
Nato a Catania nel 1925, studiò composizione con Alfredo Sangiorgi e Goffredo Petrassi, frequentando poi i corsi di Darmstadt e diventando uno dei principali rappresentanti di quella generazione di compositori di cui facevano parte anche Berio, Maderna, Castiglioni, Donatoni. Con loro aveva condiviso alcuni percorsi dell’avanguardia negli anni ’50 e ’60, individuando tuttavia sin da subito una propria strada del tutto originale. Persona particolarmente riservata, ma ricca di umanità e generosità, stupiva per l’innocenza con cui guardava il mondo: uno sguardo che si riflette nella cifra stilistica della sua musica, in costante ricerca di una dimensione al di fuori del tempo, che superi la dialettica per mirare all’eternità e all’assoluto. Clementi parlava raramente. Quando lo faceva non era mai invano, ma solo per dire qualcosa di assolutamente essenziale. Come la sua musica: nella sua produzione, distillata attraverso più di 60 anni, non vi è mai nulla di superfluo, mai una nota che non abbia una chiarissima ragion d’essere. Appassionato conoscitore della storia della musica occidentale – anche, non a caso, dei compositori fiamminghi –, adorava Bach, Schubert, Schumann, Chopin, Brahms, autori che aveva approfondito sin nelle pieghe più recondite. La sua antica passione per la pittura informale – da giovane frequentava le botteghe di Perilli e Dorazio – lo ha portato a cercare una trasposizione musicale di alcune illusioni ottiche, in particolare quelle delle celebri litografie di Max Escher.
[twocol_one]Inoltre Clementi – espertissimo giocatore di scacchi – amava i meccanismi: gli orologi, i metronomi, i carillon. Nei meccanismi aveva trovato uno stimolo artistico, una particolare “umanità”, che ha in un certo senso trasferito nelle sue composizioni. Anch’esse sono basate su meccanismi quasi ad orologeria: si tratta spesso di canoni in cui ogni voce si muove come all’interno di ingranaggi complessi e soggetti a logiche ineluttabili. Questo avviene anche nel teatro musicale di Clementi e in particolare nell’opera in un atto Carillon (1991-92), in cui la trama narrativa viene inglobata in implacabili meccanismi compositivi. C’è chi ha trovato nella musica di Clementi un senso di fatale accettazione dell’ineluttabilità del destino, o addirittura chi vi ha scorto il disagio dell’individuo nella società moderna, dove è soggetto a processi di alienazione o estraniamento.[/twocol_one]
[twocol_one_last]Ma Clementi rifiutava ogni tipo di lettura descrittiva o filosofica della sua musica: basta leggere le sue note alle proprie composizioni, sempre molto concise e oggettive. I suoi brani sono quindi dei microcosmi autoreferenziali, eppure specchio di un mondo interiore vario e profondo, dove la bellezza, seppur mai esibita, brilla di luce propria: una luce che, come una pietra preziosa, si riflette in mille direzioni, sempre diversa eppure sempre uguale a se stessa. Nelle composizioni più recenti Clementi aveva radicalizzato il suo linguaggio, scrivendo quasi esclusivamente canoni. Essi diventavano per lui un esercizio spirituale di contemplazione filosofica, specchio di una coscienza ricchissima di spunti poetici: poesia espressa quasi “per sottrazione”, poiché nascosta all’interno dei fitti meccanismi contrappuntistici.[/twocol_one_last]
Per Clementi, del resto, già negli anni ‘70 la musica occidentale non poteva fare altro che raccontare la propria fine, cercando tuttavia una collocazione nell’eternità: “è stata mia convinzione per molti anni che la Musica e l’arte in generale debbano assumere il compito di descrivere la propria stessa fine, o in ogni caso la sua graduale estinzione. […] La fine deriva naturalmente dalla saturazione e dalla fatica, ma non è mai definitiva. Tramite una desolata familiarità noi improvvisamente precipitiamo nell’infinito e nell’eterno”.
Roberto Prosseda
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Bibliografia essenziale:
Mario Bortolotto: Fase Seconda (capitolo su Aldo Clementi), Einaudi (1967)
Renzo Cresti: Aldo Clementi, Suvini Zerboni (1990)
Gianluigi Mattietti: Geometrie di Musica – il periodo diatonico di Aldo Clementi (1996)
Discografia essenziale:
Clementi: Integrale della musica per flauto
CD MODE Records 224, 2009
Roberto Fabbriciani, flauto, Alvise Vidolin, regia del suono
Clementi: Integrale della musica per chitarra
CD MODE Records 182, 2007
Geoffrey Morris, chitarra
ELISION Ensemble, Carl Rosman, direttore
Clementi: “Fragments & Symmetries”, musiche per pianoforte
Kristine Scholz, Mats Persson, pianoforte
2 CD Content, SAK 4610-9, 2006
Clementi: “Punctum contra Punctum”, musiche per ensemble
CD Die Schachtel, DS12, 2005
Gruppo Musica Contemporanea di Firenze
Clementi: B.A.C.H., Studio sul Tocco, Variazioni, Blues 1 e 2, Invenzione 4
CD Velut Luna 112, 2003
Roberto Prosseda, pianoforte
Clementi: “Madrigale”, musiche per ensemble
CD hat[now]ART 123, 2000
Ives Ensemble
Clementi: “Capriccio”, musiche per orchestra
Orchestre RAI di Napoli, Milano, Torino
CD Agorà – BMG Ricordi CRMCD 1004, 1999
Clementi: Adagio, Berceuse, Impromptu, Scherzo, Triplum
CD Stradivarius STR 33336, 1993
Caput Ensemble
Clementi: ES
LP Italia ITL 70090, 1982
Orchestra RAI di Milano. Zoltán Peskó, direttore
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Tutta la musica di Aldo Clementi è pubblicata dalle Edizioni Suvini Zerboni.
pubblicato su Amadeus (Paragon s.r.l.), maggio 2011.
Un ringraziamento particolare a Roberto Prosseda