Giunge alla IX edizione il festival di quattro giorni (dal 30 maggio al 2 giugno) che vede nel Quartetto Auryn i protagonisti di spicco. L’attuale edizione è intitolata “Felix Mendelssohn Bartholdy fra concisione classica e inquietudini romantiche” | Consulta il calendario


di Laura Bigi

La cornice dei colli Euganei, di petrarchesca memoria, una cittadina della provincia di Padova, Este, sono da nove stagioni il luogo-ritrovo prescelto dal Quartetto Auryn per quattro giorni di musica condivisa. Un luogo in cui l’atmosfera raccolta del borgo, ricco di storia, si accorda naturalmente allo spirito della musica da camera; spirito non salottiero, ma di intima riflessione e di raccoglimento.

Gli Incontri Internazionali di Musica da Camera Città di Este sono un appuntamento e un impegno che nel nome contiene il suo fine ideale. Il Quartetto Auryn, esempio raro di continuità musicale e solido affiatamento dei membri, ne è la mente e il cuore, che ogni anno costruisce attorno ad un autore cardine un programma variegato. Così amici e colleghi musicisti si uniscono alla formazione per dare corpo ad un programma che all’interno del genere spazia tra diversi organici.


In Mendelssohn è una sintesi di classico (della forma) e romantico (del contenuto) sicuramente unica e altissima negli esiti, mai abbastanza riconosciuta per la scarsa presenza nei cartelloni concertistici


L’edizione 2015 si dedica alla figura di un compositore romantico – non romantico, Felix Mendelssohn. Figura di riferimento fondamentale, non solo come compositore, ma anche come direttore d’orchestra e vivace partecipante alla vita musicale del suo tempo, Mendelssohn fu fondatore del Conservatorio di Lipsia e primo a riesumare la dimenticata Matthäus Passion di Bach. Il legame con il passato musicale, tedesco e non, è una caratteristica di connotazione della musica di Mendelssohn – cioè il suo uso così perfetto e naturale della forma “classica” (beethoveniana) che lo rende spesso nel giudizio dei critici un romantico anomalo, un romantico gioioso o “felice”, appunto. La lezione dei compositori dell’immediato passato, Beethoven su tutti, è stata assimilata profondamente e con una sbalorditiva facilità che diventa quella immediatezza di scrittura e di invenzione musicale che gli è propria. Schumann scrive: «gioca con le catene come fossero ghirlande di fiori». Quindi la sua ispirazione è romanticissima, si pensi alle sinfonie “Scozzese” e “Italiana”, alle ouvertures Le Ebridi e La grotta di Fingal, al Sogno.

Quartetto Auryn
Quartetto Auryn

Proprio nei lavori da camera, per pianoforte solo, per quartetto o trio d’archi, si scorge la sua sensibilità interamente romantica: il soggetto, l’io e il sentimento (per l’uomo o per la natura) come fonte privilegiata dell’immaginazione creativa, in grado però, sempre, di comporsi in forma riconoscibile e compiuta, quindi appagante. È il caso dei due quartetti proposti in programma, op. 44 n. 1 (2 giugno) e la bellissima op. 80 (30 maggio), composta poco dopo la morte della amata sorella Fanny e pochi mesi prima della sua stessa prematura dipartita. Insieme ai citati quartetti, in programma è anche la Sonata per violoncello e pianoforte n. 2, op. 58 (31 maggio, Niklas Schmidt violoncello, Peter Orth pianoforte), la cui energia ottimistica e fluidità melodica la rendono celebre. In Mendelssohn è una sintesi di classico (della forma) e romantico (del contenuto) sicuramente unica e altissima negli esiti, mai abbastanza riconosciuta per la scarsa presenza nei cartelloni concertistici.

Peter Orth, pianista
Peter Orth, pianista

Altri autori completano il programma dei tre giorni: Mozart (30 maggio, Quartetto K387) e Schubert (31 maggio, Quintetto D 956 quello con due violoncelli, una delle ultime, somme opere), di cui gli Auryn sono interpreti appassionati e premiati (Diapason d’Or per l’incisione dell’integrale dei Quartetti, CPO), un Bach per violoncello solo (31 maggio, Suite n.1, Niklas Schmidt) e poi Brahms (2 giugno, Sonata in fa minore e Quintetto op. 34, Peter Orth al piano); scelte belle e interessanti quelle del Quartetto n. 3 di Arriaga (2 giugno) e il Quartetto op. 56 di Jean Sibelius “Voces intimae” (30 maggio).

Juan Crisóstomo Arriaga (1806-1826) fu il Mozart basco. Nato esattamente 50 anni dopo il salisburghese, condivide con questo – oltre che il nome – anche un precoce talento (ma precocissimo, si sa, fu anche Mendelssohn), presto riconosciuto, poi nutrito e accresciuto dagli studi a Parigi con Cherubini e Fétis. La stessa spontaneità nell’apprendimento e nella composizione che si trovano in Mozart e Mendelssohn sono di Arriaga, musicalmente molto vicino a Mozart più che al secondo. Come molti talenti, muore assai prematuramente prima di compiere vent’anni.

Tutt’altro clima circonda il pezzo di Sibelius, proposta altrettanto rara, nonostante il numero non piccolo di composizioni cameristiche del finlandese. Il Quartetto fu composto nel 1909, tra la Terza e la Quarta sinfonia, rappresenta una felice eccezione del momento creativo di quegli anni, dedicato perlopiù a lavori per orchestra. La freddezza di alcuni momenti si scioglie un lirismo tenero, oppure teso ed esasperato. Come nella “ascetica” Quarta sinfonia. Il terzo movimento, che racchiude queste caratteristiche, dà il nome al quartetto, avendo Sibelius annotato le parole “Intimate voices” sul manoscritto. Ospiti del festival di quest’anno sono Niklas Schmidt, violoncello e Peter Orth, pianoforte, amico di lunga data degli Auryn.

(contenuto realizzato in collaborazione con l’Associazione Polesine Musica)

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