Domani, 17 dicembre, al Teatro di San Carlo concerto per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Riccardo Muti dirige la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi
di Doriano Vincenzo De Luca
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, il Teatro di San Carlo presenta sabato 17 dicembre alle ore 20.30 (con repliche domenica 18 alle ore 18.00 e martedì 20 alle ore 20.30) il concerto speciale dedicato al 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. In programma un capolavoro di Giuseppe Verdi, la Messa da Requiem, diretta per l’occasione da Riccardo Muti che torna al Teatro della sua città natale dopo l’esibizione del dicembre 2010, per la prima serata sancarliana della stagione 2011-12; il prossimo 24 aprile, infatti, dirigerà la Chicago Symphony Orchestra per un’unica data.
Il concerto per il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia vedrà la partecipazione di rappresentanti delle massime istituzioni nazionali e locali e di esponenti del mondo dell’imprenditoria e dello spettacolo. Alla prima hanno accolto l’invito del commissario straordinario uscente, Salvatore Nastasi, il ministro della Giustizia Paola Severino, il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, il ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi e il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Sarà presente anche il sindaco di Torino Piero Fassino.
Sul podio del Teatro napoletano Muti dirigerà l’Orchestra e il Coro del San Carlo, quest’ultimo preparato da Salvatore Caputo. Per i solisti, si punta su quattro fuoriclasse: il soprano Krassimira Stoyanova (scelta da Muti anche per Otello in forma di concerto con la Chicago Symphony Orchestra), il mezzosoprano Sonia Ganassi (grande signora della lirica italiana), il tenore Matthew Polenzani (considerato tra le migliori voci della sua generazione) e il basso Riccardo Zanellato (che Muti ha scelto per il ruolo di Banco nel suo Macbeth).
La Messa da Requiem è una composizione sacra per coro, voci soliste e orchestra. Il fascino della sua identità storica si somma con quello del suo significato artistico. Attraverso tale opera, nata come «un impulso, un bisogno del cuore», secondo quanto scrive Verdi, il compositore simbolo del Risorgimento ha voluto dar voce ad una profonda riflessione sul tema del dramma umano e del suo destino terreno. Il Requiem unisce idealmente due grandi protagonisti della Storia d’Italia: il compositore di Roncole di Busseto e lo scrittore Alessandro Manzoni, di cui Verdi era un grande ammiratore e al quale dedicò la sua Messa. Fu proprio la morte di Manzoni, il 22 maggio 1873, a spingere Verdi ad ultimare l’opera la cui ideazione era iniziata quattro anni prima per commemorare la scomparsa di Gioachino Rossini. Il 23 maggio del ’73 Verdi annunciava all’editore Ricordi la volontà di onorare la memoria dello scrittore; in nove mesi – lungo una fase creativa senza precedenti – ultimò la partitura e un anno dopo, il 23 maggio 1874, diresse la prima esecuzione nella Chiesa di San Marco a Milano. La Messa da Requiem fu accolta subito da grandissimo favore, e in breve tempo fece il giro d’Europa con rappresentazioni memorabili, tra cui quella alla Albert Hall di Londra con un coro di milleduecento elementi.
Al San Carlo, Riccardo Muti ha diretto La Messa da Requiem soltanto nella Stagione 1974-75. Con l’incisione di tale titolo, alla guida della Chigaco Symphony Orchestra, nel 2010 ha ottenuto il prestigioso Grammy 2010 per le categorie “best classical album” e “best choral album”. Considerato tra i maggiori specialisti del repertorio verdiano, Muti ha dichiarato che tale composizione può definirsi «una continua lotta quasi fisica tra l’uomo e Dio, un’opera terribile, soprattutto per i cantanti ai quali il compositore prescrive da una parte una vocalità melodrammatica, dall’altra un’attenzione liturgica alla parola e ai suoi significati». Muti cita anche un saggio di Ildebrando Pizzetti. Il musicista parmense nel 1941 così scriveva: «Quando Verdi pensava a Dio e all’eternità e pure alla morte, non credo vedesse mai vicino a sé un abisso (…) anche quando dice a Lui, per sé, per l’umanità alla quale egli appartiene, i suoi timori e le sue angosce, anche quando prega e chiede misericordia, guarda in alto. (…) Dio, egli certo pensa, non può volere che, pur per adorarlo, l’uomo disprezzi e avvilisca quella sua dignità morale che Egli gli ha dato. E uomo Verdi rimane, sempre. Perciò lo sentiamo, tutti, fraterno: perciò lo amiamo».
Penso che ognuno di noi debba conoscere queste cose meravigliose che toccano l’animo delle persone; il passato deve renderci consapevoli e grandi delle nostre tradizioni per vivere ed apprezzare meglio il mondo in cui viviamo; grazie a Muti e a chi nella lirica ed in generale nella musica permette ciò.