• Home
  • Chi siamo
  • Disclaimer
  • Privacy
domenica 3 Luglio 2022
  • Accedi
  • XX e XXI
  • OPERA
    Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

    Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

    Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

    Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

    Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

    Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

    I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

    Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

    Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

    Un ballo in maschera, vero e proprio evergreen scaligero

    Un ballo in maschera, vero e proprio evergreen scaligero

    La Tosca di Pontiggia a Palermo

    La Tosca di Pontiggia a Palermo

    Ariadne auf Naxos ritorna con successo alla Scala

    Ariadne auf Naxos ritorna con successo alla Scala

  • RECENSIONI
    • All
    • CONCERTI
    • Dvd
    • LIBRI
    • Recensioni CD
    • Recensioni Libri
    Pollini e Chopin: un binomio indissolubile

    Pollini e Chopin: un binomio indissolubile

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Grigory Sokolov a Roma

    Sokolov l’alchimista

    Il giovane israeliano Lahav Shani per la Filarmonica della Scala

    Il giovane israeliano Lahav Shani per la Filarmonica della Scala

    L’interminabile recital di Juan Diego Flórez

    L’interminabile recital di Juan Diego Flórez

    Grigory Sokolov a Roma

    Grigory Sokolov a Roma

    Orchestre de Paris con Esa-Pekka Salonen a Torino

    Orchestre de Paris con Esa-Pekka Salonen a Torino

    Mitsuko Uchida, accostamenti misteriosi e affascinanti proposte

    Mitsuko Uchida, accostamenti misteriosi e affascinanti proposte

    Grande successo per Fabio Luisi e la Filarmonica della Scala

    Grande successo per Fabio Luisi e la Filarmonica della Scala

  • APPROFONDIMENTI
No Result
View All Result
Il Corriere Musicale

La chiamano classica ma è sempre contemporanea
Informazione, riflessione, attualità della musica classica

Anno di fondazione: 2011

  • XX e XXI
  • OPERA
    Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

    Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

    Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

    Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

    Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

    Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

    I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

    Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

    Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

    Un ballo in maschera, vero e proprio evergreen scaligero

    Un ballo in maschera, vero e proprio evergreen scaligero

    La Tosca di Pontiggia a Palermo

    La Tosca di Pontiggia a Palermo

    Ariadne auf Naxos ritorna con successo alla Scala

    Ariadne auf Naxos ritorna con successo alla Scala

  • RECENSIONI
    • All
    • CONCERTI
    • Dvd
    • LIBRI
    • Recensioni CD
    • Recensioni Libri
    Pollini e Chopin: un binomio indissolubile

    Pollini e Chopin: un binomio indissolubile

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

    Grigory Sokolov a Roma

    Sokolov l’alchimista

    Il giovane israeliano Lahav Shani per la Filarmonica della Scala

    Il giovane israeliano Lahav Shani per la Filarmonica della Scala

    L’interminabile recital di Juan Diego Flórez

    L’interminabile recital di Juan Diego Flórez

    Grigory Sokolov a Roma

    Grigory Sokolov a Roma

    Orchestre de Paris con Esa-Pekka Salonen a Torino

    Orchestre de Paris con Esa-Pekka Salonen a Torino

    Mitsuko Uchida, accostamenti misteriosi e affascinanti proposte

    Mitsuko Uchida, accostamenti misteriosi e affascinanti proposte

    Grande successo per Fabio Luisi e la Filarmonica della Scala

    Grande successo per Fabio Luisi e la Filarmonica della Scala

  • APPROFONDIMENTI
No Result
View All Result
Il Corriere Musicale
No Result
View All Result

Giulio Cesare di Händel, cast stellare e una regìa ingegnosa

di Luca Chierici
20 Ottobre 2019
in OPERA
0
Home OPERA
9
CONDIVISO
83
LETTO
Condividi su FacebookCondividi su Twitter

di Luca Chierici foto © Brescia&Amisano


Un nuovo, importante titolo händeliano, si è aggiunto alla tabella di marcia inaugurata qualche anno fa per portare sul palcoscenico della Scala i titoli più famosi di un repertorio e di un autore che nello stesso teatro non hanno conosciuto un’ampia diffusione per una serie di motivi non necessariamente concatenati tra loro. Il Teatro alla Scala nasce in un momento in cui Händel è già considerato un compositore non più alla moda, si vivono fermenti nuovi, il melodramma ha già varcato le soglie della riforma gluckiana e vive in sostanza dei copiosi nuovi titoli che da lì in poi sgorgheranno dalle penne dei musicisti contemporanei. Si dovranno attendere ancora tanti anni per ascoltare Händel alla Scala (o alla “Piccola”)  e lo stesso teatro perderà il ruolo di contenitore onnicomprensivo atto ad ospitare qualsiasi tipo di repertorio, anche per ovvie  ragioni volumetriche che ne fanno un luogo inadatto ai piccoli complessi barocchi. Non funzionerà più, infatti, il recupero tentato negli anni Cinquanta – anche di questo Giulio Cesare – che rivede piuttosto goffamente quegli esemplari antichi attraverso le metodiche vocali e sceniche dell’opera ottocentesca.

