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Concerti • La quarta edizione della rassegna britannica si è aperta con il Choir of Clare College di Cambridge diretto da Graham Ross, eccellente in un programma tutto novecentesco
di Michele Manzotti
[LA] quarta edizione del London a Cappella Festival ha coinciso con il giubileo degli Swingle Singers. Il gruppo vocale inglese ha infatti aperto ufficialmente l’anno del cinquantenario dall’uscita di Jazz Sébastien Bach chiamando attorno a sé il meglio della musica a cappella mondiale. Per quanto riguarda i gruppi classici, ovviamente era attesissima l’esibizione dei King’s Singers che sono saliti sul palco nella serata conclusiva, regalando al pubblico un brano insieme agli Swingle.
Ma del sestetto vocale abbiamo già parlato su queste pagine in occasione di un loro concerto italiano. Vogliamo invece puntare l’attenzione sull’apertura del Festival che come nel 2012 era dedicata alla classica. Stavolta è toccato ai giovani componenti del Choir of Clare College di Cambridge diretto da Graham Ross. Una formazione che rischiava di restare in secondo piano rispetto agli altri momenti della rassegna, più legati al linguaggio pop e all’esecuzione con il microfono. Invece il coro ha stupito per intonazione, stile e coraggio nella scelta di un repertorio del Novecento che è molto difficile ascoltare. Se ad esempio i Quatre motets pour le temps de Noël di Francis Poulenc e l’Hymn to St Cecilia di Benjamin Britten sono più noti al pubblico dei concerti, brani come …which was the Son of… di Arvo Pärt e Friede auf Erden di Arnold Schönberg sono perle nascoste in produzioni più vaste degli stessi autori.
I compositori francesi erano rappresentati anche da Maurice Duruflé, più conosciuto come compositore per organo, mentre tra le pagine degli inglesi spiccavano A Hymn to Christ di Imogen Holst e Hymn to the Creator of Light di John Rutter, direttore prima dell’entrata in carica di Graham Ross. Lo stesso Ross ha mostrato sicurezza nel condurre una formazione già di grande eccellenza e che può migliorare ancora con gli anni. Pärt e Schönberg, autori delle musiche meno duttili per gli esecutori, sono stati affrontati con bravura tecnica e gusto. Una formazione che si fa onore nella tradizione corale britannica e che speriamo possa avere uno sbocco discografico proprio con questo repertorio.
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