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L’opera di Puccini in scena al Teatro Verdi con la regia di Elisabetta Brusa
di Elena Filini
A mori tra sartine e poeti, cocotte e pittori, nel ventre di una metropoli un po’ mezzana e forse crudele nel distruggere i sogni di belle età d’inganni ed utopie. Quarto titolo del cartellone del Teatro Verdi di Trieste, domenica 15 aprile è andata in scena la seconda recita La bohème di Giacomo Puccini. Opera metropolitana per eccellenza, La bohème è un grandioso articolo di colore. Parla di amori e realtà sociali, porta in scena la cosiddetta generazione dell’assenzio, la fata verde che ha sedotto poeti e letterati, e casi di clinica industriale: sartine tubercolotiche che perfettamente incarnano il mito della femme fragile. La produzione riprende l’allestimento del Regio di Parma per la regia di Elisabetta Brusa e porta in scena uno spettacolo di segno ultratradizionale che non manca di un certo appeal. Quasi zeffirelliano, ad esempio, il secondo atto, con gli interni del Caffè Momus. La regia, forse un po’ penalizzata dall’allestimento olistico, è una galleria di tradizioni, ma restituisce uno spaccato gradevole di vita basso parigina grazie anche alle scene eleganti e all’intrigante trovata di fissare alcuni istanti in fotografia, rileggendo così le Scene de la vie de bohème di Murger.

Donato Renzetti è un solido professionista e direttore valente. Tuttavia qui si presenta in versione un po’ routinier. Il risultato sono tempi a volte incerti, in qualche caso di eccessiva prudenza, che creano una sensazione di generale indecisione e producono (anche a causa della non impeccabile prova dell’orchestra del Teatro) vistosi scollamenti nel secondo atto e nel quintetto del primo atto (colpa anche delle distrazioni musicali di Benoit, Dario Giorgelè). Il cotè maschile è in genere piuttosto vago sotto il profilo musicale: Domenico Balzani è un Marcello vocalmente adeguato, tuttavia un po’ dozzinale sotto il profilo dell’emissione e precario nella tenuta musicale. Schaunard (Andrea Vincenzo Bonsignore) ha senza dubbio maggiore appeal musicale e timbrico, forse la vocalità non è ancora sufficientemente irrobustita per passare senza tema l’orchestra. Non è questo il problema di Colline (Gianluca Breda), che ha una vocalità di bella grana e di indiscutibile potenza, affetta a volte da una fonazione un po’ gutturale che mette a rischio la fluidità di articolazione nel canto di conversazione. Il Rodolfo di Giuseppe Talamo perplime. Il tenore napoletano, dotato di una vocalità brunita e interessante, lascia supporre gli effetti di una fatica vocale sin dal primo atto. La voce e l’emissione sarebbero di scuola belcantista, forse ancora inadatte ad un canto così spiegato e generoso in acuto. Il giudizio è invece in positivo per le due interpreti femminili. Diletta Rizzo Marin ha physique du rôle e voce adatti al personaggio. Interprete intelligente e musicale, dà a volte la sensazione di non mettere sempre a fuoco i suoni nella zona acuta e di converso scurisce forse all’eccesso la prima ottava. È ad un passo tecnico da realizzare una Musetta ideale e la giovane età lascia certamente sperare che certe asperità vengano ammorbidite in un giusto melange. Elisabetta Farris è, sotto il profilo vocale e dello scandaglio del ruolo, la sicura dominatrice della recita. Il bel timbro brunito è messo a servizio di una tecnica sorvegliatissima e rifinita. Mimì è un ruolo molto adatto alle sue caratteristiche vocali e al suo temperamento. Forse a tratti si fa prendere la mano, eccedendo in qualche soluzione verista (alcuni attacchi del suono) e di converso sbianca un po’ i passi di conversazione, ma sono rilievi minimali,dettati forse da una sperimentazione espressiva sul ruolo. Positiva la distribuzione dei ruoli comprimariali e ottimo l’apporto del coro diretto da Paolo Vero. Teatro gremito e accoglienza più che cordiale. Fuori, Trieste gentile e malinconica, è battuta da una pioggia insistente.
Intervengo sommessamente per dire la mia sulla Boheme Triestina.
Ero nel pubblico e da musicista e melomane appassionata non ho potuto che gioire del bellissimo spettacolo che il Verdi di Trieste ha prodotto.
Ho trovato l’orchestra in forma e ben diretta dal M°Renzetti e la regia molto accurata.
I cantanti tutti giovani e molto bravi.
In particolar modo il baritono che interpretava Marcello e il soprano che interpretava Mimì.
Rimango perciò molto perplessa nel leggere la critica che la vostra giornalista ha scritto.
bene ha fatto secondo me il M°Balzani a esprimere il suo disappunto.
