di Redazione

Il genere musicale della Passione è legato principalmente alla tradizione luterana, in particolare a quella ricchissima produzione della stagione barocca, che ha visto in Bach l’esponente più significativo. In realtà anche l’Italia è stata terra di Passioni, soprattutto nella Napoli spagnola di fine Seicento, epoca in cui la produzione musicale ad uso devozionale era molto prolifica. Esempio significativo di questa parentesi culturale sin troppo sconosciuta è la Passione secondo Giovanni di Gaetano Veneziano, di recente eseguita dopo secoli d’oblio dalla Cappella Neapolitana diretta da Antonio Florio, di cui ora la GLOSSA pubblica la registrazione.

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Allievo di Francesco Provenzale, Veneziano viene ricordato per la sua ampia produzione destinata alla Regia Cappella, di cui è stato organista a partire dal 1679, pochi anni prima dell’avvento di Alessandro Scarlatti. È proprio di Scarlatti l’esempio più noto di Passione italiana, anch’essa tratta dal vangelo di Giovanni, scritta verosimilmente nello stesso periodo della versione del Veneziano, la quale, va detto, non regge il confronto col capolavoro del maestro palermitano. La forza espressiva dell’opera di Scarlatti raggiunge vette ben più drammatiche della passione di Veneziano, così uniforme e a tratti monotona nel suo carattere solare, di una limpidezza apparentemente antitetica al contenuto doloroso del testo. La sintassi musicale, scevra di particolari arguzie armoniche, è composta prevalentemente da frasi brevi, con recitativi inframmezzati a momenti concitati che a tratti ricordano gli ariosi tipici della generazione precedente. Uno stile, quindi, maggiormente devoto alla tradizione, e poco incline alle novità apportate a Napoli proprio da Scarlatti, attraverso la figura rivoluzionaria di Stradella.

Dubitiamo che il Veneziano riscoperto possa entrare in breve tempo nel Gotha del barocco italiano, ciononostante l’esecuzione è di primissimo livello. Supportata da un’ottima registrazione, la performance della Cappella Neapolitana mira ad una fusione di sonorità ed intenti espressivi che risulta convincente. Anche il continuo, parte principale del tessuto orchestrale, si avvale di soluzioni variegate ed efficaci. Protagonisti vocali, il Cristo di Luca Cervoni e il Pilato di Marco Bussi intervengono con sicurezza alla narrazione dell’Evangelista Raffaele Pe, controtenore dal timbro limpido e dalla pronuncia particolarmente curata.

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Pubblicato il 2017-07-19 Scritto da StefanoCascioli

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