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«Hänsel und Gretel» a Torino

di Attilio Piovano
20 Maggio 2015
in OPERA
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Home OPERA
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In scena al Teatro Regio l’opera di Engelbert Humperdinck. Successo complessivo notevole per uno spettacolo di buon livello. Molto apprezzata Annalisa Stroppa nel ruolo di Hänsel


di Attilio Piovano foto Ramella&Giannese


C’È UNA NOTA PRODUZIONE ANGLOSASSONE (sul web ve ne sono vari stralci) in cui la strega pare una serial killer, in bilico tra ex tenutaria di bordello e vecchina con l’Alzheimer che cuoce al forno i bambini estraendoli da una cella frigorifera ‘a vista’ dove pendono da macabri cappi. E il forno pare una struttura industriale, quindi i bambini vengono stoccati in un gigantesco armadio di lamiera come in una catena di delitti efferati, quasi lager. Altre produzioni evocano per converso atmosfere da Heidi e laghetti alpini (una ad esempio dell’Opera di Zurigo).


E la casa di marzapane, variopinta comme il faut, apribile come le case delle bambole, con la stia dove ingrassare Hänsel e l’immancabile forno


Ecco, nulla di tutto ciò al Regio di Torino per la deliziosa Hänsel und Gretel di Humperdinck – in scena a partire dal 6 maggio 2015 – al contrario efficaci e poetiche scenografie, quelle stesse che l’indimenticabile Emanuele Luzzati aveva predisposto per l’ultima edizione vista al Regio (risale al 1991 e venne ripresa nel 1996, produzione del Regio proveniente dal Bellini di Catania), con i policromi costumi di Santuzza Calì. La regìa di Vittorio Borrelli riprende con molto garbo (pur in economie e ristrettezze) quello spettacolo. La lettura che ne emerge è pulita e oltremodo fedele al libretto, grazie agli elementi scenici posti in atto, con tanto di mago Sabbiolino e mago Rugiadino ben riconoscibili, esalare di vapori bluastri nel bosco, cestino di fragole, treccine d’ordinanza per Gretel, due curiosi personaggi che animano lo spettacolo (gli ottimi mimi Eno Greveni e Luca Vacchetta) un po’ mostriciattoli buoni (dai luminescenti led rossi) e un po’ (in seguito) aiutanti della strega e ‘attrezzisti’ per il cambio a vista delle quinte a rendere alti alberi e profili sinistri sul fondale e via elencando.

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E non mancano nemmeno le bolle di sapone copiose per uno dei momenti topici, il risveglio la mattina ed il mirifico racconto simmetrico del sogno da parte dei due bimbi, né il corredo di angioletti che danzano (invero fanno un po’ Natale e un po’ Schiaccianoci, ma ci stanno; movimenti coreografici a cura di Anna Maria Bruzzese). E la casa di marzapane, variopinta comme il faut, apribile come le case delle bambole, con la stia dove ingrassare Hänsel e l’immancabile forno. Forno che però, chissà perché, non esplode assieme alla casa stessa nel momento prescritto dal libretto; e non sarebbe stato certo tecnicamente impossibile realizzarlo), in sua vece l’istante clou è segnato dall’esplodere dei bambini-biscotto che rompono la crosta e, ancora addormentati, escono dalle loro corazze vanigliate. E infine si poteva evitare di far riapparire gli angioletti a fine spettacolo (aggiungendo miele, zucchero e troppa melassa) accanto agli stupiti e un po’ stolidi genitori; e passi invece per il tocco di humour finale con il fantasma-angioletto della strega che sovrasta il camino. Insomma, spettacolo davvero gradevole sotto il profilo per così dire visivo, ottime le luci di Andrea Anfossi (col suggestivo effetto notturno di rossi lumini che si accendono nel buio a sottolineare il mistero della notte e il canto del cuculo), luci che virano su toni fluo del viola intenso e del verde acido nei momenti magici, o stregoneschi se si preferisce.

Sul versante musicale non minori emozioni ha sprigionato la superba partitura di Humperdinck grazie all’attenta e puntuale concertazione di Pinchas Steinberg (appena qualche perplessità in apertura, dove, la sera della prima, l’orchestra pareva un po’ esitante, come incerta sulla giusta strada da intraprendere), ma già all’apparizione dei bimbi intenti l’uno a fabbricare scope e l’altra a far calzetta tutto è andato a posto. Molto bene la sottolineatura musicale dei vari momenti topici, con bei fraseggi orchestrali, fluenti dove occorre e rarefatti nei momenti di magica sospensione, giù giù sino alla trionfale catarsi. Bene l’orchestra e un plauso al determinante apporto del coro di voci bianche del Regio e del Conservatorio “G. Verdi ” istruito da Claudio Fenoglio.

Delle voci soliste occorre dire senz’altro bene, nel complesso, con alcuni doverosi distinguo. E allora: un plauso davvero speciale a Tommi Hakala nel ruolo del padre dai vistosi capelli rossi, un po’ brillo in apertura, come occorre, ma non eccessivamente macchiettistico, vocalmente possente, unico ruolo maschile dell’intero cast. Delle voci femminili nomineremo per prima quella di Natasha Petrinsky, una strega incisiva e d’effetto, vocalmente molto convincente; bene anche la madre Gertrud sbozzata da Atala Schöck. Dei due protagonisti, Hänsel e Gretel affidati rispettivamente ad Annalisa Stroppa e Regula Mühlemann, ha convinto soprattutto la prima, laddove la Mühlemann, voce piccola e in qualche caso con minime défaillances di intonazione, spesso risultava ‘coperta’ dall’orchestra. Efficace altresì la doppia performance di Bernadette Müller (nel doppio ruolo di mago Sabbiolino e mago Rugiadino).

