Classici trascritti dai “classici” e una punta di Novecento nella nuova registrazione del duo italo-croato
di Cecilia Malatesta
Esce nel 2011 per Challenge Classics Records l’ultima fatica di Jelena Očić e Federico Lovato con un programma insolito ed originale a dir poco. Fin qui niente di nuovo per il duo italo-croato, che l’anno prima aveva inciso per l’etichetta olandese un disco con brani per violoncello e pianoforte di Ginastera, Kabalewsky e Šenderovas.
Abbandonata la contemporaneità affrontano un programma più canonico e lo fanno con una scelta dirompente: cinque preludi dal Clavicembalo ben temperato di Bach e la Sonata A Kreutzer di Beethoven trascritti rispettivamente da Ignaz Moscheles e Karl Czerny per violoncello e pianoforte. In coda, la sonata op. 11 n. 3 di Hindemith chiude il disco in modo apparentemente spiazzante, eppure elegantemente pertinente. È quasi una riflessione sui classici la proposta di quest’album: la riscoperta romantica della musica di Bach affidata a Moscheles con un’operazione non molto dissimile da quella fatta dall’amico Mendelssohn, l’adattamento da parte dell’allievo Czerny di uno dei capolavori del suo maestro e tutto il retaggio barocco nella sonata di Hindemith, il cui primo tempo risuona del Preludio della Suite in La maggiore BWV 824 di Bach. Un prodotto originale, organico e concettualmente molto valido con un ottimo materiale di partenza: Moscheles, anche quando affida al violoncello nuove e ampie melodie di dichiarato gusto romantico, riesce a sfuggire – quasi sempre – al temuto ‘effetto Gounod’, nonostante i migliori risultati emergano quando l’archetto delinea discreti e ristretti slanci imitativi che affiorano e affondano nell’ordito del contrappunto pianistico. Una lettura melodica e orchestrale del genio bachiano, che forzatamente tradisce il suo tempo, ma che non per questo si rivela essere penalizzante o troppo stravolgente.
Complice il violoncello agilissimo e brillante della Očić, viene il dubbio che la Sonata A Kreutzer possa sopportare qualsiasi cosa; interpretata in modo eccellente nonostante le difficoltà tecniche elevate, può forse suscitare qualche perplessità a livello di impasto timbrico, che risulta in alcuni momenti un po’ piatto e troppo amalgamato, concentrando entrambi gli strumenti – limite imposto dalla trasposizione – nel registro medio. Dispiace perdere quei passaggi trasparenti e da brivido che un buon violino è in grado di dare, specie nel secondo e terzo movimento. Che i dubbi siano in questo caso suscitati esclusivamente dalla stessa operazione di Czerny trova conferma nell’ultimo brano, forse la sonata per violoncello di Hindemith meno eseguita; ascolto complesso nonostante il richiamo al toccantismo barocco del primo tempo e l’ispirazione programmatica – Funeral Cortège and Bacchanalia da una poesia di Whitman – del secondo, ma dalla quale esce una gamma di colori timbrici e di passioni di notevole varietà ed accuratezza che i due strumentisti riescono perfettamente a restituire. La validità del progetto discografico trova così nell’abilità e nell’affiatamento dei due interpreti il necessario complemento; un perfetto equilibrio di idee e di volumi, un’ottima intesa che rende l’ascolto coinvolgente e che lascia indovinare – la foto della Očić che saltella scalza in copertina ne sembra la prova – quanto si siano divertiti gli interpreti stessi.
Bach/Moscheles, Beethoven/Czerny, Hintemith | Jelena Očić (vc) e Federico Lovato (pf) | Challenge Classics Records