[wide]
Ricordo • La cantante scomparsa lo scorso 10 dicembre (era nata nel 1919) fu astro di quella brillante generazione di cantanti che affermò un modo nuovo di interpretare Mozart e Strauss
di Riccardo Rocca
[LA] scomparsa di Lisa Della Casa è una di quelle notizie che, nonostante l’età avanzata della cantante, coglie tutti di sorpresa: coloro che la adorano da sempre così come coloro che l’hanno semplicemente stimata per il mito che ha incarnato e che negli ultimi trent’anni la sua totale assenza dai riflettori ha alimentato. Dopo un’ultima Arabella alla Staatsoper di Vienna nel 1974, a trentatré anni dal debutto (nel 1941 a Solothurn-Biel come Butterfly) la cantante svizzera si ritira a vita privata con la famiglia in una fiabesca dimora sul Lago di Costanza.
Celeberrima e celebrata Arabella con Solti, acclamata Eva nei Meistersinger a Bayreuth nel 1952 con Knappertsbusch, prima interprete in studio dei Vier letzte Lieder incisi con Böhm e i Wiener Philharmoniker nel 1953, pioniera Cleopatra nel Giulio Cesare di Händel nel 1955, fu Donna Elvira con Furtwängler nel celebre video di Salisburgo (1954) – città con la quale ruppe ogni rapporto dopo che, inaugurato nel 1960 nei panni della Marescialla il Großes Festspielhaus nel Rosenkavalier di Karajan, per il celeberrimo film del medesimo spettacolo venne sostituita dalla Schwarzkopf, a lei affine per vocalità ma molto lontana come personalità. Una rivalità del tutto superficiale – come quasi sempre in questi casi – contrapporrà da allora le due dive, la cui diversità – e insieme complementarietà – possiamo toccare con mano quando, nel 1964, si incontrarono da “amanti” sul palscoscenico del Metropolitan di New York come Octavian (Della Casa) e Marescialla (Schwarzkopf).
Donna avvenente e dalla personalità contraddittoria, dal fascino tradizionale da un lato, ma capace nel contempo di affermare (alla BBC nel 1963) che un medico le disse : “fumare è meno dannoso di cantare – ed io fumo più di cantare”. Lisa Della Casa ha rappresentato un modello inarrivato di bellezza vocale ed eleganza espressiva non priva di una delicata fragilità e di un certo fascino naïf. Fu tra gli astri splendenti di una generazione di cantanti austro-tedeschi che, di un certo modo raffinato e nostalgico di interpretare il repertorio mozartiano e straussiano, furono protagonisti assoluti per almeno un trentennio.
© Riproduzione riservata