di Ruben Vernazza foto © Guerzoni
Parigi, 1835. Prendi uno dei compositori più reputati del momento (Bellini), commissionagli una partitura per il teatro d’opera italiana di maggior rinomanza al mondo (il Théâtre Italien) e affidagli il miglior quartetto di cantanti che si possa desiderare (la Grisi, Rubini, Tamburini, Lablache). I puritani nasce così. Un’opera al cubo, per qualità compositiva, difficoltà esecutiva e fortuna critica. Un’opera che oggi i direttori artistici programmano con parsimonia: formare una troupe adeguata, infatti, è un compito tutt’altro che semplice.
Dopo aver riesumato con successo La Wally (da noi recensita poche settimane fa), l’agguerrita lega dei teatri lirici di Modena, Reggio Emilia e Piacenza gioca il carico da undici proponendo un allestimento tutto nuovo del capolavoro belliniano. A dimostrazione del fascino inesauribile che quest’opera esercita sugli appassionati, venerdì 16 marzo, serata d’esordio, il Comunale modenese registra il pienone.
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