Michele Campanella con Riccardo Muti e la Chicago Symphony Orchestra a Chicago il 30 settembre (replica l’1 e 4 ottobre) per celebrare Franz Liszt nell’anno del bicentenario della nascita
L’anno del bicentenario lisztiano per Michele Campanella, considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi al pianoforte e interpreti del compositore ungherese, è stato denso di appuntamenti tra concerti come solista e direttore d’orchestra in numerosi teatri in Italia e all’estero, la presentazione del primo libro della sua vita dedicato a Liszt (Il mio Liszt, Milano, Bompiani), una serie di conferenze che hanno toccato molte città e istituzioni culturali della Penisola, e le incisioni discografiche: ora si appresta a varcare l’Oceano per raggiungere Riccardo Muti e la Chicago Symphony Orchestra, con i quali suonerà il 30 settembre, con repliche l’1 e 4 ottobre, per il concerto celebrativo del bicentenario della nascita di Liszt, del quale Campanella eseguirà il Primo concerto per pianoforte e orchestra.
Era dal 1984 che Riccardo Muti e Michele Campanella non si esibivano insieme. Fu a Philadelphia, ancora nel nome di Liszt, con il Totentanz e il Secondo Concerto. L’occasione per il nuovo incontro è il bicentenario della nascita del compositore magiaro, che sia Muti che Campanella hanno imparato ad amare attraverso l’insegnamento del Maestro Vincenzo Vitale. “Questa matrice comune – conferma Campanella – si manifesterà certamente nella nostra interpretazione del Concerto in mi bemolle, ma sarà anche interessante per entrambi scoprire cosa il sedimentarsi del tempo e dell’indagine ha mutato nel nostro approccio musicale. A Philadelphia fu scritto da un critico musicale che né io né l’orchestra avevamo prevalso uno su l’altro e che l’equilibrio creato tra noi era stato esemplare. Fu un complimento magnifico che sono sicuro su ripeterà a Chicago per questo nostro comune omaggio lisztiano. Inoltre, con la Chicago Symphony si suona al più alto dei livelli possibili per un’orchestra: il risultato di questo nostro incontro musicale promette di essere un degno omaggio a Liszt, considerando anche che la Faust Symphonie, che verrà eseguita dopo il Concerto per pianoforte, ha in Riccardo Muti uno dei grandi interpreti storici”.
Il concerto, oltre alle due composizioni lisztiane, prevede in apertura l’esecuzione della Huldigungmarsch di Wagner.
Michele Campanella ha affrontato in oltre 45 anni di attività molte tra le principali pagine della letteratura pianistica, in particolare ha affrontato la musica pianistica di Liszt per la prima volta all’età di 14 anni, facendone il suo compositore di riferimento. A 19 anni con il Mephisto-Valzer il pianista ha vinto Concorso Internazionale “Alfredo Casella”. Nel 1968 ha debuttato con le orchestre dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e della Rai di Milano eseguendo la Totentanz diretto da Eliahu Inbal e Christoph von Dohnanyi. Negli anni Settanta e Ottanta ha lavorato molto sulle parafrasi lisztiane, anticipando e promuovendo la fortuna che questo genere di musica oggi può vantare. Ne ha in repertorio ben quarantuno. Per questo non sono mancati numerosi riconoscimenti che lo legano al nome di Liszt: la Società “Franz Liszt” di Budapest gli ha conferito il Gran Prix du Disque nel 1976, 1977 e nel 1998, mentre nel 1986, centenario della morte di Liszt, il Ministero della Cultura ungherese gli ha conferito la medaglia ai “meriti lisztiani”, così come l’American Liszt Society nel 2002. Dal 2008 è anche Presidente della Società Liszt, chapter italiano dell’American Liszt Society.
Il prossimo appuntamento italiano di Michele Campanella sarà l’inaugurazione della Stagione da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 21 ottobre, quando nella Sala Sinopoli completerà il ciclo di musiche pianistiche con il quarto programma preparato per l’omaggio lisztiano dell’Accademia (Années de Pèlerinage III: Italie, Sonata in si minore). Con lo stesso programma sarà al Teatro San Carlo di Napoli il 24 ottobre, e successivamente a Cagliari dove, il 28 e 29 ottobre, celebrerà ancora Liszt con un concerto che prevede Malediction per pianoforte e orchestra d’archi e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in la maggiore S. 125, inserito nella programmazione della Stagione concertistica del Teatro Lirico, accompagnato dall’Orchestra diretta da Daniele Giorgi.
Con molto interesse ho letto libro “Il mio Liszt“ scritto da Michele Campanella.
Essendo tecnico di pianoforti specializzato presso la Steinway & Sons di Amburgo e collaboratore per 11 anni presso la Fazioli di Sacile, mi permetto di precisare quanto segue: a pagina 174 II 8, viene trattato l’uso del pedale sinistro del pianoforte, il quel è stato impropriamente definito con il termine “sordina”.
Il pedale sinistro del pianoforte può essere definito sia “sinistro” appunto (dal tedesco linken Pedal), sia pedale “una corda” (perché viene elusa una corda dalla percussione di ogni singolo martello tranne i cori monocordi degli estremi bassi) e sia “pedale di spostamento” (dal tedesco Verschiebung Pedal).
L’abbassamento del pedale sinistro effettua un progressivo spostamento della meccanica-tastiera (verso destra o in rari casi verso sinistra) in modo tale che il feltro del martello tocchi le corde in differenti posizioni fino a eludere completamente una corda dalla percussione del martello stesso, ingenerando così il cosiddetto fenomeno di interferenza o dissimmetria vibratoria delle corde di ogni singolo coro.
La corda non percossa, indotta alla vibrazione dal ponticello, inizia la propria vibrazione in dissimmetria vibratoria rispetto alle corde direttamente colpite, e questa situazione crea un suono residuo fluttuante, il quale allunga il processo di decadimento vibratorio globale del suono, il cosiddetto “sostenuto”.
Molto spesso il pedale sinistro viene erroneamente considerato come “pedale del piano”, dimenticando che effettivamente è un vero e proprio “registro” utile soprattutto per ottenere molteplici e differenti coloriture timbriche, sostenere le melodie prolungate, ed esprimere al meglio la cantabilità del pianoforte stesso: peculiarità difficilmente ottenibili con altri mezzi.
La sordina invece, è un apposito dispositivo costituito in panno di feltro più o meno sottile che viene frapposto tra il martello e le corde in modo tale che venga attutita la percussione dei martelli. Questo dispositivo era applicato anche negli strumenti di Beethoven, Mozart ecc. e a richiesta può essere montato anche negli attuali pianoforti a coda.
Tramite questo dispositivo sarebbe possibile ottenere ulteriori sfumature timbriche e dinamiche.