Né la Scala, fino a pochi anni orsono, era in grado di affrontare con la dovuta autorevolezza autori e titoli considerati oramai specialistici e appannaggio di altri teatri che si svincolavano dal cosiddetto “grande repertorio”. E da un certo punto di vista non lo è neanche tuttora, almeno per ciò che riguarda i livelli sonori di musiche che siamo oramai abituati anche e soprattutto ad ascoltare tramite mezzi elettronici, con una equalizzazione di volumi che rende tutti i dettagli perfettamente percepibili. In questo caso si trattava invece di un Händel, campione del barocco trionfale, proposto grazie a una orchestra  filologicamente irreprensibile il cui suono però stenta ad emergere dalla buca di un teatro così imponente. E di voci  che tentano di rievocare i miracoli dei castrati senza raggiungere, di quelli, né i virtuosismi stratosferici né (pare) l’intensità sonora. Ma queste non sono scusanti per evitare un comparto di teatro in musica che non ha eguali e ben venga il tardivo recupero, con i mezzi oggi a disposizione, di lavori che probabilmente non sarà mai possibile riascoltare nelle condizioni originali.

Tra i problemi relativi alla messa in scena di questo repertorio barocco vi è ovviamente quella della quasi doverosa attualizzazione dei fatti, non essendo oggi possibile pensare al rispolvero di crinoline, parrucche, elmi, spade, coturni. E a ben guardare anche nel primo Settecento i miti dell’antichità risultavano per forza di cose già imitati e corrotti secondo prospettive “moderne”. Attualizzazione che, nel caso di soggetti che trovavano la loro collocazione in zone più o meno convergenti con il vicino Oriente, ha da molti anni visto una ambientazione legata a una delle grandi tragedie della storia del Novecento e oltre, ossia il disastroso rapporto tra quei luoghi e il famelico Occidente. Se questa attualizzazione si esplica – come ci è capitato purtroppo molte volte di vedere – in un semplice accumulo di trovarobame militar-guerresco il gioco viene subito smascherato e porta a dei risultati di poco conto. Altro è il caso in cui registi intelligenti come Robert Carsen, coadiuvati da altrettanto ispirati scenografi e costumisti (Gideon Davey), esperti di luci (lo stesso Carsen e Peter van Praet), coreografi (Rebecca Howell), esperti di video (Will Duke) seguono le idee di un drammaturgo illuminato (Ian Burton) e invece di essere travolti dai luoghi comuni individuano dapprima un nuovo contesto narrativo autosufficiente e giocano con il soggetto originale individuando spunti di trasformazione che risultano quasi sempre suscitare una sana ilarità nel pubblico. Un sorriso accennato, però, non una risata volgare e ammiccante come spesso succede in tante regìe di questo tipo.

Non si vuole togliere al pubblico la sorpresa di trovarsi di fronte alla maggior parte di questi accenni ironici davvero indovinati e ricordiamo qui solamente che l’epopea dell’incontro-scontro tra l’Impero romano e l’antico Egitto dei Tolomei è trasformata in una guerra di interessi dove gli Egiziani diventano in realtà (ricchissimi) Arabi e la vicenda finisce alla buona in un ben più diplomatico “deal” che ha per oggetto lo sfruttamento di ingenti risorse petrolifere. Altro che notti d’amore tra Cesare e Cleopatra ! Qui ciò che conta è il business, e la ricchezza generata dalla nuova Compagnia (che ha come simbolo un cammello che ricorda il famoso “canone a sei zampe” dell’Agip-Supercortemaggiore) giustifica finalmente il finalone in sol maggiore sulle parole del fantastico libretto di Haym: «Sgombrato è il sen d’ogni dolore / ciascun ritorni ora a goder / Ritorni omai nel nostro core / la bella gioja ed il piacer». E tra i piaceri vi sarà anche lo scambio dei regali griffati (quelli occidentali, impacchettati in pregevoli sacchetti di Fendi) contro quelli probabilmente più cheap degli arabi (babbucce, coperte, teli e via dicendo) oppure la proiezione di filmati in cui la Cleopatra della De Niese è una delle nuove dive  accanto alle Cleopatre famose del cinema, dalla Taylor alla Leigh e alla Colbert. Le chicche di regìa sono tante, e i protagonisti di un cast come si suol dire “stellare” si sono mossi con perizia da grandi attori all’interno di un contesto non facile da amministrare in scena, senza togliere nulla al fluire implacabile di una musica meravigliosa. È un poco azzardato affermare che la serie interminabile di arie e i pochissimi duetti che vanno a costituire le grandi opere händeliane costituiscano un insieme perfettamente ragionato che assicura una “tinta” al titolo specifico. Sarebbe sufficiente considerare l’onnipresente melodia alla Lascia ch’io pianga per assicurare la portabilità di tali melodie da un’opera all’altra. D’altro canto è innegabile che almeno la successione di momenti eroici e amorosi, di furore e di compianto trovi in questo Giulio Cesare una naturale collocazione che accompagna il lungo ascolto con una consequenzialità che neppure la più perfetta delle regie può ambire ad esprimere. Né si può stare a questionare sulla integrità testuale, poiché non esiste un “Giulio Cesare”, bensì una storia poco documentabile di versioni differenti e manipolate dalle necessità contingenti di teatro e di disponibilità reale di cantanti.

