di Redazione

Ming Tsao è un tipico compositore di oggi, “transnazionale”. Di origini cinesi, è nato (nel 1966) in California, ha studiato a San Diego e a Berkeley, è stato allievo di Chaya Czernowin e Brian Ferneyhough, vive a Berlino, insegna in Svezia, a Göteborg. La sua musica fonde insieme tendenze diverse dei linguaggi contemporanei, ma attinge molta linfa dalle forme e dagli stili del passato. Lo testimonia il recente cd Pathology of Syntax (Mode 268), con lavori come Canon, che fa riferimento alla bachianaOfferta Musicale, quasi un tentativo di portare alle estreme conseguenze le tecniche contrappuntistiche; The Book of Virtual Transcriptions, basato sul quartetto con oboe KV.370 di Mozart; (Un)cover, una sorta di meditazione sul primo movimento dell’op.111 di Beethoven; Pathology of Syntax che imita lo stile degli ultimi quartetti beethoveniani. A un Singspiel del Settecento si rifà invece l’opera da camera Die Geisterinsel (l’isola fantasma) registrata in questo cd Kairos. Composta nel 2011, su commissione della Staatsoper di Stoccarda, registrata a Stoccarda nel febbraio del 2013, prende spunto dall’omonimoSingspiel di Johann Rudolf Zumsteeg, contemporaneo di Mozart e Kapellmeister alla corte di Württemberg. Già questo lavoro era una sorta di remake della Tempesta shakespeariana, che mescolava elementi di opera seria e buffa.

Tsao, Gaisterinsel (kairos)Ming Tsao è andato molto oltre: ha creato un testo dove si alternano versi del libretto originale di William Friedrich Gotter, parti del dramma di Shakespeare (in tedesco), il Sonetto 94 («They that have power to hurt»), A true Reportory di William Stracey, giocando sulle interferenze tra i registri linguistici, legando strettamente la musica al testo, mettendo in evidenza il potere delle parole nella loro essenzialità poetica.  Ha distrutto l’atmosfera esotica e suadente di Zumsteeg, concentrando tutta la sua attenzione sulla dimensione magica della vicenda. Ha chiamato in causa tre cantanti e due attori, usando uno Sprechgesang con precise strutture metriche, fondendo spesso le parti parlate con quelle cantate e con una trama strumentale molto rumoristica, piena di effetti onomatopeici e naturalistici (come i suoni delle pietre), giocando suprocedimenti di elisione (che Tsao individua anche nella tarda produzione musicale di Beethoven). Il risultato è una musica mobilissima, fluida, avvolgente, che si muove per grandi ondate, che evoca l’isola e il mare, che crea un’atmosfera insieme selvatica e piena di mistero. Una sostanza musicale molto dissonante e densa, all’interno della quale emergono lontani echi dell’antico Singspiel, insieme a citazioni schönberghiane (dalBuch der hängenden Gärten e da Moses und Aron). Completano il cd Serenade (2012) per mezzosoprano (l’ottima Cecilia Vallinder) e 12 musicisti, e If ears were all that we needed… (2007), breve pezzo per sola chitarra.

Pubblicato il 2015-02-13 Scritto da

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