I Diari e La critica musicale di Arnold Schönberg in una nuova edizione a cura di Anna Maria Morazzoni


di Cesare Galla

leggereNel 1945: «Anni fa mi arrabbiavo molto per le parole disgustose che i critici mi rivolgevano. Da allora ho capito che una fogna non puzza per darmi fastidio […] Non mi sento più offeso dai critici. Farebbero di meglio se soltanto ne fossero capaci». Dietro la professione di distacco, un livore senza fine. E la scelta della metafora chiarisce il pensiero.

Nel 1948: «Una volta ebbi un allievo che circa due mesi dopo aver cominciato a studiare armonia con me, smise di prendere lezioni. Gli era stato offerto il posto di critico musicale sostituto  in un grande giornale e temeva che un’eccessiva preparazione potesse influire negativamente sulla spontaneità dei suoi giudizi. Fece carriera come critico e anche come insegnante». L’insolita corda dell’ironia non fa velo al radicato pregiudizio sull’ignoranza dei critici musicali, che la testimonianza diretta e personale vorrebbe far apparire, in maniera sottilmente capziosa, come un dato di fatto.

Non c’è dubbio: dire che Arnold Schönberg non abbia amato i critici sarebbe un eufemismo. Semplicemente, li ha fatti bersaglio del suo astio per tutta la vita. Dell’astio più difficile da controbattere, quello che deriva dall’incomprensione di fondo. Molto spesso l’incomprensione era reciproca, ma naturalmente questo non cambia i termini della querelle. Il fiele schönberghiano si sparge sulla critica, in maniera coerente anche se inevitabilmente intermittente, nell’arco della sua vasta produzione di scrittore e saggista, dalla prosa sempre un po’ severa, specie nella polemica. Se ne trova una testimonianza in Leggere il cielo (il Saggiatore, pp. 224, € 22) freschissima riedizione di un volume pubblicato nel 1999,  minuziosamente curato da Anna Maria Morazzoni, autrice di un’introduzione che offre risposte a tutti i dubbi del lettore, salvo forse approfondire le tematiche più specificamente professionali (dalla parte dei giornalisti, si dice) rispetto ai molteplici aspetti della “lotta” del compositore con i critici.

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La seconda parte del volume – intitolata La critica musicale – offre infatti un sapido e tutto sommato impietoso esempio dell’incomunicabilità, del sospetto e del vero e proprio livore esistente fra il musicista e chi per mestiere aveva il compito di recensire la sua musica. Un botta e risposta banale e non infrequente neanche oggi, un secolo dopo quei fatti berlinesi del 1912, anche se la critica musicale è sul punto di diventare una disciplina archeologica. Ma naturalmente reso eccezionale dalla formidabile personalità artistica del musicista, la cui rigidità è pari all’incapacità di capire del critico (ma questo lo diciamo adesso, ex post, ovviamente). Il giornalista incappa in incidenti a sua volta ancora oggi non rari: scambi di persona, errori nei nomi. Con in più l’imperdonabile superficialità di non avere assistito per intero al concerto sul quale si scatena la polemica. Fra l’altro, poiché la prima parte del volume del Saggiatore è dedicata, con altre pagine, al breve tentativo da parte di Schönberg di tenere un diario, che è relativo proprio a quei mesi passati a Berlino, della faccenduola si ha una prospettiva quasi tridimensionale. Prima si segue il musicista (nel diario) raccogliere testimonianze – asseritamente inoppugnabili – sulla non presenza del critico Leopold Schmidt almeno a una parte del concerto, tutto a base di sue musiche, che ha stroncato. Poi si legge la presa di posizione “ufficiale” del musicista, pubblicata sulla rivista Pan, in cui dà del sonnambulo al critico allineando i suoi capi d’imputazione: imprecisioni, omissioni, errori di fatto, assenza durante l’esecuzione dei primi tre brani. Il giornalista replica a stretto giro sul Berliner Tagesblatt, dov’era apparsa la sua recensione: difesa d’ufficio, a tratti speciosa, malevolente ma inoppugnabile laddove invoca la sua libertà di giudizio. Quand’anche il giudizio fosse del tipo più aborrito dal compositore, quello definito “critica dello stato d’animo”. O fosse del tutto impermeabile ai percorsi e ai presupposti della Nuova Musica.

Il terzo e ultimo atto – replica alla replica ad una replica – è ancora firmato Schönberg (sempre sulla rivista Pan) e contiene almeno un dettaglio rivelatore, laddove si legge che Schmidt, in una precedente occasione, aveva definito il Sestetto Verklärte Nacht «un passatempo dilettantesco con qualche effetto sonoro». La storia si è da tempo incaricata di dimostrare la miopia del critico, ma ugualmente – e specialmente per quanto riguarda la modernità in musica, di cui Schönberg è stato uno dei grandi protagonisti – la piccola vicenda resta emblematica di quanto profonda sia spesso l’incomprensione degli artisti (e oggi anche degli esecutori di ogni ordine e grado) per la funzione critica.

Nella prima parte del volume, oltre al citato frammento di diario, si può leggere il singolare Diario delle nuvole di guerra, documentazione di una visione simbolica e trascendentale del rapporto fra le cose del Cielo e della Terra, acuita dalla tragicità del contesto bellico. Completano il libro, di straordinario interesse documentario, alcune brevi pagine che illuminano la profondità e complessità  del rapporto del compositore con la prima moglie, Mathilde Zemlinsky, morta nel 1923. Vi si trovano un abbozzo di testamento del 1908, quasi un tentativo di autoanalisi dopo la scoperta che la moglie aveva una relazione extra-coniugale e le righe struggenti in cui l’autore del Pierrot Lunaire racconta di avere avuto una esoterica percezione sonora della presenza della moglie in casa, qualche mese dopo la sua morte.

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Cesare Galla

Cesare Galla

Scrive di musica dall'età di 20 anni, quando ancora seguiva gli studi musicologici nelle università di Bologna e Venezia, dopo il liceo classico. A 25 è diventato giornalista professionista e ha lavorato al Giornale di Vicenza come redattore, caposervizio e vice caporedattore fino al dicembre del 2014.Si è occupato di cronaca nera e bianca, di politica, di web e mondo digitale e soprattutto di spettacoli e cultura, guidando fino al 2012 le pagine ad essi dedicate. Contemporaneamente, ha sempre svolto la critica musicale, dal 1996 anche sul quotidiano veronese L’Arena. Negli ultimi 40 anni ha recensito migliaia di concerti e centinaia di rappresentazioni operistiche e ha pubblicato alcuni libri (sulle Sinfonie di Beethoven, sulla storia della Società del Quartetto di Vicenza, sul festival Settimane Musicali al teatro Olimpico, sulle rappresentazioni verdiane nel Veneto, raccontate attraverso cinque lustri di recensioni). Oggi collabora da "cronista di musica" e osservatore del mondo della cultura con Il Corriere Musicale, con il magazine culturale on line Doppiozero e con il quotidiano on line Tag43. Il suo sito personale d'informazione, musicale ma non solo, è www.cesaregalla.it.

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