di Luca Chierici
Una data che doveva coincidere con un nuovo concerto di Maurizio Pollini alla Scala ha finito purtroppo per diventare una serata in memoriam nei confronti del grande pianista scomparso il 23 marzo scorso.
Non era facile trovare un solista in grado di reggere il confronto e si è giustamente pensato al nome di Rafał Blechacz (intervistato da Monika Prusak per il Corriere Musicale in esclusiva), classe 1985, anche perché si trattava di un passato vincitore del Concorso Chopin di Varsavia, nel 2005, e di un interprete che negli anni duemila aveva meravigliato pubblico e critica per una magnifica rispondenza nei confronti del repertorio da lui presentato in diverse occasioni anche da noi in Italia.
Ne avevamo parlato anche su queste colonne con ammirazione più volte anche se un ultimo recital da lui tenuto per la Società del Quartetto aveva fatto avanzare più di una riserva.
È accaduto l’altra sera che molte delle scelte agogiche del pianista sono apparse eccessive, a partire dalla prima pagina in programma, la notissima Sonata K. 331 di Mozart. Eccessiva è sembrata la velocità del tema e variazioni, seguito dalle trasformazioni che variano in maniera inarrivabile il tema di gusto a metà tra il tedesco e il francese. Blechacz ha giocato queste variazioni con la medesima velocità, senza tener conto del loro carattere sempre cangiante, e ha ripreso una certa misura solamente nei tempi successivi e nel rondò turchesco.
Meglio sono andate le cose con la Sonata “Al chiaro di luna” anche se anche qui un eccesso di velocità e di forza si è mostrato nel finale.
Lo Chopin delle Mazurke ci ha riportato al Blechacz che meglio conoscevamo e ancora a un eccesso di forza e velocità abbiamo assistito nella straordinaria Terza sonata. Un velocissimo Scherzo dalla Sonata op.2 n.2 di Beethoven è stato offerto come bis, mentre con il Valzer in do diesis minore di Chopin si è finalmente ritornati al Blechacz che meglio conoscevamo. Resta da capire quale ulteriore sviluppo possa avere il pianismo di questo dotato interprete, sperando che certi eccessi vengano da lui tenuti prossimamente a bada.