Cantanti che all’epoca coinvolgevano tra l’altro figure mitiche di castrati come il famoso Senesino e che già dicevamo riportarci a una realtà non più replicabile.  Nella conferenza stampa di presentazione di questo allestimento il loquace protagonista (Bejun Mehta) ricordava come nell’opera esistono ben quattro elementi di questo tipo e che due di questi (Cesare e Sesto) erano illustrati da due tipi di vocalità decisamente differente. E differenti erano infatti in questo caso gli apporti vocali dello stesso Mehta e del più esile Philippe Jaroussky, che più che un figlio vendicativo di Pompeo sembrava un ragazzino che cerca di fare la voce grossa (leggi acuta) di fronte a personaggi assai più maschili (!) di lui. Mehta è stato un protagonista capace di interpretare le pieghe più nascoste del personaggio e un vocalista che non considera i virtuosistici gorgheggi händeliani come un punto di partenza imprescindibile, semmai un espediente che rende ancora più notevole l’arte sua. Grande personaggio, grande cantante, forse meno appariscente di altri colleghi (pensiamo soprattutto a Fagioli) ma certamente uno dei pochi, oggi, che è capace di porre definitivamente l’importanza della propria specificità timbrica sullo stesso piano di quella del quartetto di voci più tradizionale. Una sorpresa positiva è poi derivata dall’ascolto di Christophe Dumaux, volitivo Tolomeo che incarna una tipologia vocale più legata all’immaginario collettivo relativo ai castrati, senza scendere nell’a volte fastidioso sopranismo degli elementi alla Jaroussky. Meno evidente, ma il ruolo è quello che è, si è rivelato il pur bravissimo Luigi Schifano (Nireno), mentre Christian Senn, voce di basso, è stato un Achilla perfetto nella sua diciamo così mascolinità e lo stesso dicasi per Renato Dolcini nei panni di Curio.

Cleopatra era Danielle De Niese, voce di grande intensità, perfettamente padrona del ruolo sia dal punto di vista scenico che da quello vocale (con qualche espansività di troppo). A lei sono richieste doti attoriali e di naturale seduzione non da poco, qualità che sono state soddisfatte nel migliore dei modi. Ruolo altrettanto difficile, anche perché più smussato, è quello di Cornelia, che occupa un posto scomodo proprio perché viene maltrattata dall’inizio fin quasi alla fine dalle parti contrapposte, essendo romana (quante volte lo ribadisce nel libretto !) e allo stesso tempo vedova del più implacabile nemico di Cesare. La professionalità di Sara Mingardo, che dell’opera barocca è davvero regina, ha sorretto con grande successo una serata premiata da continui applausi al termine di ogni numero. L’Orchestra della Scala dedicata agli strumenti storici ha sorretto degnamente il gesto di Giovanni Antonini, anch’egli grande esperto di questo tipo di repertorio, forse un poco meno deciso nella prima parte della serata nelle scelte dei tempi (l’inarrivabile «Va tacito e nascosto» cantato da Mehta pativa in particolare una certa lentezza e mancanza di nerbo ritmico). Per comodità di rappresentazione i tre atti dell’opera erano divisi da un solo intervallo posto all’incirca alla metà dell’atto secondo. Grandissimo successo (un segno del logoramento della tollerabilità del pubblico di fronte al “solito” repertorio dominato dai grandi nomi del melodramma italiano?) e ripetute chiamate dei protagonisti tutti alla ribalta, compresi i responsabili dell’allestimento, che una volta tanto non hanno patito l’affronto di eventuali rimostranze da parte del pubblico stesso.

