Il regista Olivier Py firma per l’Opéra di Lione una nuova, “rivoluzionaria” produzione dell’opera di Bizet
Una nuova e innovativa produzione di Carmen debutta il 25 giugno all’Opera di Lione. Regia di Olivier Py, direzione di Stefano Montanari. Py, regista quasi sempre fuori dell’ordinario, recupera la versione originale del dramma, concepita da Bizet, Meilhac e Halevy come opéra-comique, e cioè come spettacolo che prevedeva l’alternanza di canto e recitazione. «In questa versione si trova una grande ricchezza di espressione drammatica e scenica, troppo appesantita dai recitativi di Guiraud» spiega Py.
Oltre a ciò non si vedrà, assicura il regista, la solita “espagnolade”, ma un’opera che parla di conflitto e scontro, in movimento: «Quasi atemporale tra l’Amore e la Morte, Eros e Thanatos. Un combattimento per la vita dove, sulla scena, i movimenti degli artisti corrispondono a quelli della partitura, in buca».
Così i luoghi partecipano all’azione mostrando l’azione dei tecnici del teatro dietro le quinte. L’ambiente è urbano, un paese anonimo di ieri o di oggi, un luogo di violenze «come quelle della politica come quelle della società e della sessualità». Carmen è un’africana (ci dicono che in scena ci sarà un pitone vero) che fa la sua rivoluzione sulla strada, Don José è il suo bersaglio borghese. Repliche fino all’11 luglio.
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