Come si può infatti definire dozzinale un interprete che ad esempio nel terzo atto ha nelle frasi del duetto con Mimì cantato con una morbidezza unica,come si può criticare un soprano che ha tratteggiato benissimo l’amore e la sofferenza dell’eroina Pucciniana.Ma ancor peggio come si può definire svogliato il M° Renzetti che ha diretto in maniera decisa e precisa.
Leggo che la giornalista sarebbe un insegnante di canto e cantante.
Bene .perche non coglie l’invito del Maestro Balzani di un incontro pubblico dove poter dimostrare come si canta la Boheme?
Sono proprio curiosa di ascoltarla.
Come si è detto giustamente a volte gli artisti a volte hanno delle serate storte.
in questo caso è stato il critico che ha avuto una serata storta.
In ultimo faccio i complimenti per il vostro giornale on line.
Veramente è stato un piacere scoprirvi grazie ad un amico vostro lettore.
Anna De Corti
Gentile Dottoressa
Oggi è un altro giorno!
Come ha commentato il mio caro amico M°Arrivabeni il mondo si divide in chi fa musica e chi ne parla.
Immeritatamente forse faccio parte della prima categoria.
Proseguo nel mio cammino con maggior impegno e mi propongo di convincerla a diventare una mia fan.
Rimane l’invito ad un incontro pubblico dove poter ascoltare la registrazione e dove potrò io dimostrarle di non aver commesso nefandezze musicali e lei di darmi esempio di vocalità pucciniana.
In questo modo non avrà solo polvere da poter mostrare.
Rimango pur sempre ferito nell’essere stato apostrofato come dozzinale.
Potevo non esserle piaciuto e ci stava.Fa parte dei miei rischi. Ma dozzinale è un commento che ad un artista non si deve mai fare!
Mi creda la saluto senza rancore e la invito comunque se non per una cena almeno per un the.
Sono certo che conoscendomi non potrà mai più dire di me che canto con approssimazione.
Cordialmente.domenico balzani.
Gentile maestro, devo dire che il suo commento mi fa in parte piacere. Lo dico con sincerità. Il confronto o come in questo caso lo scontro sono linfa vitale per il teatro. Comprendo la Sua contrarietà, come lei immaginerà che nel mio lavoro situazioni di questo tipo si verificano spesso.Tuttavia ad ognuno il suo. Voi fate i mobili, ma lasciateci almeno fare la polvere.
Da buongustaia, spiace declinare un invito a cena. Tuttavia lasciamo i duelli ed il lancio del guanto ad un altro repertorio. O forse sono venuta a recensire, senza accorgemene, Cavalleria Rusticana? Allora davvero, come chiosa un suo gentile estimatore, sarei una scema.
Gentile Dottoressa
Per usare un termine a Lei caro il suo articolo mi “perplime”.
Ho avuto modo di riascoltare la registrazione che il Teatro Verdi ha fatto della recita di cui ha scritto e non vi ho trovato per quello che mi riguarda cedimenti musicali.
Vede cara Signora chi le scrive ha alle spalle una carriera ventennale.Possiedo due Lauree, Un diploma di canto conseguito al Coservatorio di Verona, insegno a Vienna (Wiener Meisterkurse), Università di Gerusalemme, Conservatorio di Brescia.
Ho pubblicato saggi interpretativi ed ho avuto nelle mie intepretazioni del ruolo di Marcello sempre critiche ottime.
Conosco questo ruolo come le mie tasche così come tutta la partitura di Boheme.
Darmi del dozzinale mi ferisce profondamente.
Ogni volta che ho la fortuna di salire sul palcoscenico lo faccio con passione, mi preparo con solerzia e rigore.
Darmi del dozzinale mi offende!
Ogni artista può incappare in una serata storta!
Chi canta si espone e di conseguenza rischia.
Anche a me sono capitate serate storte.
Ripeto capita a chi esercita una professione.
Ma l’altra sera non è stato cosi!
Mi domando peraltro perchè ha tralasciato di riportare il bel applauso che mi ha tributato il pubblico di Trieste.
Grazie a Dio ripeto la serata è stata registrata!
La invito ad riascoltare la registrazione pubblicamente di fronte a spettatori, se si dovessero riscontrare miei errori musicali sono pronto ad offrirLe una cena nel ristorante scelto da Lei.
La invito pubblicamente a darmi esempio vocale cantando di fronte a spettatori insieme alcuni passi di Boheme.
In questo frangente Ella avrà modo di farmi esempio tecnico su come interpretare il capolavoro Pucciniano.
Nelle sue righe traspare una conoscenza tecnicovocale che sono curioso di sentire.
Mi dica anzi dica a coloro che leggono quando sarà possibile effettuare questo incontro pubblico.
Io sono pronto!
Cordialmente. Domenico Balzani