Termina oggi la 59a edizione del Festival internazionale di musica contemporanea dell’Istituzione veneziana. Gli omaggi a Boulez e Lachenmann| Klangforum, Musikfabrik, Ensemble Recherche | George Aperghis Leone d’oro | Resoconto dei primi giorni della manifestazione
di Gianluigi Mattietti
SI CHIUDE LA BIENNALE MUSICALE 2015, che ha avuto ieri uno dei suoi momenti clou, con la consegna del Leone d’oro a George Aperghis, compositore di fama mondiale, ancora poco eseguito in Italia, e con l’esecuzione delle sue Machinations funambolico gioco di parole e fonemi associato a video-proiezioni.
Questa Biennale, dedicata al tema della “Memoria”, ha anche celebrato i novant’anni di Boulez (in un concerto del violoncellista Marc Coppey) e gli ottant’anni di Lachenmann, ha ospitato tre ensembles tra i big internazionali (Klangforum, Musikfabrik, Ensemble Recherche), ha presentato sedici prime mondiali. E ha dato un ampio spazio al côté visivo, teatrale, gestuale della performance musicale, in una grande varietà di declinazioni. Ne è stato un esempio, nella giornata di apertura, Parole di settembre, lavoro di Aureliano Cattaneo per soprano, controtenore, baritono e ensemble, eseguito dal Klangforum e accompagnato dall’istallazione Infinite Screen dei videomaker Alexander Arotin e Serghei Dubin. Il compositore di Casalpuslerlengo, emigrato in Spagna, ha preso spunto da quindici poesie di Edoardo Sanguineti ispirate a quadri di Andrea Mantegna. Poesie fatte di brevi strofe di tre versi, scritte nel 2006 per il cinquecentenario della morte di Mantegna, celebrato con una grande mostra a Mantova.
Per quell’occasione e per quelle poesie, Cattaneo avevo creato una sorta di istallazione sonora, con improvvisazioni al pianoforte, e da lì è nata l’idea di trarne un ciclo vocale. Il compositore ha riassemblato le poesie di Sanguineti (prendendone a volte solo singole strofe) in un unico testo, e ha composto tre pezzi indipendenti (Libri), ciascuno con una diversa voce e un diverso organico: il Libro I per controtenore e otto strumenti, il Libro II per soprano e trio d’archi, il Libro III per baritono e tredici strumenti.
A Venezia è stata presentata la prima italiana della versione integrale (la prima mondiale era stata nel 2013 al Konzerthaus di Vienna) con i tre Libri punteggiati da alcune brevi (e bellissime) sezioni polifoniche: due Madrigali a tre voci, all’inizio e alla fine, e una Frottola, pure a tre voci, come interludio. I versi ermetici, ironici, provocatori di Sanguineti si legavano molto sottilmente alla scrittura musicale: la parte vocale (affidata al controtenore Andrew Watts, al baritono Otto Katzameier, a una strepitosa Donatienne Michel-Dansac) appariva frantumata, nervosa, piena di sillabazioni, messe di voce, rapidi melismi, che echeggiavano Sciarrino; la scrittura strumentale, mobile, duttilissima, capace di seguire la voce come un sismografo, mostrava tutta la maestria del compositore, una scrittura insieme scarna e virtuosistica, fatta di sottili fluttuazioni dinamiche, glissati, scatti improvvisi, quasi sinfonici, turbolenze rumoristiche, zone lievi e cameristiche, emergenze solistiche degli archi. (prosegui alla pagina successiva)