcosa di irreale. Al Musikfest Berlin la violinista tedesca ha regalato un’esecuzione intensa e poetica de La lontananza nostalgica utopica futura, nel luogo esatto in cui il compositore Luigi Nono aveva scelto per la prima assoluta trentotto anni fa. Nella Kammermusiksaal, da Nono chiamata Kleine Philharmonie, il brano (dedicato al collega Salvatore Sciarrino) fu presentato al pubblico berlinese il 3 settembre 1988. E il solista di allora, Gidon Kremer, rimane a tutt’oggi parte integrante di questo progetto musicale sempre in fase di divenire.
[restrict paid=true]
Per tutta la durata del brano Isabelle Faust è stata coinvolta in un dialogo virtuale con il violino di Kremer, immortalato su otto nastri magnetici incisi allo Studio Sperimentale della SWR a Friburgo in Brisgovia. È un dialogo del tutto imprevedibile. André Richard, “storico” regista del suono e collaboratore di Nono, ha deciso spontaneamente quali sequenze registrate far ascoltare in quale momento, modificandone anche le dinamiche. Una doppia sorpresa quindi, non solo per il pubblico, ma anche per la solista. Ai suoni del violino di Kremer, elettronicamente alterati e mescolati con frammenti di conversazioni e rumori vari, la Faust ha reagito con forte intuito e chiarezza, attraversando lentamente il palcoscenico per salire ad altri piani della sala e riscendere, quasi fosse in uno stato di trance. Durante le diverse fasi dell’esecuzione il suono trasparente più volte si spegneva in pianissimi, come un tenue respiro. Alla fine la violinista è uscita dalla sala mentre stava suonando l’ultima note appena udibile.
Madrigale per più ‘caminantes’ con Gidon Kremer è il sottotitolo che Nono aveva scelto per la sua opera. Il compositore era sempre affascinato dalla figura del “viandante”, simbolo di una ricerca artistica ed umana che mai arriva a una fine. Diverse sue composizioni si ispirarono ai versi del poeta spagnolo Antonio Machado: «Viandante, sono le tue orme il sentiero e niente più; viandante, non esiste il sentiero, il sentiero si fa camminando. Camminando si fa il sentiero».
Nono scrisse La lontananza nostalgica utopica futura in un periodo passato in gran parte a Berlino, dove insegnava all’allora Università delle Arti e proseguiva le sue ricerche tra l’altro al Collegio di Scienze. Di fondamentale importanza per i suoi studi sulla spazialità del suono fu collaborazione con lo Studio Sperimentale del SWR dove Nono pochi anni prima della morte conobbe il violinista Kremer. «È stato un incontro di millenni, perché le parole, i silenzi, il gesto di un mano, gli sguardi esprimevano un’eloquenza infittita, quale potrebbe nascere da una consuetudine antichissima», rivelò in un’intervista con Enzo Restagno.
Isabelle Faust, fortemente interessata alla musica contemporanea, riproporrà La lontananza il prossimo 4 novembre al Teatro San Martín a Buenos Aires. Il brano sarà preceduto da una partita per violino solo di Bach.
[/restrict]