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La violinista Anna Tifu, diretta da Hubert Soudant alla guida dell’orchestra palermitana, interpreta Bruch. Nel concerto anche opere di Schönberg e Bloch
di Monika Prusak
“Suggestioni ebraiche”, con questo titolo l’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo ha voluto dare un suo contributo alla Giornata della Memoria il 27 gennaio. Il pubblico palermitano ha avuto l’occasione di applaudire due interpreti di nota fama, la giovane violinista Anna Tifu e il direttore d’orchestra olandese, Hubert Soudant. E di applausi ce ne sono stati tanti, perché il programma del concerto è stato ben assortito, suggestivo e coinvolgente. L’orchestra ha iniziato con il n. 1 dei Tre poemi giudaici di Ernest Bloch (1913), una composizione movimentata e profonda, pervasa da temi antichi della musica ebraica. Eccezionale la direzione di Soudant, che con gesto chiaro e pesante, supportato da un’estrema sicurezza, trascinava i musicisti in infinite sfumature timbriche e dinamiche. A volte festoso, a tratti atterrito, il brano di Bloch appassiona e sorprende con un continuo gioco di ritmi e contrasti, dedicando ampio spazio agli strumenti a fiato e alle percussioni, che si alternano ai nostalgici assolo della viola.
Anna Tifu ha interpretato il Concerto in sol min. n. 1 per violino e orchestra op. 26 di Max Bruch (1868), l’autore delle famose Variazioni Kol Nidrei per violoncello e orchestra op. 47, ispirate a melodie ebraiche del VII-VIII secolo. La giovane strumentista è dotata di un’eccezionale espressività e di una solida tecnica, che le permettono di mostrare un ampio ventaglio di timbri anche nelle agilità. Il suono del suo “Mischa Piastro” (violino firmato Carlo Bergonzi, Cremona 1739), nonostante non risulti molto robusto, si distingue per una notevole cantabilità soprattutto nel secondo movimento del Concerto. La Tifu “canta” nel registro acuto e “parla” in quello grave, sempre con un’intonazione sicura, ammirevole soprattutto nei numerosi piano dei primi due movimenti (Allegro moderato, Adagio). Il suono piuttosto vibrato, ma non invadente, è diventato vigoroso nel terzo movimento del Concerto (Allegro energico), in cui traspare il temperamento mediterraneo della solista. Richiamata ben tre volte dagli applausi, Anna Tifu ha presentato un bis, il quarto movimento “Les Furies” dalla Sonata n. 2 per violino solo del belga Eugène Ysaÿe. Il violinista e compositore Ysaÿe fu maestro di violino di Ernst Bloch.
La seconda parte del concerto ha segnato il ritorno al primo Novecento, per concludere la serata con il più importante esponente della seconda scuola viennese, l’emblema della persecuzione nazista nei confronti dei compositori di musica nuova di origine ebraica, Arnold Schönberg. Si tratta del poema sinfonico per orchestra Pelleas und Melisande, composto dal giovane Schönberg nel 1903 e basato sull’omonimo dramma del belga Maurice Maeterlinck. Negli stessi anni Claude Debussy preparava la prima rappresentazione della sua opera Pelléas et Mélisande. Lontano ancora dai suoi lavori dodecafonici e sotto l’influenza del tardo romanticismo, Schönberg cuce il poema dei leitmotiv wagneriani e con orchestrazione ispirata a Richard Strauss. C’è però un qualcosa di nuovo che si esprime in un linguaggio sonoro aspro e dissonante, come se volesse preannunciare il cambiamento che si verificherà nell’approccio di Schönberg alla composizione qualche anno dopo. Ma all’epoca né il pubblico né la critica accolsero bene le novità, considerando l’audace armonia piuttosto sconvolgente.
L’Orchestra Sinfonica Siciliana ha suonato il poema con grande trasporto e immediatezza, ancora una volta sotto la mano infallibile di Hubert Soudant. La composizione con toni cupi e densa orchestrazione crea inevitabilmente alcune difficoltà nel mantenere la tensione tra i numerosi forte, momenti di particolare dolcezza e frammenti ricchi di aspre dissonanze. Soudant ha presentato un’interpretazione meditata e conseguente, portando questo lungo brano a un finale sorprendente, in cui i toni gravi e drammatici si mescolano con i brevi momenti di luce prima della morte della protagonista. Tra le numerose parti soliste degli orchestrali, quello che incantava maggiormente era il corno inglese di Maria Grazia D’Alessio, che con una singolare tenerezza dipingeva il personaggio di Melisande. Schönberg conclude seguendo alla lettera Maeterlinck e così è stato anche per Soudant: dopo alcune esplosioni di sentimento il brano si è chiuso in un clima di totale rassegnazione. Il concerto è stato applaudito a lungo anche dall’orchestra, che ha accompagnato l’uscita del direttore con un sincero plauso dei piedi per sottolineare la riuscita collaborazione.
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