di Redazione
Per il suo debutto discografico con l’etichetta tedesca Oehms Classics, Gabriele Carcano propone un album interamente dedicato a Brahms, in particolare ad alcune opere giovanili del genio amburghese: la Terza sonata op. 5, le Variazioni su un tema di Schumann op. 9 e lo Scherzo in mi bemolle minore op. 4. Scelta coraggiosa, quella di rinunciare al capolavoro pianistico del primo Brahms, le quattro Ballate op. 10, per dar spazio alle poco note variazioni che l’autore scrisse per Clara Schumann, durante l’agonia del marito Robert.
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Il giovane pianista torinese, però, si immerge nel mondo sonoro brahmsiano con grande enfasi e ci consegna una lettura per nulla scontata, pur optando per scelte agogiche tradizionali. Si sente l’influsso del mentore Aldo Ciccolini, nella cura del suono e nella cantabilità delle frasi. Inoltre, Carcano sfoggia una tecnica sfavillante nei punti più virtuosistici, come il primo tempo e il finale della sonata e lo scherzo op. 4, particolarmente convincente per il piglio, così lieve e scorrevole, che conferisce al brano il giusto carattere vivace e brillante.
Meditative ed ermetiche sono le parti più liriche, come l’Andante espressivo e l’Intermezzo della Sonata, oltre alle sezioni espressive dell’op. 9, lavoro che forse non fa parte delle vette compositive di Brahms, ma senza dubbio presenta alcuni spunti che ritroveremo poi sviluppati nelle variazioni della maturità. È un Brahms corposo e lirico allo stesso tempo, quello di Carcano, che sembra voler sottolineare più la verve romantica (quel “romanticismo nordico” a cui fa rifermento Claude Rostand nella storica biografia) rispetto all’aureo neoclassicismo, volto alla consacrazione delle forme antiche. I due aspetti principali che, uniti, lo rendono tra i più grandi decadenti della storia.
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Pubblicato il 2016-10-20 Scritto da StefanoCascioli