di Ida Zicari
Un cimelio di famiglia svela tracce di storia illustre. È accaduto a Pisa: il protagonista è un fortepiano Graf sul cui contro-coperchio si conserva un’iscrizione lasciata da mano ignota. Essa riferisce di un concerto tenuto da Liszt il 28 gennaio 1839 in Casa Aulla a Pisa, con ingresso a pagamento. Muto finora, e relegato tra i repertori privati dell’aneddotica familiare, il messaggio oggi è diventato oggetto di accurato studio. A dar voce ai suoi segreti è stata Mariateresa Storino, studiosa lisztiana che ha svolto la sua ricerca grazie alla lungimirante iniziativa dell’UnipolSai di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa. Gli esiti della ricerca sono di recente confluiti in una pubblicazione dal titolo Franz Liszt a Pisa. Alle radici del recital pianistico tra suggestioni pittoriche e letterarie. Con puntualità scrupolosa, il libro snoda le sue argomentazioni a diversi livelli, proponendo contenuti scientificamente fondati in forma godibile per tutti. Centrale, la presenza di Liszt in Italia nel periodo tra il 1837 e il 1839, e, in particolare, la tappa pisana del viaggio che il pianista fece con Marie d’Agoult nel 1839, risultano qui scandagliate in profondità. La ricostruzione della verità storica condotta dalla Storino sulle tracce di Liszt a Pisa stimola pertanto nuovi scenari nel panorama degli studi musicologici.
Se innanzitutto è la biografia lisztiana ad arricchirsi di ulteriori informazioni sulla “fuga” da Parigi degli amanti, sull’entourage dei pisani intorno a loro, sull’amicizia con il marchese Cesare Boccella autore dell’Angiolin dal biondo crin, e con il letterato Giovanni Rosini, sulla partecipazione al I Congresso degli scienziati pisani (1-15 ottobre 1839), nel contempo, l’emersione di documenti inediti consente alla studiosa di ridefinire cronologicamente il genere del recital pianistico, aggiornarne l’iter evolutivo, e restituire la giusta considerazione a quella accademia che Liszt tenne “tutto solo” su quel fortepiano, il 28 gennaio del 1839. Attualmente di proprietà della famiglia Cardella, lo strumento, inoltre, oggi ha acquisito pieno diritto di cittadinanza nella storia del pianoforte, risultando alle indagini un classico modello a coda viennese di fortepiano prodotto da Conrad Graf nel 1834 circa. Infine, un denso capitolo è dedicato al comporre lisztiano nel periodo giovanile in Italia, e a quel superiore ideale di unità delle arti che tanto fu sollecitato dall’incontro con l’arte italiana; e l’investigazione si conclude con un’attenta disamina sull’intricata relazione che il Totentanz intrattiene con gli affreschi del Camposanto di Pisa, e sulla complessità del percorso elaborativo e cronologico della sua composizione.