
L’Oratorio inaugura la tredicesima edizione del Festival internazionale di musica e arte sacra. Tra le voci ottima la prova di Klaus Mertens
di Simone Ciolfi
CHE LA MUSICA DI HÄNDEL SIA UN GIOELLO che brilla da ogni parte lo si guardi, è stato confermato dall’esecuzione del Saul, oratorio inaugurale del XIII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra eseguito dai Kantorei Schlosskirche Weilburg e dalla Cappella Weilburgensis diretti da Doris Hagel nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. All’acustica della chiesa si è fatta subito l’abitudine, e il suo riverbero ha presto aggiunto una nuance inebriante allo splendore della partitura. Splendore è il termine giusto per questa musica, sempre luminosa anche quando tocca il mistero della morte e del dolore che l’accompagna, oppure i turbamenti di un Saul invidioso dei santi successi di Davide. Splendore favorito da una direzione che definisce con nettezza i contorni melodici e armonici dei pezzi, senza abbandoni che non siano quelli alla speranza.
Particolarmente emozionante la seconda parte del terzo atto, dove all’alternanza di riflessione e azione subentra un magico senso di attesa culminato nel coro finale, interpretato da una compagine di voci sempre a loro agio nei raffinati meccanismi dei cori händeliani, nei quali il contrappunto disegna lo scorrere di un ordine superiore ma anche tutta la comprensione divina per la difficile condizione terrena.

Con dovizia di pronuncia, luminosità sonora e calore interpretativo, le voci dei solisti hanno rappresentato i personaggi del racconto biblico ma hanno anche saputo incarnare le loro tipologie sovrapersonali, dimostrando di avere coscienza delle caratteristiche primarie della musica settecentesca, sempre a cavallo tra modello e sua personalizzazione, tra affetto inteso come topos emotivo e sua discesa nel contesto del dramma. Un elogio particolare va al basso Klaus Mertens e al suo potente e incisivo Saul.
Buona anche la scelta di eseguire i tre atti dell’oratorio senza pause e di evitare ogni applauso nello scorrere dell’esecuzione, una soluzione che sembra obbligare il pubblico alla non partecipazione, ma che di contro ha favorito il godimento di tutte le sfumature della partitura tramite la sequenza ininterrotta dei suoi numeri. Un scelta che ha favorito di sicuro anche l’immedesimazione degli ascoltatori nel contenuto sacro dell’oratorio, o meglio ha agevolato la sua catarsi espressiva, aggiuntasi alle finali dimostrazioni di soddisfazione.
Kantorei Schlosskirche | Weilburg Cappella Weilburgensis | Doris Hagel, direttore | Roma, mercoledì 22 ottobre