Successo complessivo notevole per uno spettacolo di buon livello, assai apprezzato dal pubblico la sera della prima e così pure nel corso delle (non numerose) repliche. Merito certo della partitura, costellata di delizie melodiche, strumentata con una perizia indicibile, fitta di preziosismi timbrici, in felice equilibrio tra tecnica wagneriana del leitmotiv e tono da filastrocca infantile, già a partire dall’indimenticabile tema d’esordio, a metà tra un corale luterano, l’eco del Salve Regina e una canzone popolare tedesca, tema che poi diviene la preghiera serale dei bimbi (tra i momenti più felici dell’intera partitura) e quindi si fa sfolgorate apoteosi in chiusura. E a ben guardare nell’ouverture (che molto opportunamente, ci è stato possibile delibare a sipario chiuso, il nuovo sipario offerto da Prada e FAI, senza inutili trouvailles registiche) c’è già tutto, ci sono già tutti i temi poi sviluppati ed elaborati con uno charme ed un’affettuosa dedizione che ha davvero del prodigioso.

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Tags: Annalisa StroppaBernadette Müllerengelbert humperdinck hansel and gretelEno GreveniLuca VacchettaNatasha PetrinskyPinchas SteinbergRegula MühlemannTommi HakalaVittorio Borrelli
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Attilio Piovano

Attilio Piovano

Musicologo e scrittore, ha pubblicato (tra gli altri) Invito all’ascolto di Ravel (Mursia 1995, ristampa RCS 2018), i racconti musicali La stella amica (Daniela Piazza 2002), Il segreto di Stravinskij (Riccadonna 2006) e L’uomo del metrò (e-book interattivo per i tipi de ilcorrieremusicale.it 2016, prefazione di Gianandrea Noseda). Inoltre i romanzi L’Aprilia blu (Daniela Piazza 2003) e Sapeva di erica, di torba e di salmastro (rueBallu 2009, prefazione di Uto Ughi). Coautore di una monografia su Felice Quaranta (con Ennio e Patrizia Bassi, Centro Studi Piemontesi 1994), del volume Venti anni di Festival Organistico Internazionale (con Massimo Nosetti, 2003), curatore e coautore del volume La terza mano del pianista (Testo & Immagine 1997). Laurea in Lettere, studi in Composizione, diploma in Pianoforte, in Musica corale e Direzione di Coro, è autore di contributi, specie sulla musica di primo ‘900, apparsi in volumi miscellanei, atti di convegni e su rivista. Saggista e conferenziere, vanta collaborazioni con La Scala, Opéra Royal Liège, RAI, La Fenice, Opera di Roma, Lirico di Cagliari, Coccia di Novara, Carlo Felice di Genova, Stresa Festival, Orchestra Camerata Ducale ecc.; a Torino col Festival MiTo (già Settembre Musica, ininterrottamente dal 1984), Unione Musicale, Teatro Regio, Politecnico e con varie altre istituzioni. Già corrispondente del «Corriere del Teatro», ha esercitato la critica su più testate; dalla fondazione scrive per «ilcorrieremusicale.it»; ha scritto inoltre per «Torinosette», magazine de «La Stampa», ha collaborato con «Amadeus» e scrive (dal 1989) per «La Voce del Popolo» (dal 2016 divenuta «La Voce e il Tempo»); dal 2018 recensisce per «Il Corriere della Sera» (edizione di Torino). Membro di giuria in concorsi letterari nonché di musica da camera e solistici. Docente di Storia ed Estetica della Musica (dal 1986, presso vari Conservatori), dal 1991 a tutt’oggi è titolare di cattedra presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara dove è inoltre incaricato dell’insegnamento di Storia della Musica sacra moderna e contemporanea nell’ambito del Corso biennale di Diploma Accademico in Discipline Musicali (Musica sacra) attivato dall’a.a. 2008/2009 in collaborazione col Pontificio Ateneo di Musica Sacra in Roma. Dal 1° gennaio 2018, cura inoltre l’Ufficio Stampa del Conservatorio “G. Cantelli”. Dal 2012 tiene corsi monografici sulla Storia del Melodramma (workshop su «Architettura, Scenografia e Musica» presso il Dipartimento di Architettura & Design del Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale, in collaborazione con Fondazione Teatro Regio). È stato Direttore Artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Dal 1976 a Torino è organista presso la Cappella Esterna dell’Istituto Internazionale ‘Don Bosco’, Pontificia Università Salesiana (UPS), dal 2017 anche presso la barocca chiesa di San Carlo, nella piazza omonima, e più di recente in Santa Teresa. Nell’autunno del 2018 in veste di organista ha partecipato ad una produzione del Requiem op. 48 di Fauré. È citato nel Dizionario di Musica Classica a cura di Piero Mioli, BUR, Milano © 2006, che gli dedica una ‘voce’ specifica (vol. II, p. 1414).

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