di Redazione
Un violino che canta dello spirito di rinascita. La rinascita culturale norvegese che caratterizzò il periodo a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Quella che, toccando varie forme d’arte, fu d’ispirazione per il compositore Edvard Grieg ma anche per artisti del calibro di Edvard Munch e Henrik Ibsen. Un violino che canta delle terre di Norvegia e di quelle della Scozia. Che canta di colori intensi della natura, di verdi vallate, di cascate e lande intervallate da laghi, del folklore e della tradizione di un popolo. Queste le suggestioni che ammaliano e trasportano all’ascolto delle Sonate per violino di Edvard Grieg. L’ultimo lavoro discografico della violinista tedesca Franziska Pietsch, in duo con il pianista Detlev Eisinger per l’etichetta Audite, è dedicato alle sue tre Sonate per violino e pianoforte: la numero due in Sol maggiore op. 13, numero uno in Fa maggiore op. 8 e la numero tre in do minore op. 45.
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Attribuite alla più significativa fase creativa dell’autore costituiscono la metà dell’intera sua produzione cameristica, che conta oltre a queste due Quartetti per archi (di cui uno incompiuto) e una Sonata per violoncello e pianoforte. A caratterizzarne la struttura stilistica, un felice connubio di melodie e schemi ritmici dal carattere marcatamente popolare e rimandi ad armonie di spiccato gusto romantico. Fin dalle prime battute si viene sovrastati dalla sonorità cristallina e centrata del violino così come dalla spiccata espressività del suo canto, talvolta accorato e struggente. L’atmosfera sognante, la lucentezza del suono, la sua effervescenza che lascia talvolta spazio ad attimi di delicata esitazione: questo ciò che scaturisce dalla riscoperta di queste preziose pagine. Piglio energico e carattere giocoso del violino, un Carlo Antonio Testore del 1751, si alternano ad attimi di intima e raccolta riflessione, in un continuo gioco delle parti oscillante tra pianissimo mozzafiato e vibranti crescendo. Il sapiente controllo tecnico e le svariate gamme di colore danno luogo ad un’interpretazione ponderata ma nel contempo travolgente e passionale. Il duo, costituitosi nel 2012, procede nelle tre sonate in un intenso dialogo all’insegna della più profonda comunione di intenti. Il pianoforte si rivela interlocutore capace di seguire e assecondare, senza mai sovrastare o imporsi, ed evidenzia una lettura caratterizzata dalla particolare e comune sensibilità esecutiva.
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Pubblicato il 2015-11-05 Scritto da LuisaSclocchis