di Redazione

«Ora sono pienamente convinto di questa unità. Per decenni ho sentito ogni esecuzione di queste tre sinfonie come un viaggio di scoperte. Perché i loro temi e i loro motivi sono così esposti da sembrare quasi identici? Perché il linguaggio di queste figure retoriche, così tanto utilizzate nella musica, sono narrate qui così nel dettaglio?» Ancora una volta  Nikolaus Harnoncourt stupisce il mondo musicale con un’altra folgorazione. Con queste parole, egli non presenta solo la sua nuova incisione delle ultime tre sinfonie mozartiane (uscite nel 2014 per Sony), ma stravolge la visione storica di questi capolavori. Non a caso, Harnoncourt definisce le sinfonie nn. 39-41 l’Oratorio Strumentale di Mozart.

MI0003783667Nel booklet il direttore spiega come queste tre sinfonie siano state scritte nell’arco di pochi mesi, senza alcuna particolare motivazione. Secondo Harnoncourt, infatti, l’organicità e la completezza dei tre lavori sono frutto dell’idea di Mozart di scrivere un Oratorio Strumentale, genere senza precedenti. La stesura delle ultime sinfonie coincide con lo studio approfondito delle opere di Bach e Hӓndel , e con la direzione, nella primavera del 1788, dell’oratorio di Carl Philipp Emanuel Bach Die Auferstehung und Himmelfahrt Jesu. Il fatto che, successivamente, Mozart si fosse dedicato all’arrangiamento di quattro capolavori hӓndeliani (Aci e Galatea, Alexander’s feast, l’Ode per il giorno di Santa Cecilia, e soprattutto il Messiah), testimoniano ulteriormente la sua vicinanza al genere oratoriale.

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Questa lettura visionaria apre senza dubbio nuove porte alla musicologia. Solo il tempo ci dirà se la lettura di Harnoncourt sia soltanto una considerazione personale, oppure, come è già capitato, si tratti di una profezia visionaria. Ma ancora più folgorante si rivela l’esecuzione. Non è la prima volta che Harnoncourt propone in disco le ultime mozartiane (le aveva già incise per Teldec nel 1983 e nel 1992, rispettivamente con la Royal Concertgebouw di Amsterdam e la Chamber orchestra of Europe), ma per quest’ultima istanza si affida alla sua compagine su strumenti originali, la Concentus Musicus Wien. A differenza di tanti grandi maestri, che tendono a mantenere intatta la propria lettura nel corso degli anni, Harnoncourt propone sempre qualcosa di nuovo, e in particolare questa incisione si distacca nettamente dalle due precedenti. Solitamente, con l’avanzare dell’età, i musicisti tendono a rallentare e ad appesantire le loro esecuzioni, ma Harnoncourt, a dispetto dei suoi ottantatre anni, non solo ha velocizzato i suoi tempi, ma ha addirittura estremizzato certi aspetti della sua visione interpretativa.

I metronomi di questo Mozart sono molto energici, e il suono che riesce a dare alla sua orchestra è davvero coinvolgente. Perfetto impasto tra archi e fiati, direzione delle frasi musicali sempre limpida, respiri chiari e compatti. Raramente come questa volta, si coglie il genio di Mozart nell’orchestrazione. Harnoncourt fa emergere le parti solitamente nascoste, creando così una notevole varietà timbrica, e l’evidenza esasperata di certi appoggi dimostra quanto sia teatrale il sinfonismo mozartiano. Il legame di Mozart col teatro è fondamentale per capire il suo pensiero compositivo. Quando Mozart scrive sinfonie, concerti, messe, trii e quartetti d’ogni genere (e oratori), scrive pensando alla scena teatrale: i suoi temi sono veri e propri personaggi, le modulazioni stravolgono lo stato d’animo dell’ascoltatore, gli sviluppi diventano azione pura (quello della K 550 tocca vertici assoluti), persino la coda della “Jupiter”, con i temi che si intrecciano continuamente, ha la concitazione degna di un finale di un atto d’opera. La lettura stravolgente e imprevedibile di Harnoncourt conferma tutto ciò, tanto da lasciarci col fiato sospeso per più di un’ora e mezza.

Da segnalare in particolare l’ultimo tempo della sinfonia in sol minore K 550. Dove chiunque si aspetterebbe uno stacco di metronomo folle, Harnoncourt ci stupisce ancora una volta prendendo un tempo più lento del solito, ottenendo una tensione drammatica incredibile, il presagio della disperazione degli ultimi anni di Mozart.

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Pubblicato il 2015-10-06 Scritto da StefanoCascioli

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