Alla Philharmonie di Berlino il direttore ha interpretato la Decima del compositore russo e pagine di Berlioz. Di Henri Dutilleux Tout un monde lointain… con il violoncellista Truls Mørk
di Corina Kolbe
Dirigere le sinfonie di Dmitrij Šostakovič significa per Mariss Jansons tornare alle proprie radici. Da giovane il lettone è stato assistente di Evgenij Mravinskij, direttore “storico” dei Filarmonici di Leningrado con i quali aveva eseguito molte opere del compositore in prima assoluta. Nel corso degli anni Jansons, uno dei più rinomati direttori d’orchestra dei nostri tempi, ha inciso tutte le quindici sinfonie di Šostakovič con orchestre di prim’ordine in Europa e negli Stati Uniti, tra cui i Berliner e i Wiener Philharmoniker, l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese o la Philadelphia e la Pittsburgh Symphony Orchestra.
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Di ritorno a Berlino, ha offerto una lettura intensissima della Decima Sinfonia, scritta nei mesi successivi alla morte di Stalin nel 1953 e considerata una “resa di conti” con il regime del dittatore. Il primo movimento, lento e dalla struttura complessa, rivela il carattere tragico e inquietante dell’opera. Molto più breve lo Scherzo dai toni feroci e marziali, secondo il biografo Salomon Volkov «un ritratto musicale di Stalin». Sotto la bacchetta di Jansons l’orchestra mantiene altissima la tensione drammatica della sinfonia fino all’ultima nota. Nell’Allegretto – Più mosso Šostakovič gioca con le iniziali del nome suo e della sua musa Elmira Nazirova, con variazioni di questi crittogrammi musicali suonati ad esempio dal corno, per tornare al motivo “DSCH”anche nell’ultimo movimento che oscilla tra toni idilliaci e aggressivi, con l’orchestra che arriva fino al forte-fortissimo.
Jansons, che l’anno scorso compariva nella rosa dei candidati alla successione di Simon Rattle sul podio dei Berliner, ha dimostrato anche questa volta di essere in perfetta sintonia con i musicisti. Nel brano iniziale Le Carnaval Romain del romantico francese Hector Berlioz, un’Ouverture caractéristique basata su due temi tratti dalla sua opera lirica sulla vita dello scultore e orafo Benvenuto Cellini, spicca Dominik Wollenweber, bravissimo corno inglese. La seconda parte, il saltarello spericolato ballato durante il carnavale romano a Trastevere, vede l’orchestra ugualmente in piena forma.
Applausi meritati anche per Truls Mørk, solista in Tout un monde lointain…, concerto per violoncello e orchestra di Henri Dutilleux. Il brano ispirato alla raccolta di poesie Les fleurs du mal di Charles Baudelaire incanta per il suo carattere onirico. Il solista norvegese si dimostra un grande virtuoso capace di esprimere anche la sottile poesia dell’opera, eseguita per la prima volta nel 1970 dal mitico Mstislav Rostropovich con l’Orchestre de Paris.
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