di Monika Prusak
Il concerto del celebre soprano in duo con il pianista Philippe Cassard si è svolto presso l’Aula Magna della Sapienza Università di Roma all’interno della 78ma Stagione Concertistica dell’Istituzione Universitaria dei Concerti.
Sono passati trent’anni dal debutto di Natalie Dessay all’Opéra Bastille di Parigi, dove ha interpretato con successo strepitoso il ruolo di Olympia nei Racconti di Hoffmann di Offenbach affermandosi sin da subito come una interprete eccellente del repertorio per soprano di coloratura. La voce agilissima dal timbro cristallino e una presenza scenica espressiva ed affascinante, l’hanno portata ad esibirsi nei principali teatri del mondo. Inarrivabile nelle interpretazioni di Lakmé di Delibes, Zerbinetta in Ariadne auf Naxos di Strauss, Euridice in Orfeo all’inferno di Offenbach, L’usignolo di Stravinsky, Alcina di Händel, Manon di Massenet, Mélisande di Debussy, ma anche Lucia di Lammermoor di Donizetti e La sonnambula di Bellini, Dessay sta portando avanti un lungo tournée di addio alle scene (quello della IUC è stato il centotreesimo concerto), un incontro intimo e personale, condiviso con il noto pianista, solista e camerista, Philippe Cassard, con il quale collabora in maniera continuativa. Il recital è pensato in due parti: la prima, più intima, è interamente basata su lieder di compositrici di lingua tedesca, la seconda, con maggiore slancio, presenta alcune protagoniste delle pagine liriche francesi.
Accolta da un lungo applauso di stima e riconoscenza, Natalie Dessay si mostra estremamente semplice e femminile, a partire dalla mise sobria ed elegantissima fino all’estrema compostezza nei gesti e nella voce. I tre lieder di Fanny Mendelssohn Hensel (sorella del compositore Felix), Dämmrung senkte sich von oben, Vorwurf e Suleika, parlano di crepuscoli, ombre, malinconia e soffi di venti umidi e freschi, specchiandosi nelle dinamiche contenute della voce della cantante. Nessuno slancio sentimentale, solo un monologo interiore intenso e necessario, mostrano la Dessay in tutta la sua maturità scenica e musicale. La bellezza e l’amore non sempre corrisposto sono gli argomenti prescelti da Clara Schumann che, attraverso i brani Liebst du um Schönheit, Sie liebten sich beide, Warum willst du and’re fragen ed Er ist gekommen, porta la solista ad accendere leggermente le dinamiche della voce. Segue le Romanza op. 21 n. 1 il la minore per pianoforte della stessa Schumann, eseguita magistralmente da Philippe Cassard, con Natalie Dessay fuori scena che rientra per l’ultimo blocco di lieder dedicato alle tre composizioni di Alma Schindler Mahler (moglie di Gustav), tratte dal ciclo Fünf Lieder: Bei dir ist es traut, Laue Sommernacht e In maines Vaters Garten. Una scrittura complessa della Mahler spinge la Dessay a un altro approccio ancora. Dopo le delicate note di Fanny Mendelssohn Hensel e quelle leggermente più mosse di Clara Schumann, la musica di Alma Mahler stupisce per alcune scelte armoniche, specchio dell’animo inquieto della compositrice austriaca.
La seconda parte del concerto porta lo spettatore in un viaggio tra immagini sospese e realtà in compagnia delle protagoniste più delicate dell’opera francese, introdotte dalla Chanson perpétuelle di Ernest Chausson. Natalie Dessay si sente visibilmente a suo agio, la voce guadagna in volume ed espressività. La solista inizia con una dinamica esecuzione di La dame de Monte-Carlo, monologo scritto da Francis Poulenc sull’omonimo testo di Jean Cocteau, per passare a una esecuzione sublime dell’aria Mes longs cheveux, della Mélisande debussiana, accompagnata dal silenzio straordinario del pubblico romano. Una seconda parentesi pianistica per Cassard, Élégie per pianoforte di Massenet, offre un breve momento di riflessione che questa volta fa parte della drammaturgia del recital: la Dessay rimane attivamente in scena per intonare subito dopo l’aria di Chimène Pleurez mes yeux da Le Cid e concludere la serata con la spensierata aria di Marguerite Ah! je ris de me voir si belle da Faust di Gounod.
Gli applausi finali sono talmente lunghi e calorosi che gli artisti decidono di concedere un bis. Natalie Dessay sceglie di regalare al pubblico una sorprendente esecuzione di Porgi, amor da Le nozze di Figaro di Mozart. Il canto è piuttosto lento ed equilibrato, l’artista si poggia sul pianoforte mostrando la Contessa nella sua intimità. «Porgi, amor, qualche ristoro | Al mio duolo, ai miei sospir» diventa la metafora di una chiusura, un finale toccante. Il pubblico riprova a chiedere un’altra replica, ma la cantante, commossa, risponde che dopo Mozart nessun altro brano può essere suonato e lascia il palcoscenico salutata da un ulteriore applauso di ammirazione.