di Redazione

83c2446a0896df0a1f4af01c940ae1d9_XLIl Pierrot lunaire di Arnold Schönberg è senza dubbio una delle pagine più importanti del Novecento. La sterminata produzione discografica dell’opera, pertanto, non ne facilita una nuova riproposizione. La Continuo Records, per porre rimedio a un problema non da poco, ha accostato alla storica pagina schӧnberghiana un nuovo lavoro del giovane compositore fiorentino Andrea Portera, intitolato Red Music. La scelta di un accostamento così insolito si rivela tanto curiosa quanto affascinante, perché propone due brani molto diversi, ma scritti per lo stesso ensemble (fatta eccezione per la voce, presente solo nel Pierrot lunaire), offrendo un ascolto complessivo dall’equa durata di circa cinquanta minuti.

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L’ensemble BIOS, guidato con il giusto rigore da Andrea Vitello, propone un’ottima esecuzione del Pierrot, cogliendo appieno la dinamica grottesca e caricaturale dell’opera. In particolare, la voce di Anna Clementi si adatta alla perfezione alle intenzioni estetiche di questo Schönberg, donandoci un’interpretazione eccezionale, sia per quanto riguarda la precisissima dizione del tedesco, che per la duttilità nelle varie sfumature dello Sprechgesang, le cui caratteristiche vengono esaminate nelle esemplari note introduttive al Pierrot, affidate a Gregorio Moppi.

Ottima la qualità della registrazione, se non fosse per alcune parti in cui il pianoforte appare un po’ sordo (si pensi, ad esempio, al Valse de Chopin). Problema che non traspare, invece, nella registrazione di Red Music. Quello che lascia perplessi, semmai, è l’opera stessa. Un brano formato da tre tempi di egual durata (poco più di 4 minuti), i cui titoli, che vale la pena riportare, sono davvero emblematici: 1. Sonatina (tribute to Prokofiev); 3. Carillon (…thinking Shostakovich); 2. Untitled (Hommage an Rostropovich). Rispetto alla tracklist, dunque, il terzo movimento viene prima del secondo; un errore dell’incisione oppure un intreccio fatto apposta per disorientare l’ascoltatore?

Indubbiamente Portera volge lo sguardo al mondo musicale russo del Novecento, ma le lacunose note del booklet non ci aiutano a capire in che misura l’artista fiorentino omaggi i tre grandi maestri. Si può soltanto ipotizzare che il primo movimento riprenda la percussività ritmica del Prokof’ev pianistico, e che il terzo (secondo in ordine d’ascolto), possegga il sound di Šostakovič nel tema iniziale del violoncello; mentre è ancor più difficile  trovare un nesso tra il brano conclusivo e la figura di Rostropovich, visto che il violoncello non sembra avere parti notevolmente in rilievo.

Omaggi a parte, Red Music è un’opera formata da sezioni molto brevi che si susseguono rapidamente. Si passa così dall’effettistica più ricercata a temi con forti reminescenze tonali. Le note introduttive di Andrea Vitello ricordano lo studio del pensiero di Jung che sta alla base dell’estetica di Portera. Se il pluripremiato maestro fiorentino associa l’inconscio collettivo ad un caos primordiale della forma e del suono, l’intenzione non manca di fascino, ma la scrittura così frammentaria e sconnessa mette sì in luce una ricerca timbrica di indubbio talento, ma anche una mancanza di pensiero unitario che finisce per disorientare non poco l’ascolto.

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Pubblicato il 2016-01-24 Scritto da StefanoCascioli

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