Share4Tweet2
Luca Chierici

Luca Chierici

Luca Chierici, nato a Milano nel 1954, dopo la maturità classica e gli studi di pianoforte e teoria si è laureato in Fisica. Critico musicale per Radio Popolare dal 1978 e per Il Corriere Musicale dal 2012, collabora alle riviste Musica e Classic Voice dalla fondazione. È autore di numerosi articoli di critica discografica e musicale, di storia della musica e musicologia, programmi di sala e note di lp e cd per importanti istituzioni teatrali e concertistiche e case discografiche. Ha collaborato per molti anni alle riviste Amadeus, Piano Time, Opera, Sipario. Ha condotto Il terzo anello per Radiotre e ha implementato il data base musicale per Radio Classica. Ha pubblicato per Skira i volumi dedicati a Beethoven, Chopin e Ravel nella collana di Storia della Musica. Ha curato numerose voci per la Guida alla musica sinfonica edita da Zecchini e ha tenuto diversi cicli di lezioni di Storia della musica presso i licei milanesi. Nell'anno accademico 2016-2017 ha tenuto un ciclo di seminari di storia dell'interpretazione pianistica presso il Conservatorio di Novara (ciclo che è stato replicato per l'anno 2017-2018 al Conservatorio di Piacenza). Appassionato di tecnologia, ha formato nel corso degli anni una biblioteca digitale di oltre 140.000 spartiti e una collezione di oltre 70.000 registrazioni live. Nel 2007-2008 ha contribuito in qualità di consulente al progetto di digitalizzazione degli spartiti della Biblioteca del Conservatorio di Milano. Dal 2006 collabora alla popolazione del database della Petrucci Library (www.imslp.org).Dal 2014 è membro della Associazione nazionale Critici musicali.

CorrelatiArticoli

Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

di Luca Chierici
21 Giugno 2022
0

Sulla carta, secondo indiscrezioni e presentazioni alla Stampa, il regista Mario Martone era parzialmente riuscito nella difficile operazione di presentare...

Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

Cavalleria all’Arsenale di Torino per il Regio Opera Festival

di Attilio Piovano
10 Giugno 2022
0

Per il secondo anno consecutivo, a Torino si riaffaccia, in questo scorcio di tarda primavera, il Regio Opera Festival: propiziato...

Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

Ponchielli ritorna a Milano con una riuscita regìa di Davide Livermore

di Luca Chierici
9 Giugno 2022
0

Che La Gioconda  sia un lavoro che non può qualitativamente porsi sullo stesso piano del penultimo Verdi, quello del Don...

Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

di Attilio Piovano
30 Maggio 2022
0

Una prima assoluta, al Teatro Regio di Torino, per la stagione di opera e balletto, la sera di venerdì 27...

I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

I Puritani a Roma, il bello dell’integrale (o quasi)

di Francesco Lora
20 Maggio 2022
0

I PURITANI DI BELLINI, TITOLO GHIOTTO, ERANO ATTESI AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA GIÀ NEL GENNAIO 2021. L’emergenza sanitaria, però,...

Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

Salieri, La scuola de’ gelosi a Torino           

di Attilio Piovano
19 Maggio 2022
0

Buon successo al Teatro Regio di Torino (anche se, occorre ammetterlo, di fronte ad una platea colpevolmente piuttosto rarefatta), la...

Articolo successivo
Oslo Philharmonic, Petrenko e Andsnes inaugurano Lingotto Musica

Oslo Philharmonic, Petrenko e Andsnes inaugurano Lingotto Musica

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Recensioni

Pollini e Chopin: un binomio indissolubile
CONCERTI

Pollini e Chopin: un binomio indissolubile

1 mese fa
Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino
OPERA

Falcone e Borsellino. L’Eredità dei giusti è la nuova opera di Marco Tutino

1 mese fa
Grigory Sokolov a Roma
CONCERTI

Sokolov l’alchimista

1 mese fa

I più letti di ieri

  • Arcadi Volodos per l’Unione Musicale a Torino

    Arcadi Volodos tra rigore e libertà

    41 condivisioni
    Share 16 Tweet 10
  • Un Nabucco affascinante chiude la Open Academy di Riccardo Muti

    147 condivisioni
    Share 59 Tweet 37
  • Khatia Buniatishvili delude a Milano

    40 condivisioni
    Share 16 Tweet 10
  • Un nuovo Rigoletto divide il pubblico scaligero

    29 condivisioni
    Share 12 Tweet 7
  • I 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker, colori da Bach a Piazzolla

    9 condivisioni
    Share 4 Tweet 2

Newsletter

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor.
SUBSCRIBE

Site Links

  • Accedi
  • Feed dei contenuti
  • Feed dei commenti
  • WordPress.org
  • XX e XXI
  • OPERA
  • RECENSIONI
  • APPROFONDIMENTI

© 2021 Il Corriere Musicale - Informazione e riflessione sulla musica classica Il Corriere Musicale.

No Result
View All Result
  • XX e XXI
  • OPERA
  • RECENSIONI
  • APPROFONDIMENTI

© 2021 Il Corriere Musicale - Informazione e riflessione sulla musica classica Il Corriere Musicale.

Ben ritornato!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Accedi
Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?