Sir Antonio Pappano ed il pianista Evgeny Kissin hanno aperto la nuova programmazione romana con pagine di Strauss, Rachmaninov, Musorgskij. In platea anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
di Daniela Gangale
INIZIO IN GRANDE STILE per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha inaugurato la stagione 2014-15 sabato scorso con un programma d’eccezione, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dalla signora Clio. Se il claim della stagione di quest’anno è “La musica fa bene”, questo primo appuntamento è stata una vera sferzata di energia per il pubblico dell’Auditorio, la cui emozione è stata palpabile lungo tutte le oltre due ore di concerto. I brani scelti (Una notte sul Monte Calvo di Musorgskij, il secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov e la monumentale Eine Alpensinfonie di Strauss) hanno messo in evidenza l’intero corpo ceciliano, orchestra e coro, compreso il coro di voci bianche, sotto la magistrale bacchetta del loro direttore stabile Antonio Pappano e con un solista d’eccezione, Evgeny Kissin: un concerto insomma “dimostrativo”, nel senso più nobile del termine, delle eccellenze che l’Accademia offrirà lungo tutta la stagione continuando il sodalizio col proprio pubblico, che Pappano ha ringraziato col consueto affettuoso entusiasmo all’inizio del concerto, per la «lealtà, fedeltà e fiducia» dimostrate negli anni.
E veniamo alla musica. Il Musorgskij iniziale è entrato da subito in medias res: sin dall’attacco una corrente di energia magnetica e diabolica ha pervaso la sala attraverso le note di questa composizione, che descrive una notte di sabba utilizzando grandi masse sonore in una scrittura intricata e complessa, che le compagini ceciliane hanno affrontato con grinta e sicurezza. Ottima la prova anche per il coro di voci bianche, che ha tenuto testa al coro degli adulti, affrontando le insidie ritmiche della partitura con sicura abilità; bel temperamento e buona presenza scenica per il solista, il basso bulgaro Deyan Vatchkov.
Il “Rach 2” – così viene affettuosamente chiamato dagli appassionati il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov – ha trovato da sempre a Santa Cecilia forti estimatori: nella lunga storia dell’Accademia il pubblico ha potuto godere di questa composizione molto amata grazie a grandi direttori e a tanti eccezionali solisti tra cui Rubinstein, Cziffra, Neuhaus e proprio un anno fa all’italiano Giuseppe Albanese. Anche qui l’attacco è rivelatore dell’idea che gli interpreti hanno dell’intero concerto e che può variare sensibilmente: Kissin, a nostro avviso, ha scelto come chiave un’ineluttabile dolcezza, stemperando la tragicità degli accordi iniziali, che via via si rafforzano fino a travolgere l’ascoltatore come un fiume in piena, trovandosi per altro in linea con l’idea di Pappano. È la prima volta che il direttore anglo-italiano lavora con il pianista russo, uno dei massimi interpreti della sua generazione, e come aveva dichiarato in conferenza stampa qualche giorno fa, Pappano era molto curioso di confrontarsi su questa partitura; l’incontro sembra proprio essere andato a buon fine: l’intesa tra pianista e direttore ci è sembrata profonda e proficua, sia nella scelta dei tempi che nel colore generale. Pappano ha cercato un suono struggente e intenso, lavorando sulle infinite sfumature della ricca tavolozza del compositore russo, regalando al pubblico un Rachmaninov sentito e incisivo, lontano dal sentimentalismo nel quale gli interpreti a volte fanno scivolare questa musica. Kissin ha puntato su una lettura poetica della partitura, espungendo i lati muscolari e atletici che pure ha affrontato con estrema padronanza e dominio, in favore di un lirismo senza eccessi, di una lettura intima e semplice. Il pubblico lo ha salutato con infiniti applausi, che sono valsi a strappare ben due bis.
La seconda parte del concerto è stata interamente occupata da Eine Alpensinfonie (“Sinfonia delle Alpi”) di Strauss. La scelta di questa composizione è stata dettata da motivazioni diverse: innanzi tutto il desiderio di fare un omaggio al grande musicista di cui nel 2014 ricorre il centocinquantenario della nascita e che fu ospite dell’accademia ben diciassette volte in veste di direttore tra il 1908 e il 1936 (due delle quali, nel 1924 e nel 1929, dirigendo proprio questa sinfonia); in secondo luogo il preciso desiderio di Pappano di esplorare questa importante partitura, che ricevette accoglienze contrastanti al suo esordio ma che resta una delle più significative opere di Strauss. Il messaggio su cui Pappano ha voluto focalizzare la propria lettura del testo è il senso di grandezza e di maestosità della Natura che coglie l’uomo durante l’ascesa in vetta, quel senso di fatica che è portato all’estremo ma anche quel sentimento di gioia infinita per aver superato i propri limiti, che è paura e sfida allo stesso tempo. Nei circa cinquanta minuti lungo i quali si svolge il poema sinfonico, il direttore ha evidenziato la narratività di questa composizione, dipanandone il filo del racconto in modo da tenere sempre desta l’attenzione degli ascoltatori. Grazie alla direzione chiara e coerente, all’accurata e riuscita scelta dei tempi, alla ricerca di un suono avvolgente e morbido ha condotto in vetta il pubblico, trascinandolo verso la conclusione del concerto con la stessa energia con cui lo aveva preso per mano in apertura.
Antonio Pappano – Evgeny Kissin | Inaugurazione Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia | 25 ottobre 2014, Roma, Auditorio, Sala Santa Cecilia, ore 18.00