di Redazione

alessio_bidoli__bruno_canino-italian_soul_-_anima_italiana_aL’operazione di recupero e valorizzazione del repertorio italiano per violino e pianoforte effettuata da Alessio Bidoli e Bruno Canino, con questo album pubblicato dalla Sony, è davvero encomiabile. Inaccettabile che ancora oggi la maggior parte dei musicisti ignori quel patrimonio sinfonico e cameristico che costituisce la renaissance della musica strumentale italiana, oscurata da più di un secolo di dominio belcantistico, il cui apice è stato raggiunto da quella Generazione dell’Ottanta che, a partire dal secondo dopoguerra, è stata in parte cancellata dalla memoria collettiva, non tanto per motivi estetici, quanto per storici avvenimenti politici.

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Il programma che propongono i nostri artisti è molto vario, anche se, inevitabilmente, non copre tutta la fervente produzione cameristica del primo ’900 italiano. Ma c’è un filo conduttore che percorre l’intera incisione, e riguarda quell’aspetto folkloristico delle composizioni, che si rivolge in particolare alla danza e al canto popolare (ecco il motivo del titolo, Anima italiana).

In questa ottica risulta coerente la proposta iniziale di alcune pagine composte da autori precedenti alla Generazione dell’Ottanta, fortemente legati a quel virtuosismo figlio di Paganini che ha dominato la scena violinistica italiana di fine ’800. Anche se, per quanto piacevolmente orecchiabili e spontanei siano la Calabrese di Bazzini e il Saltarello di Sinigaglia, difficilmente reggono il confronto con il nobile distacco del Notturno Adriatico di Castelnuovo – Tedesco, piuttosto che con l’introspezione malinconica de Il canto della lontananza di Malipiero, brano che il duo Bidoli – Canino interpreta con il giusto distacco, mantenendo sempre la dovuta profondità che il grande maestro veneziano richiede nelle sue opere.

Si rimane a dir poco stupiti quando si scopre che un brano come Il canto per addormentare una bambina del giovane Petrassi sia per l’occasione inciso in prima assoluta. Un maestro del suo calibro, onestamente, meritava un seguito discografico più importante, ma evidentemente non tutti i concorsi di composizione garantiscono una buona fama, soprattutto se ad indirli sono i membri di un regime. Pazienza se la Partita, tra l’altro scevra di riferimenti a situazioni, eventi o ideali fascisti, rimanga uno dei massimi capolavori orchestrali della musica italiana.

Anche nel caso di Petrassi, l’esecuzione è particolarmente convincente per intenti espressivi e qualità di suono, sia nelle frasi soliste di Bidoli che nell’accompagnamento sempre intenso e partecipe di Canino, uno dei pochi pianisti che, nel corso della sua vastissima carriera, si è dedicato anche all’esecuzione della nostra musica, Petrassi compreso.

Concludono l’album tre capricci di Paganini, a cui Mario Pilati ha aggiunto il sottofondo pianistico. Convinti che la versione originale sia sufficientemente valida, forse gli ultimi minuti di un ascolto comunque molto piacevole ed educativo potevano essere riempiti dai Canti di Pizzetti, piuttosto che dall’Improvvisazione di Bettinelli, oppure dalla giovanile sonata di Camillo Togni, e che dire della celebre Tartiniana seconda di Dallapiccola? Non avrebbe di certo sfigurato…

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Pubblicato il 2016-08-05 Scritto da StefanoCascioli

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