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Eclettico Hyung-ki Joo al Musikverein

di Barbara Babic
20 Febbraio 2013
in CONCERTI, RECENSIONI
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Home RECENSIONI CONCERTI
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Concerti • Nei panni di compositore e voce narrante il pianista presenta il suo Joseph’s Lonely Heart Septet e interpreta con la sua tipica vena eccentrica Stravinskij nell’Histoire du Soldat


di Barbara Babic


[IL] pianista Hyung-ki Joo, celebre accanto al compare Igudesman in ormai ben noti sketch e spettacoli musical-umoristici, si presenta questa volta al pubblico viennese  nei panni inconsueti prima di compositore, poi di attore. Su invito dei Wiener Symphoniker, Joo si è cimentato nella composizione di un’opera in prima esecuzione assoluta da presentare accanto alla celebre Histoire du Soldat di Stravinsky. È nata così Joseph’s Lonely Heart Septet, che a detta dell’autore «si ispira ai vari periodi di vita del soldato Joseph», un  ‘lonely heart’, «un tipo simile al quale si potrebbero essere ispirati i Beatles per Stg. Pepper Band», un cuore che nella storia è destinato a rimanere solitario sia durante la guerra che dopo essere stato ingannato dal diavolo.

Divisa in quattro parti, la prima (Tristan’s Scherzo) rappresenta un ritratto musicale del compositore austriaco contemporaneo Tristan Schulze: Joo non solo riprende alcune caratteristiche della sua scrittura – che spaziano da continui cambiamenti ritmici, largo spazio all’improvvisazione e sonorità jazz – ma vuole delinearne anche la spiccata vena umoristica. Così, a metà brano, dopo un fracasso delle percussioni, il trombettista si alza in piedi e racconta al pubblico una barzelletta, per poi riprendere normalmente a suonare. Si passa poi a Insomnia, descritta nelle note di sala come «una composizione che potrebbe essere stata concepita durante una notte insonne […] in cui alla fine ci si chiede: questo brano va avanti all’infinito o si è pacificamente addormentato?», pezzo che si colora di sonorità delicate, in cui la lentezza porta gli interpreti a mimare una sorta di slow motion assai d’effetto. Dopo Lullaby for Leo, una lieve ninna nanna che «avrebbe potuto cantare Joseph al suo bambino se non avesse mai incontrato il diavolo», l’opera si conclude con Mad for Seven, forse la parte più riuscita e convincente del tutto. Basata sul ritmo di 7/8, dovrebbe rappresentare per la complicatezza della sua struttura «un vero inferno in Terra per i musicisti». Questo andamento è presente infatti in altrettanti pezzi ‘infernali’ citati in quest’occasione dal compositore – la Sinfonia Dante di Liszt, St. Augustine in Hell di Sting, Diary of a Madman di Ozzy Osborne, Money dei Pink Floyd – in cui fa capolino anche una piccola parodia in musica del Bolero di Ravel, il tutto tra ritmi incalzanti, atmosfere quasi filmiche, momenti folkloristici, canzoni cantate a squarciagola, come si confà allo stile del compositore e pianista.

Un’opera che nel complesso stupisce per i continui effetti musicali, parodistici e comici, assai scorrevole e godibile, che lascia all’ascoltatore l’impressione sfuggevole di una risata, in cui però – anche alla lettura delle note di sala – ci si rende conto che in generale è un po’ debole e vago il collegamento tematico con l’opera di Stravinsky Histoire du Soldat (Soldier’s Tale), protagonista della seconda parte della serata. Qui è senza dubbio notevole la prova di Joo, questa volta nelle vesti di voce recitante, che dà il meglio di sé nell’interpretazione dell’opera, intervallando alla declamazione in inglese (per le parti narrative e di Joseph) quella in tedesco per la parte del diavolo. Interessante, anche se in alcuni momenti fin troppo cabarettistico, il tentativo di riportare l’opera ai giorni nostri, effettuato attraverso alcuni piccoli accorgimenti sul testo, tra i tanti la parlata colloquiale di Joseph, il suono di una ben nota suoneria di un cellulare e rimandi a macchine di lusso della nostra epoca. Ottimo affiatamento dell’ensemble dei Wiener Symphoniker, che si sono ben adattati alle richieste spesso fuori dalle righe del narratore, senza rimanere mai in ombra, ma anzi, distinguendosi per precisione e vitalità dell’esecuzione. Al violinista Sebastian Gürtler (che si è sostituito all’ultimo a Claire Dolby) – già affine alle performance musicali umoristiche con Igudesman (nello show The Cyber Conductor) – si sono affiancati Ernst Weissensteiner (contrabbasso), Gerald Pachinger (clarinetto), Richard Galler (fagotto), Heinrich Bruckner (tromba), Walter Voglmayr (trombone), Friedrich Philipp-Pesendorfer (percussioni),  cimentatisi con la giusta scioltezza e maestria in un piacevole concerto, condito dagli applausi di un divertito e complice pubblico viennese.

© Riproduzione risevata

Tags: Ernst WeissensteinerFriedrich Philipp-PesendorferGerald PachingerHeinrich BrucknerHyung-ki JooRichard GallerSebastian GürtlerWalter VoglmayrWiener Symphoniker
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Barbara Babic

Barbara Babic

Nata in Croazia nel 1987, cresce a Trento dove studia pianoforte e beni musicali. Dopo un periodo di ricerca alla Freie Universität e all'Akademie der Künste di Berlino, nel 2012 si laurea in musicologia presso l'Università degli studi di Milano con una tesi sulle musiche per il teatro berlinese di Erwin Piscator. Attualmente è dottoranda in musicologia presso l'Università di Vienna con un progetto sul Melodram viennese. Collabora con diversi enti musicali tra cui la Fondazione Concorso Pianistico Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano.

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