Quindici giorni per salvare la programmazione d’autore a Radio Classica e garantire continuità lavorativa alle sue voci. L’editore Class, che nel 2010 ha aperto il canale televisivo Horse Tv, dedicato alle corse di cavalli, ha deciso di tagliare sull’emittente radiofonica, punto di riferimento tra i network privati
di Simeone Pozzini
M attei cercava il petrolio in Italia. In termini economici chi ama questo paese sa bene qual è il vero bottino. La cultura. Di fronte a noi invece notizie continue di tagli, statali o privati che siano. Parlare di opera è bello all’estero, magari durante una cena lussuosa insieme a un dirigente finanziario di New York non competente di musica ma che conosce per dire Verdi o Puccini. Cita a memoria alcune arie. L’orgoglio del commensale italiano per un attimo allora si sveglia. Tempo fa, ma non molto, è stato detto persino da un Ministro che con la cultura non si mangia. Che non ci sono i numeri. Se è per questo il Tavernello dovrebbe allora essere il vino italiano più noto al mondo. Tagli e circolari, mondi in subbuglio, lavoratori precari a vita nonostante una formazione, quella musicale, che in termini di anni di studio è nella media quasi pari a quella dei medici. Per questo arriva con amarezza l’ennesima notizia della soppressione di un luogo del pensiero e dell’ascolto. I programmi di Radio Classica (condotti da Luca Ciammarughi, Giacomo Giuliani, Gabriele Formenti, Luca Zaramella e Ricciarda Belgiojoso) non possono interrompersi. Lo chiede a gran voce il mondo della musica classica, gli appassionati, i musicisti, gli ascoltatori di programmi quali “Spazio dj classico”, “Ultimo grido”, “Acquarello Show”, “Il pianista”, “La pantera rosa”, “Vintage” e “Note d’autore”.
È di ieri infatti la decisione dell’editore Class, leader nell’informazione finanziaria, di tagliare dal palinsesto tutte le trasmissioni musicali in diretta e post-prodotte che con competenza e professionalità dei loro conduttori hanno creato in questi anni un pubblico nuovo e vastissimo (l’emittente trasmette in fm nelle principali città italiane e anche in streaming). Con la conseguente interruzione delle collaborazioni (a partita iva) delle voci radiofoniche. L’editore dal canto suo motiva la decisione ponendo questioni di sostenibilità e appetibilità per gli sponsor. Parabola del ramo secco. La radio però continuerà ad esistere e senza conduttori forse trasmetterà musica a ciclo continuo. Niente ospiti, interventi critici, presentazioni di libri e cd, news, insomma tutto quello che ha conquistato il pubblico. Su Facebook si sta scatenando un largo movimento di indignazione e solidarietà, ed è nato il gruppo “Salviamo Radio Classica” nel quale è possibile trovare le informazioni per firmare la petizione. Gli ascoltatori chiedono a Class Editori di fare un passo indietro nella decisione riconfermando la presenza dei loro conduttori. Se tutto rimanesse così com’è il 15 novembre i programmi saranno di fatto soppressi. L’editore Class possiede cinque tv, circuiti televisivi, una decina di periodici tra i quali Case & Country, quotidiani finanziari tra i quali Milano Finanza e Italia Oggi. Prodotti editoriali posizionati molto bene nei settori di competenza e che hanno intercettato un pubblico di appassionati. Potrebbero creare un vero business intorno alla radio. Perché non investire con un marketing mirato? Magari anche creando una stagione di concerti, ampliando e rilanciando insomma l’attività. Il lavoro fatto da Ciammarughi, Formenti e co. è notevole, e Class, con la lunga ed affermata esperienza di editore, potrebbe trarne vantaggio. E continuare a diffondere Brunello in larga scala al pubblico.
E’ UN ASSURDITA’ CHE SI TOLGANO DOCENTI ALTAMENTE QUALIFICATI A COMMENTARE E SPIEGARE A CHI AMA LA MUSICA MA NON LA CONOSCE LE OPERE TRASMESSE.
UNA BARBARIE! CHE MI FA MOLTA PAURA.
Io penso, cara Laura, che lei abbia centrato il punto. La paura.