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Davide Cabassi interpreta Schumann

di Vittorio De Iuliis
24 Marzo 2015
in Recensioni CD, Recensioni Cd Ottocento, Recensioni Cd Pianoforte
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Home Recensioni CD
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Dopo aver affrontato capolavori ingiustamente dimenticati come il Capriccio di Cherubini e le Danze cubane di Cervantes, il pianista milanese Davide Cabassi torna al grande repertorio con un disco uscito per la Col legno e interamente dedicato a Robert Schumann, nel quale affronta il Carnaval op.9 e il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, accompagnato da Gustav Kuhn e l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento


di Vittorio De Iuliis


Il Concerto per pianoforte e orchestra op.54 fu composto da Robert Schumann nell’arco di cinque anni (tra il ’41 e il ’45), concludendo una lunga gestazione iniziata con alcuni abbozzi nel 1827. Le parole di Schumann sull’intenzione di scrivere un’opera che fosse a metà tra una “Sinfonia, un concerto, e una grande sonata”, espresse in una lettera a Clara Wieck nel 1839, rendono bene l’idea innovativa di questa pagina, che ridisegna i rapporti di forza del concerto romantico tra il solista e l’orchestra. Al contempo, il concerto è anche permeato di quell’amore profondamente lirico che Schumann riservava a Clara Wieck, sposata nel 1840 e prima interprete di questa pagina. Il pianoforte, tolto dal ruolo centrale di monarca della partitura, diviene soggetto integrante della dialettica sinfonica, così come la voce orchestrale è a sua volta, e in modo singolare, solista nei passaggi di questo concerto romantico per eccellenza. L’opera aprirà la strada ad una concezione nuova, destinata a spianare il percorso a Brahms e su fino a Grieg.

A sottolineare questo ideale sinfonico nel continuo e appassionante dialogo tra solista e orchestra sono Davide Cabassi e Gustav Kuhn: la sintonia tra gli interpreti è assoluta. Se il tema del primo movimento sembra quasi una appassionata, dignitosissima supplica, nel motivo iniziale dell’Intermezzo, grazie all’interpretazione di Davide Cabassi, sembra quasi di vedere Clara, attraverso gli occhi di Robert, colmi di semplicità e devozione; e quindi il tema dei violoncelli, appassionato e riflessivo nell’interpretazione dell’Orchestra Haydn, prima accompagnato dal pianoforte e poi consegnato a clarinetto e fagotto. Infine il vivace terzo movimento, ricchissimo di idee tematiche, di carattere e di brio, a tratti spensierato, a tratti accigliato (si pensi al fugato risolto dall’oboe). Cabassi brilla per la capacità di adattare il tocco e il fraseggio al carattere della partitura: il suono è corposo e ricco nei passaggi più imponenti del primo movimento; garbato e morbido nel secondo; legato, agile e danzante nel terzo. Si diceva della sintonia tra solista e direttore: se c’è un merito particolare da riconoscere all’accoppiata Cabassi/Kuhn, questo sta certamente nella rigorosa fedeltà ai tempi pensati da Schumann. All’inizio del primo movimento (Allegro affettuoso), ad esempio, le prime quattro battute sono suonate allo stesso tempo del successivo tema, fatto più unico che raro, e il tempo è mantenuto all’entrata dei violoncelli. Il tempo scelto per il secondo movimento (Andantino grazioso) è pienamente convincente: ne esalta le caratteristiche liriche autentiche, evitando la svenevolezza di un tempo troppo lento e il forzato anti-sentimentalismo di un tempo troppo veloce. Nel terzo movimento (Allegro vivace), affrontato ad un tempo non particolarmente mosso, il brio sonoro sta nella ricca gamma di sfumature musicali che Cabassi e Kuhn riescono a trovare. In generale gli stacchi di tempo tra le varie sezioni del concerto dimostrano un notevole approfondimento sulla struttura e sull’equilibrio musicale, che si riflette in una lettura di grande coerenza. La registrazione è dal vivo, leggermente schiacciata, ma in grado di conservare il fondamentale intreccio dei piani sonori tra il pianoforte e l’orchestra.

E poi, registrato in studio, c’è il bellissimo Carnaval, uno dei grandi capolavori del repertorio pianistico. Schumann scrisse questa collezione di brevi pezzi (‘scene’) nel biennio 1834-1835, a soli 24 anni, trovando una magnifica combinazione di colori, idee ed emozioni che va ben oltre la limitativa interpretazione di ‘musica a programma’ che spesso ad essa è accostata. Certo, si tratta di una serie di piccole scene costruite attorno all’idea del Carnevale, che il compositore rilegge dando espressione ai personaggi della Commedia dell’Arte, nonché a sé stesso, a colleghi e amici (Chopin, Paganini, la giovanissima Clara). Eppure la forza espressiva di questa musica va così oltre la semplice descrizione, pur metaforica, di scene di danza, che l’idea di musica a programma è quasi svilente, riduttiva. Le 21 scene sono collegate da una ricorrente idea musicale che prende forma in tre differenti gruppi di note, mib-do-si-la, lab-do-si, la-mib-do-si, freddamente esposti in “le Sfingi”, brano statico che irrompe bruscamente nel succedersi delle movimentate scene, ed è per questo spesso tralasciato nelle esecuzioni dal vivo e solo a volte incluso nelle registrazioni (scelta adottata da Cabassi). I tre gruppi di note (nella notazione letterale tedesca S(Es)-C-H-A, As-C-H, A-S(Es)-C-H), danno luogo a un esempio di crittogramma musicale che sembra ruotare attorno alle lettere che compaiono nel nome Schumann, nella parola Fasching (carnevale) e nella città di nascita dell’allora fidanzata del compositore (Ernestine von Fricken), Asch. Davvero eccezionale la lettura del pianista milanese, il cui virtuosismo mai fine a sé stesso, ma anzi splendidamente variopinto, riesce a trasmettere pienamente il sapore di ognuno dei brani, tanto nella forza degli episodi maestosi e appassionati (l’animato Préambule, l’autobiografico Florestan e il Valse noble, con il suo abbandono), quanto nella affettuosa lettura dei brani più trasognanti (Eusebius, Chiarina, Chopin e ancora Aveu), senza tralasciare lo squisito umorismo di scene come il Valse allemande. E quando poi, alla fine di questa entusiasmante cavalcata, arriva la Marcia dei “Davidsbündler”, con il suo simbolico sbeffeggio della tradizionale danza tedesca del “Grossvater” (“Nonno”), si comprende appieno il perché della citazione del compositore in copertina “… spasso, divertimento e gioia”, e si è pronti alla trascinante coda in Prestissimo che conclude il bellissimo e straordinario affresco umano che Schumann ci ha donato nel suo Carnaval.

Vittorio De Iuliis

Robert Schumann: Carnaval / Concerto per pianoforte e orchestra

Davide Cabassi (pianoforte), Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Gustav Kuhn
COL LEGNO classics

Tags: Davide CabassiGustav KuhnOrchestra HaydnRobert Schumann
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Vittorio De Iuliis

Vittorio De Iuliis

Giovane critico musicale, affianca da sempre alla pura formazione scientifica un bruciante amore per la musica. Ne scrive, sempre dalla parte del pubblico, tentando di gettare ponti e immaginare collegamenti con gli altri campi del sapere e dell'arte.

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