di Simeone Pozzini © Foto di Monika Rittershaus


ALLA STAATSOPER DI BERLINO, per l’ultima stagione ospitata allo Schiller Theater prima del tanto atteso trasferimento nella vecchia sede ora messa a nuovo, è andata in scena in questi giorni e poi di nuovo a marzo Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Si tratta di una produzione di repertorio che continua a riscuotere molto successo, ora proposta sotto la direzione di Eun Sun Kim alla guida della Staatskapelle Berlin. La regìa è firmata dal tedesco Eike Grams (scomparso a Salisburgo nel 2015), datata 1991. Letta in modo iper tradizionale questa regìa non mostra di certo i suoi anni e mantiene una sua coerenza seppur naturalmente nel segno della più classica delle tradizioni. Questa Madama Butterfly è dunque un’opera di repertorio della quale non ci eravamo ancora occupati, una produzione che trova spazio nel ricco cartellone dell’Opera di Stato di Berlino accanto alle diverse Premiere, così creando un’alternanza ricchissima di spettacoli, con una cadenza pressocché quotidiana, tipica dell’idea di teatro (inteso come un’impresa), in Germania.

Abbiamo quindi assistito ad una replica con il primo cast, che vedeva in Alexia Voulgaridou e Dmytro Popov alcune delle punte di questa produzione. Il livello del cast era nel complesso di buon livello medio. Alexia Voulgaridou, che già aveva affrontato la parte lasciandone traccia anche in un dvd, si è mostrata una Cio-Cio-San molto precisa, con una grande sicurezza e una notevole capacità di evoluzione sul palco, così come Alfredo Daza ha dato prova di grandi capacità canore, rivelandosi un ottimo Sharpless. A tratti meno convincente è stato Dmytro Popov, Pinkerton un po’ incerto e che cercava di mostrare una certa strafottenza: nel complesso non si è distino né da un punto di vista del canto né da quello dell’interpretazione. I primi due partiti forse un po’ in sordina, si sono dimostrati invece estremamente teatrali, capaci di interpretare i diversi momenti psicologici che questa opera attraversa e di mostrare un reale cambiamento nel corso dello svolgimento della situazione. La Staatskapelle Berlin, sotto la bacchetta della coreana Eun Sun Kim, si è dimostrata ancora una volta un’orchestra capace di grande sensibilità e di estrema bravura. Applausi entusiasti.

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